Klimt: ritrovato il “Ritratto di Signora”, secondo quadro più ricercato al mondo

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Klimt: ritrovato il “Ritratto di Signora”, secondo quadro più ricercato al mondo.

È un Klimt o non è un Klimt?

Un sacco dell’immondizia conteneva il secondo quadro più ricercato al mondo. Il celebre “Ritratto di Signora”, realizzato dal pittore austriaco Gustav Klimt, è stato trovato ieri sul retro della Galleria Ricci Oddi di Piacenza, nascosto in un’intercapedine del muro esterno. Il quadro era stato rubato 22 anni prima all’interno dello stesso museo.

A scoprire il dipinto sono stati alcuni operai impegnati nel togliere l’edera che aveva coperto la facciata di uno degli edifici. Mohammed Aberjhaz, un operaio, ha raccontato di essere stato chiamato dalla collega che, togliendo l’edera, aveva scoperto l’intercapedine: “Abbiamo aperto il sacco nero e visto il quadro. Sembrava in buone condizioni”.

Perché è un quadro così importante.

Il capolavoro, un olio su tela di 60×55 cm, fa parte di un gruppo di ritratti femminili dipinti da Klimt negli ultimi anni di attività (tra il 1916 e il 1918), alcuni dei quali rimasti incompiuti. Ma il quadro piacentino aveva assunto uno straordinario valore storico nel 1996, poco prima del furto, quando una studentessa pavese, Claudia Maga, aveva scoperto sotto al dipinto un altro Ritratto di signora, ma con cappello, realizzato da Klimt nel 1910, esposto a Dresda nel 1912, pubblicato nel 1927 e da allora dato per disperso.

Gli esperti avevano confermato, dopo diversi esami, questo singolare pentimento del maestro austriaco che aveva di fatto dipinto sopra un proprio quadro, ritoccando la “Signora”.

Le ipotesi sul furto.

Una delle ipotesi che si è fatta nelle scorse ore è che il quadro sia stato nascosto in quell’intercapedine dagli stessi ladri che l’avevano trafugato. I ladri potrebbero averlo abbandonato lì con il proposito di recuperarlo in un secondo momento, senza tuttavia riuscirci. Un’altra ipotesi è che il Klimt sia stato lasciato in quell’intercapedine in tempi molto più recenti da qualcuno che voleva restituirlo al museo. Le condizioni del dipinto sono sembrate buone. Per stabilirne l’autenticità tuttavia serviranno dei riscontri.

Si indaga per ricettazione.

Il sostituto procuratore Ornella Chicca coordina tutta l’indagine, e ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato per ricettazione. Al momento a carico di ignoti. Sono certamente tanti gli interrogativi a cui bisognerà dare una risposta.

Un pool di esperti al lavoro-

Che si tratti veramente del “Ritratto di Signora” lo dovranno stabilire da un lato le analisi tecniche scientifiche sulla tela, ma anche e soprattutto esperti d’arte. Del caso si interesseranno quindi, già nelle prossime ore, anche esperti del ministero dei Beni Culturali che effettueranno le perizie sulla tela ritrovata casualmente nel giardino della Ricci Oddi. Il valore dell’opera, se autentica, è considerato inestimabile.

Analisi sulla tela.

Come prima cosa la tela ritrovata dai giardinieri all’interno della scaffa sarà passata al microscopio e non solo. Complesse analisi di laboratorio ne certificheranno l’età, che ci si augura sia compatibile con la datazione del quadro originale che risale al 1916-17. Il lavoro dei tecnici sarà supportato ovviamente dai massimi esperti d’arte grazie all’interessamento del Ministero dei Beni Culturali che disporrà una serie di perizie.

Il luogo del ritrovamento.

Gli inquirenti nelle prossime ore focalizzeranno la loro attenzione anche sul luogo del ritrovamento. Verranno analizzati vari parametri (dimensioni, luce, umidità, etc) all’interno della scaffa dove era nascosto il quadro che è apparso molto ben conservato. Un lavoro che servirà a capire se la sua presunta permanenza per 22 anni all’interno di quel “buco nel muro” sia compatibile con le condizioni in cui è stato trovato, oppure se – al contrario – sia più plausibile che vi sia stato posto in un secondo momento.

Fonte: ilpiacenza

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il sacco dell’immondizia

L’attenzione degli esperti riguarderà anche il sacco nero dell’immondizia dentro cui era avvolto il quadro trovato dai giardinieri, che pare riporti ancora la scritta “Tesa” (la ex municipalizzata piacentina, poi diventata Enìa e successivamente l’attuale Iren): un elemento altrettanto importante per ricostruire l’esatta dinamica temporale di tutta la vicenda.

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