Il terzo Polo non è terzo, è sinistra

Il terzo Polo non è terzo, è sinistra. Che Fratoianni apra ad un campo largo, è più che normale. Visto che il cosiddetto centro,quello che dovrebbe rappresentare la terza via,non è altro che un tentativo di prendere voti moderati per portarli in dote alla sinistra.

Calenda al sodo

Lo ha dimostrato sempre Carlo Calenda con le proprie azioni.Andando a fare un accordo con il PD, quando si era dichiarato antitetico ad esso. Rimangiandosi tale accordo, ma non chiudendo mai la porta di un intesa.

E lo dimostrano ogni giorno i discorsi dei signori del terzo polo, che invece di comportarsi da centro puro si mettono il marchio di centro-sinistra.

Il centro dovrebbe essere terzo

Ipoteticamente il centro dovrebbe essere scevro da pregiudizi verso gli altri schieramenti. Questo se non si produce una maggioranza rappresenta anche un vantaggio non di poco conto.

Magari una democrazia seria imporrebbe di andare da chi ha preso più voti alle elezioni, a proporgli una maggioranza. Invece paradossalmente Calenda sembra auspicare, come una benedizione, la mancanza di pochi numeri per governare al centro destra, non per andarci a parlare da moderato privo di pregiudizi, ma per creare una larga con una larga coalizione con il Partito Democratico. Altro schiaffo in faccia alla volontà del popolo italiano.

La chimera Draghi

Per una volta mi tocca dare ragione a Enrico Letta, quando dice che Draghi è una chimera. Ovviamente Mario Draghi  non vuole l’incarico di Presidente del Consiglio, in questa fase, altrimenti poteva benissimo riuscire a mantenerlo.Men che meno lo vuole con una maggioranza che include anche Fratoianni.

Una maggioranza che si potrebbe contraddistinguere solo per la propria incapacità di generare soluzioni.

L’estrema sinistra in Italia, avrà un peso preponderante in quello schieramento, tra Conte e Fratoianni. Dunque se il centro vuole parlare con il PD dovrà tener conto dei numeri della sinistra radicale.

L’estremismo di sinistra un freno allo sviluppo

La mentalità da decrescita felice, di certa sinistra radicale ha grave responsabilità nel sottosviluppo di questo paese. Oggi rincari si pagano grazie a coloro i quali fecero di tutto verrà affossare un nucleare necessario. Imponendo al paese di andare a comprare l’energia all’estero. Oggi vediamo che chi vende energia stabilisce il prezzo. Che si subisca la Russia o che si subisca l’America o si subisca l’influenza di altri europei, dal punto di vista dell’ approvvigionamento energetico, siamo parte debole. Una tale debolezza dipende dal nostro aver detto no a soluzioni alternative che avrebbero favorito l’interesse nazionale e l’indipendenza del paese. Per non parlare della prosperità economica. Il tutto con le centrali nucleari a pochi chilometri di distanza dai confini italiani.

Ma basta guardare anche, con la scusa di un ambientalismo radicale e dogmatico, tutti no detti sulle infrastrutture. A tutti i ricorsi, che hanno impantanato, tramite una giustizia amministrativa lenta ed inefficace, la realizzazione di opere necessarie, per decenni.

Alla vessazione fiscale imposta alle imprese ed ai professionisti, da coloro i quali vogliono portare avanti il reddito di cittadinanza a tutti i costi.

Ma chi glielo fa fare?

Ora Draghi dovrebbe governare con questa gente?

Dovrebbe ambire ad andare a Palazzo Chigi con tutti quelli che portano avanti politiche assistenzialiste, e nemiche delle imprese.

A mio modesto avviso Mario Draghi non ci pensa proprio. Probabilmente vuole in questo amaro calice di più lontano possibile da lui.

Ma questo lo sa benissimo anche Calenda .Che dietro lo scudo della presunta responsabilità, cerca di convincere qualcuno a dare fiducia ad un progetto che nasce privo di senso. Perché è semplicemente un estensione di una sinistra in difficoltà.

Difficilmente i moderati veri, con queste aperture potranno in qualche modo accettare, di votare in antitesi al PD per ritrovarsi il PD  al governo.

Perché il problema è proprio questo. Un governo di larghe intese sarebbe la preservazione del sistema di potere di un partito che vuole andare a governare senza vincere le elezioni.

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