La fine della Lega nazionale

La fine della Lega nazionale

La fine della Lega nazionale. Matteo Salvini è un uomo che ha dei meriti. La storia glieli dovrà comunque riconoscere.

Poi, in tutta coscienza, ancora non riesco a capire perché abbia perso il contatto con la realtà. Dopo le elezioni europee ha iniziato a commettere una serie di errori incredibili.

Un leader senza una strategia

Forse stregato da quella enigmatica ebbrezza che colpisce alcuni giocatori di poker, quando vincono grosse somme.

In breve perdo tutto quello che avevano guadagnato .E spesso si giocano anche i loro beni fino a finire rovinati.

Ha fatto cadere il governo Conte. Dove era Lega a dettare la linea. Successivamente ha personalizzato la fallimentare scalata nelle regioni rosse.

È entrato nel governo Draghi per legittimarsi come responsabile. Peccato che abbia tentato di fare il populista ogni giorno.

Non si può porsi a capo dell’opposizione, se si sceglie il governo. Ha clamorosamente perduto la scommessa del Colle. Con una destra che poteva essere un leone, invece ha miagolato più flebilmente di un gattino.

Si è lanciato su dei referendum che è riuscito ad affossare. Grazie al peggior quorum della storia della Repubblica. Ha rinforzato la posizione di tutti quei magistrati che vogliono continuare a fare politica.

Ed ora il peccato più grave. Ha reso il suo partito complementare al Nord.

Il nord è il cuore della Lega

La Lega è nata come partito del Nord. Ha generato la sua forza dal dinamismo settentrionale. È stata la voce della parte industrializzata del paese. La voce di quell’operosità che ha reso l’Italia grande.

La Lega aveva spesso al nord giunte addirittura monocolore. Ad un certo punto è arrivata l’esigenza di una Lega nazionale. Una Lega che né il moderato Maroni, ne il padre Nobile Umberto Bossi avevano mai pensato di strutturare.

Il partito nazionale

Salvini in quel momento ha dimostrò di essere l’uomo giusto. Fu capace di rendere la Lega il primo partito italiano anche passando per il sud. Il Carroccio era diventata la forza trainante del centrodestra. Anche nelle regioni meridionali. Il suo leader un punto di riferimento per tutta la nazione.

Però Salvini non ha saputo strutturare una classe dirigente forte in loco.

I buoni amministratori, colonna portante della Lega Nord, non sono mai nati nella Lega che si era radicata al Sud. In Calabria, in Puglia, in Sicilia, Salvini non ha portato a governare uno Zaia o un Fedriga locale.

La Lega nazionale è già finita

la Lega sotto il Lazio in pratica non esiste più .

È stata supportata da qualche debole sigla. Senza neanche schierare il proprio nome. Con risultati elettorali molto lontani dalle due cifre.

Come si è allontanato il consenso verso il leader, si sono allontanati i voti. Senza una struttura capillare guidata da uomini capaci, è impossibile radicarsi nei territori.

La creatura più importante di Matteo Salvini, la Lega Nazionale è evaporata insieme alla sua popolarità.

Il gioco vale la candela

Probabilmente ora molti leghisti storici si fanno una domanda. Si chiedono se il partito regionalizzato di massa non fosse più conveniente. Se le basse percentuali irrisorie del Sud, valgano l’emorragia al Nord. Se non convenga archiviare il segretario e con esso l’esperienza nazionale. Tornando un partito del territorio. Un partito radicato in un territorio.

La Lega territoriale è sempre stata una componente fondamentale del centrodestra. Potrebbe forse tornare a funzionare bene. potrebbe anche essere propedeutica ad una vittoria ancora più netta in vista delle prossime politiche.

Un rischio per il paese

C’è però anche chi vorrebbe una Lega sindacato del territorio.

Non dico una Lega come la voleva Massimo D’Alema. Costola della sinistra.

Ma un movimento che, magari con una legge elettorale proporzionale, possa essere sempre capace di entrare in coalizione.

Possa ossia, nell’interesse del settentrione sedere, ad un governo di larghe intese.

Difficile pensarlo con schieramenti precostituiti. Ma con una legge proporzionale, che partorisce governi figli di accordi successivi alle elezioni, tutto cambia.

Certo sono pienamente convinto che l’elettorato leghista, in buona parte conservatore, non gradirebbe tale progetto.

Sono convinto che imbriglierebbe ancora di più la volontà degli elettori. Costringendoci a governi di compromesso . E non a governi scelti dai cittadini.

Però sono altrettanto convinto che a molti amministratori rimanere nelle stanze di bottoni convenga.

Speriamo prevalga coerenza e buon senso

La Lega resti nel centro-destra. L’interesse dell’Italia è che non si possa fare una legge elettorale di tipo proporzionale. Non mi escluderebbe solo il partito di Giorgia Meloni.Restio alle larghe intese.

Terrebbe fuori la volontà degli italiani dai palazzi del governo.

 

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