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Home Esteri

Io lo confesso. Non ho guardato alcun video del 7 Ottobre

di Kishore Bombaci
7 Ottobre 2025
In Esteri
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Israele solo contro il terrorismo?
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Io lo confesso. Non ho guardato alcun video del 7 Ottobre. Anche alcune foto mi danno molta noia. Non riesco. È più forte di me.
Non riesco a confrontarmi con un dolore così grande rivivendone immagini e suoni.
No. Non sono coraggioso da questo punto di vista . Non riesco a guardare il dramma di quel giorno. Rimane un tabù. La tragedia sussurra agli orecchi e rimane squarciante nel proprio “non visto” o “non udito”.
Non ne ho bisogno. Semplicemente non mi serve. Perché lo strazio di quel giorno vive ancora in piccoli frammenti di memoria. Nelle emozioni di quando provo a immaginare ciò che devono aver provato ignari innocenti di fronte al più terribile progrom dai tempi del nazionalsocialismo.
Emozioni che diventano prorompenti, a stento trattenute, quando mi capita di sentire le testimonianze e la mente vola a immaginare l’orrore rimanendone attonita.
E allora, quel giorno rimane confinato in un angolo di memoria sempre vivo, che piano piano è divenuto carburante per ogni lotta contro la mistificazione contro la falsificazione contro l’ottusa ipocrisia di chi colpevolmente ha dimenticato quel giorno. Mentre anche oggi c’è chi lo festeggia nella sordità colpevole della folla, Il 7 Ottobre rimane spinta necessaria per cercare di compiere atti di verità e denuncia di un clima culturale che sta sdoganando oltre che l’antisemitismo anche la violenza come arma politica.
Rimane, tuttavia, la ferma convinzione di stare dalla parte giusta della storia. Non potrebbe essere diversamente sol che si guardi gli occhi spaventati dei fratellini Bibas. Il pensiero corre a agli innocenti trucidati o rapiti senza alcun motivo apparente. Mentre il mondo guarda a coloro che quel giorno festeggiavano mangiando dolcetti e gioivano al passaggio rombante di moto cariche di cadaveri vivi o morti, io non dimentico!
Non guardo le immagini, non vedo i filmati ma non dimentico. Non dimentico le sensazioni provate a kilometri e kilometri di distanza eppure così vicine, intime e strazianti.
Il 7 Ottobre non si dimentica, anzi, rinnova il suo dolore a ogni post o comunicato stampa o iniziativa per difendere gli ebrei nel loro diritto di esistere e di vivere in pace, in Israele come altrove. Ma quel dolore può diventare qualcosa di buono, può generare determinazione a portare avanti una battaglia che oggi si scopre persino pericolosa. Ma che al tempo stesso funge da imperativo categorico. È un “devi perché devi” che impone una marcia di verità anche quando le energie sembrano mancare.
È uno spartiacque. C’è un prima e c’è un dopo. Ma per quanto paradossale sia, il 7 ottobre è anche l’argine all’odio che pure ogni tanto trabocca innanzi a squallidi sciacallaggi di persone da nulla che pontificano dall’alto del loro pulpito di falsità, ottusità, ignoranza.
Il ricordo di quelle vite innocenti spezzate richiama un ideale più alto, che l’odio non può cancellare né ottenebrare.
Il 7 Ottobre ci chiama a qualcosa di più che odiare. Ci chiama a combattere per dei valori che non possono essere conculcati con la violenza. Ci chiamano a ristabilire la civiltà della vita contro quella della morte.
È qualcosa che va persino oltre gli ebrei per riguardare l’umanità tutta nella sua intimità. Combattere tutto ciò che si frappne fra quel giorno e la coscienza è una missione spirituale che indica chiaramente quale è la via da perseguire.
È monito a non arrendersi mai, costi quel che costi.
Non dimentichiamo il 7 Ottobre, non dimentichiamo noi stessi

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Tags: IN EVIDENZAISRAELE
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