Il sindaco di Bibbiano ricorre in Cassazione. Secondo i giudici di Bologna: “sussiste il pericolo di reiterazione del reato”

Andrea Carletti, sindaco sospeso di Bibbiano, ha presentato tramite i suoi legali un ricorso in corte di Cassazione per la revoca della misura dell’obbligo di dimora nel comune di Albinea, a cui è sottoposto dal 20 settembre. A disporre questo provvedimento è stato il tribunale della libertà di Bologna, che lo ha deciso in sostituzione degli arresti domiciliari scattati per il sindaco il 27 giugno nell’ambito dell’inchiesta “Angeli e demoni” sui presunti affidi illeciti di minori in Val d’Enza. «Confido come sempre nell’affermazione del diritto in rapporto a una misura che è geneticamente ingiusta», commenta l’avvocato Giovanni Tarquini. 

Per Carletti le accuse sono di falso e abuso d’ufficio. Nelle motivazioni della sentenza che dispone l’obbligo di dimora, le toghe del Riesame hanno comunque confermato l’impianto accusatorio della Procura di Reggio, scrivendo che Carletti avrebbe aderito al progetto dedicato alla tutela dei minori condotto dalla onlus Hansel e Gretel per un «ritorno di immagine» e per soddisfare le sue ambizioni politiche. Secondo i giudici, inoltre «sussiste a tutt’ora il pericolo di reiterazione del reato».

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Questo perché «la sospensione dalla carica di sindaco ad opera della legge Severino non si reputa abbia determinato una cesura dei rapporti di Carletti con l’ambiente di appartenenza».

Ciò «comporta sicuramente una possibile influenza di Andrea Carletti su persone a lui vicine nell’ambito politico-amministrativo, con possibili ripercussioni negative sulle indagini».

La misura cautelare dell’obbligo di dimora, hanno concluso i giudici, appare quindi «adeguata» perché assicura «l’impossibilità del sindaco di svolgere attività pubblica e soprattutto mantenere legami e influire su amministratori e dipendenti di enti territoriali a lui vicini».

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