La fiamma e la falce e il martello

La fiamma e la falce e il martello. Il Partito Comunista Italiano non è mai andato al governo del paese. Neppure ovviamente il MSI. Un ex comunista,  Massimo D’Alema, è andato a Palazzo Chigi ,quasi un quarto di secolo prima di un ex missino.

La storia curiosa

Era in parte prevedibile. Il PC aveva oltre tre volte i voti del MSI. Però, la falce ed il martello, D’Alema li ha dovuti rimuovere dal simbolo, anche del PDS, prima di diventare Presidente del Consiglio. Sostituendoli ai piedi della Quercia con una rosa .

Sarà ironia, ma gli italiani non hanno mai mandato con le elezioni al governo, in qualità di presidente del consiglio, uno che si presentava con la falce ed il martello. Neanche nell’epoca del maggioritario.

Il voto popolare

Invece Giorgia Meloni, mantiene un elemento identitario  importante. Gli italiani hanno mandato il primo presidente del consiglio post missino, con tanto di fiamma al governo. E votato da loro.

Ovviamente c’è un profondo percorso di rivoluzione, in Giorgia Meloni. Non a caso è la leader dei conservatori europei. Però rimane il fatto che l’evoluzione storica della fiamma è stata accettata come perfettamente democratica. Mentre il comunismo ha dovuto cambiare simbolo.

Ma questo ha una ragione molto più profonda di quello che si crede.

Il Movimento Sociale Italiano

Il MSI, piaccia o meno, è stato un partito pienamente inserito nel gioco democratico della prima Repubblica. Vittima di una  conventio ad excludendum, accettata da tutto l’arco costituzionale. Ma comunque facente parte delle istituzioni democratiche.

C’è ancora di più da dire, la collocazione Atlantica dell’Italia, il MSI non l’ha mai messa in discussione. Anzi, è stato addirittura un partito tra i più leali sostenitori di tale collocazione.

Il Partito Comunista Italiano

Il partito che invece rappresentava la volontà di portare il nostro paese verso un blocco antidemocratico, era proprio il PCI. Il PC era un partito satellite di Mosca. E non regge neanche il discorso secondo il quale vi fossero larghe e fasce di dissenso al suo interno.

La famosa questione degli euromissili, quando si lottò contro l’installazione di missili addirittura difensivi dalla parte dei comunisti italiani, dimostra la subalternità a Mosca.

Un interessante scritto di Massimo D’Alema, Ultima volta a Mosca; descrive la presenza dell’autore e di Enrico Berlinguer, in qualità di rappresentanti del PCI ai funerali di stato del leader sovietico Andropov. Con precedenza protocollare addirittura rispetto a Sandro Pertini, al tempo Capo dello Stato. In quanto rappresentanti di un partito, che si proponeva di aderire al modello difeso dal Patto di Varsavia.

Chi difendeva la democrazia?

Chi oggi dà il patentino di democratico, o non, avrebbe ben pochi titoli per farlo. Si è rifatto una verginità, rinnegando il proprio passato tout court. Già poiché, il comunismo, non aveva nulla a che fare con la democrazia.

Ovviamente il PCI era un partito inserito nel sistema democratico. Ma la democrazia era vista come un mezzo. Ciò che si proponevano i comunisti, era di instaurare una Repubblica Popolare sul modello di quelle esistenti nell’est Europa.

La guerra mondiale

Venendo identificato come il partito dei reduci di Salò, il MSI era additato come antidemocratico a prescindere. Ma il percorso della Destra Nazionale, iniziato già nei primi anni settanta da Giorgio Almirante, era tutto teso a rendere la destra missina, democratica e liberale.

È stata una lunga marcia.  A Fiuggi, nei primi anni 90, la destra italiana ha fatto i conti con il passato. Ha scelto la democrazia. Ha scelto un sistema liberale. Senza tanti equivoci.

Il Partito Comunista, si accreditava come democratico, semplicemente perché tra i vincitori della guerra. Ma non si possono mettere sullo stesso piano morale Roosevelt e Churchill con Stalin. I primi due hanno salvato il mondo,  per e nella democrazia. Il secondo era un dittatore alla stregua di chi aveva sconfitto.L’alleanza tra democrazia e comunismo, fu una necessità, solo per fermare Hitler.

Ma paesi come l’Inghilterra, o gli Stati Uniti non avevano in comune, con quello che giustamente Ronald Reagan definì l’impero del male.

Dunque la sinistra non fece lo stesso percorso di revisione della destra. Si considerava dalla parte giusta.

Il muro era un confine morale

Il muro di Berlino era un confine non solo fisico, ma morale. Non separava soltanto il mondo libero dalla dittatura comunista, ma separava le coscienze degli uomini. Chi si auspicava di far cadere un paese democratico sotto l’influenza delle dittature dell’est, era peggiore dei dittatori stessi.

Ecco perché c’è stata la necessità di rinnegare quei simboli. Ecco perché la storia del PCI viene descritta in maniera agiografica, come quella di un partito perennemente dissenziente con Mosca.

Indubbiamente i comunisti italiani ebbero degli attriti con i russi, ma non rinnegarono mai quel modello. Se i sovietici avessero prevalso, loro sarebbero stati i pretoriani di Mosca nel nostro paese.

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