La favola del Corazziere Nero e i razzisti

Nel Giorno della Memoria al Quirinale ad accogliere il governo ed il ministro Salvini vi era anche un Corazziere di colore. Il clamore sollevato da alcuni giornalisti risulta insopportabile e strumentale.

I giornali radical chic Italiani, tra cui la capofila La Repubblica, sono andati in brodo di giuggiole nel constatare che nel corpo delle Guardie Presidenziali presta servizio un ragazzo di colore, N.T., originario del Brasile, adottato da una famiglia siciliana, cattolico e da sempre affascinato dall’ Arma.
In perfetto repubblichese si sono evocati “schiaffi” del Colle al “razzismo” del Ministro degli Interni, messaggi reconditi, parlare a nuora perché suocera intenda.
I giornalisti allineati ne hanno fatto un caso, ipotizzando, loro sì complottisti da scie chimiche, un’ingerenza del Capo dello Stato nei turni di servizio al Colle; da affetti dalla sindrome di Balotelli, del tutto digiuni della logica che è sottesa alle programmazioni di guardia ed agli smontanti che ne conseguono in seno alla logica militare.
Mentre il Presidente Mattarella ricordava la tragedia della Shoah e Salvini ribadiva la sua visione sull’immigrazione, sottolineando la sua simpatia agli immigrati che vengono a lavorare e rispettano le regole del Paese che li accoglie, lui, il Corazziere, dai quasi suoi due metri di altezza, prestava il suo silente servizio di Carabiniere.
Perché quello è, con buona pace di chi vede in lui solo un nero, magari troppo cattolico e non africano per essere perfetto per i loro contorti processi mentali.
I giornalisti illuminati ed allineati non ne sottolineano le aspirazioni di ragazzo cresciuto in Sicilia, le difficoltà di vincere il concorso per entrare nell’Arma, il percorso che affronta un Carabiniere, i valori, le tradizioni, il peso che gli Alamari hanno sull’uniforme dopo la cerimonia della loro consegna, cosa significano, quanti hanno sacrificato la loro vita per rispettarne il significato di servizio alla Patria. La Fiamma che campeggia sul suo copricapo, che un tempo aveva le lettere di Vittorio Emanuele nella bomba ed oggi la R e la I della Repubblica Italiana. La maestosità dell’ Uniforme di foggia napoleonica che si è guadagnato.
No, loro, i Giusti, disconoscono il sacrificio dei Militari, vedono solo il colore della pelle, costruiscono tesi complottiste inesistenti e le piegano alla loro distorta visione della realtà.
Ma si sa, Loro, hanno ragione anche quando hanno torto, tutto conoscono e divinamente propongono.
Sarebbe interessante, ed imbarazzante per la pletora di radical chic da salotto, sapere cosa pensa lui, il Corazziere, dell’immigrazione selvaggia ed incontrollata, che danneggia in primis lui, di individui appena arrivati che hanno più diritti di lui, pur non facendo nulla, di lui che invece quello che ha se lo è guadagnato, e non perché “è alto”; cosa farebbe, qualora dovesse fronteggiare manifestazioni di intolleranza di anarchici insurrezionalisti e rivoluzionari da centri sociali, se chiamato in assetto antisommossa a prestare servizio di Ordine pubblico.
Ve lo dico io, dietro il suo scudo trasparente, con i suoi Colleghi, farebbe il suo dovere da Carabiniere, fronteggerebbe le intemperanze violente al pari di tanti servitori dello Stato che si beccano di fascisti e schiavi del potere ogni settimana. Perché questo ha scelto di fare, e le illazioni di questi giorni lo offendono, al pari degli insulti che probabilmente gli rivolgerebbero da traditore della sua razza. Dalla bocca dei veri razzisti.
Cosa ne sanno i soloni, che si gonfiano il petto in considerazioni fuori luogo, dell’addestramento e della formazione di un militare dell’Arma? Dei loro stipendi e dotazione inadeguate, delle lotte per avere anche solo le risme di carta ed i toner sufficienti per le azioni di ogni giorno? Pensano che basti essere alti per entrare nella ristretta cerchia delle Guardie Presidenziali? Pensano che rimanere immobili e solenni, orgogliosi e fieri, nella loro corazza ed elmo crinato ed alta uniforme sia semplice? Loro non resisterebbero un minuto.

Ricordo una cerimonia in quel di Taranto, sotto un sole cocente e più di quaranta gradi, un Collega del nostro ragazzo che, pur sudando ed oscillando, è rimasto immobile per più di due ore, pur sollecitato al cambio da un suo collega. Era accanto a me, visto con i miei occhi. E in altra occasione, un 4 novembre sull’Altare della Patria di un anno fa, sotto una pioggia insistente, la stessa fierezza ed immobile solennità.

Questo è essere Corazziere, altro che colore della pelle.
Ad oggi vi sono in Italia agenti di Polizia, Soldati ed Ufficiali dell’Esercito , Piloti militari di colore, che prestano onorevole servizio nelle Forze Armate Italiane, e solo il pregiudizio antepone la loro appartenenza etnica alle loro origini ed effettivo valore.   

Le persone non sono giudicate dalla quantità di melanina della loro epidermide, o la natura dell’apparato riproduttivo, ma da quello che dimostrano; non per Repubblica ed i loro adepti, evidentemente, dove un razzismo latente tace del percorso che tanti ragazzi e ragazze affrontano per ottenere i loro sogni, ponendo l’accento solo sulle loro caratteristiche fisiche, etniche o razziali.
E da tali si permettono di giudicarlo, ne fanno un caso che non esiste, per i loro interessi biechi ed inopportuni, calpestando il loro essere uomini e donne, per attaccare i loro nemici immaginari. Pronti peraltro ad abbandonarlo se non agisse nel modo a loro più strumentale.
Dove gli intellettualoidi allineati vedono un ragazzo di colore, io vedo un Carabiniere, un Corazziere, e poco mi cale del colore della sua pelle.   

Ma si sa, questa è l’essenza del razzismo.

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