LA DESTRA LA RIFORMA DELL’EUROPA

LA DESTRA LA RIFORMA DELL’EUROPA

Alternative Fur Deuschtland vola in Sassonia-Anhlat, il Land dell’ex DDR dove si è recentemente svolta la consultazione elettorale regionale.

Il 39% ottenuto ai seggi segna praticamente il raddoppio del partito di destra tedesca nel Land nel giro di pochi anni e conferma un trend molto positivo, in generale, per il partito giudato da Alice Weidel

In queste elezioni regionali sassoni, infatti la CDU (i cristiano democratici) vede il proprio consenso scivolare indietro di 10 punti rispetto al passato (da 37% a 27%), la SPD arrestarsi al solo 7%; e, in generale tutti i partiti di sinistra fanno registrare un’importante flessione. Solo la Linke – partito di estrema sinistra – cresce ma di soli tre punti percentuali rispetto alle ultime consultazioni.

Un quadro frastagliato che però regala un dato inoppugnabile: nemmeno una coalizione di tutti i partiti di centro e/o sinistra potrebbe, ad oggi, arginare nel Land l’AFD

Un dato sicuramente su cui riflettere sia nella prospettiva regionale e federale, sia anche in rapporto alla politica dell’Unione Europea con la quale il partito di Weidel ha polemizzato e polemizza continuamente traendone un evidente vantaggio in termini di consenso.
Qualcosa sta cambiando in Germania.

L’inossidabile alleanza – peraltro, innaturale – tra CDU e SPD – che per anni e anni sotto la rigida egida di Angela Merkel ha garantito stabilità al sistema tedesco (a che prezzo però!!!) si è definitivamente incrinata.

Non solo come progetto politico, ma anche come alleanza elettorale finalizzata a tenere a freno le tendenze estremiste (o supposte tali).

Quindi, che cosa ci dice questo dato di una elezione seppur regionale, molto importante?

Intanto ci troviamo in un Land della DDR, in cui storicamente AFD è molto forte, come anche le ultime elezioni federali hanno dimostrato. Se questo, da un lato, aiuta a spiegare il forte radicamento e la crescita del partito, certamente non si può pensare che l’effetto di questa crescita abbia solo effetti locali.

Lo stesso squilibrio che, appunto, si è finora registrato nel consenso all’estrema destra, tra DDR ed ex Germania Ovest, potrebbe essere già un dato vetusto, prova ne sia il fatto che a ogni elezione il terrore dell’establishment circa il rischio di vittoria di AFD determina una sorta di cordone di sicurezza che se anche vince la competizione certamente non riesce a garantire un Governo coeso

E d’altra parte, finchè tutto filava liscio per i tedeschi, questo rischio era tutto sommato limitato. Ma adesso che le cose in Gemrania non vanno più come prima, lo spettro del cambaimento radicale certamente si configura molto più concreto.

Il partito della Weidel si pone teoricamente come anti-sistema di destra e capitalizza uno scontento che, come si diceva, in Germania inizia a farsi sentire in modo preoccupante.

L’economia tedesca, motore dell’Europa, da un po’ di tempo sta tirando il freno, le tensioni derivanti dai conflitti internazionali si fanno sentire e la politica del Governo Merz soddisfa meno della metà dei tedeschi.

Insomma, un quadro complesso nel quale si intravedono i primi segnali di quella che di qui a breve potrebbe essere un radicale rivolgimento degli equilibri

Ll’ipotesi che i leader di AFD ventilano ormai con un certo ottimismo, cioè quella di “colorare la Germania di blu” potrebbe, nel giro di un paio di anni o tre, non essere così peregrina.

Come si diceva, non è solo il successo di AFD a determinare negli ambienti delle cosidette elites svariati grattacapi

È indubbio che in tutta Europa stia spirando un vesto di destra, più a destra dei conservatori, che impone una riflessione a tutto tondo su che cosa è diventata (o forse è sempre stata?) l’Unione Europea. E quali siano le ricette per cambiare rotta radicalmente.

Una riflessione che sia tuttavia scevra da pregiudizi ideologici contro queste forze politiche percepite come di estrema destra ma che ne metta in rilievo criticità e opportunità

Il populismo – e in Italia lo sappiamo bene – non regge la prova della realtà. Governare una Nazione è una cosa seria. Non è qualcosa che si possa fare a suon di slogan effimeri.

Il governo Giallo-Verde nato nel 2018 ha resistito solo un anno e mezzo. e gli sciagurati provvedimenti da questo adottati – per prevalente responsabilità del Movimento 5 Stelle – hanno devastato le casse dello Stato. Alla propaganda tanto seducente quanto velleitaria, non ha corrisposto un miglioramento reale del Paese se non con riferimento a qualche specifico tema.

Questo esempio sia di monito a chi ambisce a governare l’Europa da destra.

Tuttavia l’attuale crisi europea dimostra altrettanto chiaramente che il sistema non si riforma dall’interno. Le forze che hanno governato sin qui gli organi apicali dell’UE hanno esaurito la propria spinta propulsiva (per usare una terminologia cara alla sinistra) e si stanno dimostrando incapaci di riformare se stesse, di inseguire una visione e di articolarla in un progetto politico di spessore.

L’epopea di Macron ne è la dimostrazione più evidente, ma questo vale anche per altri leader europei vittime della propria incapacità di innovare una visione ancorandola alla realtà

Potremmo citare Sanchez in Spagna tanto per offrire un altro fulgido esempio – assieme al leader francese – di come la protervia e l’arroganza danneggi la stessa causa che intendono perorare.
Di contro, gli indubitabili successi dei tedeschi di AFD, dei sovranisti polacchi, la forza del Rassembrment National in Francia, l’azione del Governo italiano – che, pur non appartenendo (almeno per 2/3) all’ala sovranista indubbiamente si colloca in modo assai critico rispetto alle politiche europee degli ultimi anni – rappresentano una opportunità da non sottovalutare per quanti continuano a sperare in un’Europa molto diversa da quella attuale: un’Europa dei popoli e non delle Cancellerie.

C’è bisogno di un deciso cambio di passo perchè oramai è evidente a tutti che questo tipo di impalcatura europea non regge più le prove di una politica che richiede altro

Un’UE lacerata persino all’interno della stessa maggioranza che sorregge Ursula Von der Leyen, il difficile rapporto con gli USA di Trump, l’incapacità di incidere sulle guerre (almeno le due principali) che lacerano questo periodo restituisce l’immagine di un continente allo sbaraglio.

Questa condizione, si diceva, rappresenta una irripetibile occasione per le destre europee di “dare l’assalto alla diligenza”, ma la vera sfida è come queste potranno – se sarà così – sterzare in modo serio, concreto, pragmatico e senza fanatici nostalgismi che non hanno alcuna ragione di esistere.

Mantenersi patriottici senza divenire estremisti è quindi il vero banco di prova per queste forze che, prima o poi, si dovranno confrontare con il peso della vittoria e la responsabilità di governare

Da questo punto di vista, AFD rispetto ad altri e nonostante le accuse degli avversari, parrebbe meglio attrezzata. Sia dal punto di vista economico, dove il richiamo è alla tradizione liberal-liberista e non a quella di un nazionalismo socialista che ha fatto il suo tempo.

Sia, ad esempio, sul piano della gestione della sfida dell’immigrazione incontrollata e a difesa dell’identità e dei valori europei rispetto a un possibile “scontro di civilità” che pare sempre più probabile

Ma se davvero vogliamo inaugurare una nuova via, la strada è ancora molta da fare. Servono certo i numeri, ma serve un approccio concreto ai problemi. Ricette sicuramente di impatto, ma non velate di quegli estremismi di cui la destra europea certo non ha bisogno.

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