Incendi di Centocelle: sfuma la pista politica

Una veduta esterna della caffetteria-libreria ''La pecora elettrica'', data per la seconda volta alle fiamme, nel quartiere Centocelle, Roma, 6 novembre 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

E con buona pace dei vari Boldrini, Gino Strada, Toscani e tutti gli altri intellighenti della sinistra unita, anche stavolta il pericolo fascista si è sciolto come una manciata di neve il 15 di agosto.

La cronaca riporta che venerdì scorso era stato dato alle fiamme il Bakara Bistrot, frequentato da intellettuali senza fissa occupazione. Il fatto che questo incendio fosse avvenuto subito dopo che aveva preso fuoco anche la Pecora Elettrica, caffè letterario antifascista, aveva subito scatenato il vespaio di “all’armi siam fascisti”: il pericolo nero era dietro l’angolo.

Oggi però, mannaggia, si scopre che il principale indiziato è un tunisino senza fissa dimora di 45 anni. Peraltro non nuovo a queste manovre sovraniste.

Quindi gli inquirenti hanno abbandonato immediatamente la pista politica, per concentrarsi sulla malavita organizzata finalizzata allo spaccio di sostanze come crack e eroina.

Un po’, per i compagnucci, mi dispiace: altra sana occasione per stare zitti gettata alle ortiche.

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