La Boschi lancia anatemi su Facebook, ma farebbe meglio a stare zitta

Le “consulenze“, si sa, sono uno dei metodi storicamente preferiti per dare lavoro ad amici e parenti. Il Giglio magico renziano, in questi ultimi anni, non ha certo voluto andare contro la storia, anzi.

Abbiamo appena finito di vedere l’ennesimo video in cui l’ex Ministro Maria Elena Boschi si innalza a castigamatti contro il padre di Luigi Di Maio, che un’altra tegola piove sulla sua famiglia, quasi a punizione divina per tanta sfrontatezza. Ma ormai siamo quasi rassegnati, i panni, dopo esser stati smacchiati alla meno peggio, si stendono su Facebookin cerca di consensi. E’ il nuovo guanto di sfida, come se noi fossimo così smemorati da cancellare, confusi da quei begli occhioni verdi, tutta la compagine di professionisti legati a Matteo Renzi, accontentati con incarichi e consulenze: fratelli, assessori, amministratori di partecipate pubbliche, società con parenti dentro e amici ai vertici delle partecipate.

Ma, dicevamo, la provvidenza non fa sconti, e semmai qualcuno avesse la memoria corta, ecco l’Espresso che annuncia, inaspettatamente a dire il vero, l’ultima inchiesta bomba sul Giglio magico.

Viene così fuori che una delle più grandi aziende di costruzioni d’Italia, “Condotte per l’acqua S.p.A.“, ad un passo dal fallimento  – i dipendenti non prendono più neppure lo stipendio – firma contratti di consulenza, con due personaggi del Giglio magico: il fratello di Maria Elena Boschi, Emanuele, e Alberto Bianchi, l’avvocato per anni alla guida di Open, “cassaforte” dell’ex Premier.

Dopo un’accurata indagine, i giornalisti scoprono che i membri del collegio sindacale della partecipata di Condotte, firmataria del contratto, non sono convinti della decisione «dei vertici aziendali» di conferire a Boschi l’incarico per una consulenza legale.  Chiedono, pertanto, al CdA di selezionare l’esperto «tra una rosa» più ampia «di possibili candidati», anche allo scopo di risparmiare: ma niente, l’incarico va a Emanuele Boschi. Nel contratto, pubblicato dal settimanale, viene mostrato il compenso finale, ben 150 mila euro (a cui aggiungere l’Iva, cassa di previdenza e spese varie). Nel contratto si legge anche che «gli importi fatturati» da Boschi, «saranno da pagarsi “a vista fattura”».

Cara Maria Elena, lo vede perché a volte è meglio tenere un profilo basso, piuttosto che gioire delle inchieste che riguardano gli avversari politici? I Di Maio, in confronto a voi, sono degli asceti. Oppure le risulta che anche ai parenti di Di Maio fossero “offerte” consulenze da pagare “vista fattura”?

 

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