Il Referendum, nato morto. Unici vincitori i magistrati

Sono i magistrati i veri vincitori delle elezioni di ieri. Anche se chiamarle elezioni è un azzardo un po’ complesso da fare. Comunque il PMI, il Partito dei Magistrati Italiani, ha stradominato. Con una strategia eccelsa, come si confà a menti sofisticate come quelle dei veri signori dell’Italia.

I più facili di ragionamento diranno che ha vinto l’astensionismo. È vero, ma è un concetto troppo vago per lasciarlo così com’è. Il fatto che l’astensionismo l’abbia fatta da padrone è davanti agli occhi di tutti. Il 20% è il peggior risultato in assoluto per un quesito referendario.

Peccato perché la riforma Cartabia (mente veramente sofisticata) era quanto ci voleva per limitare il potere dei comandanti d’Italia. I quali hanno orchestrato in maniera egregia il non andare alle urne.

Non che ci volesse una grossa spinta. L’italiano si sta dimostrando ogni giorno più lontano dalla politica. Le istituzioni vengono ormai viste come una cosa astratta. La classe politica è un disastro da sinistra a destra. E la bella stagione invoglia al mare.

La gestione dell’informazione dei quesiti è stata artatamente fatta passare in sordina. Alcuni organi di informazione, pesantemente condizionati dal volere della magistratura, non hanno mai pubblicizzato il referendum. Tranne che per una minima parte. Addirittura siamo arrivati a vedere che il quotidiano di regime “La Repubblica”, sabato 11 (e quindi in silenzio elettorale) invitava palesemente gli italiani a non andare al voto. Siamo alla follia informativa. Ormai senza vergogna e senza ritegno.

Io trovo il fatto di una gravità estrema, ma ovviamente nessuno si prenderà la briga (o la grana) di fare una denuncia formale. Che andrebbe in mano alla magistratura, e quindi sappiamo perfettamente come andrebbe a finire.

La strategia del giorno singolo di giugno

Altro punto a favore del boicottaggio del referendum è stato indire la tornata elettorale a giugno. Cosa legittima, per carità. Ma spesso nel passato abbiamo assistito alla possibilità di votare anche il lunedì mattina. Questa volta solo la domenica. Magari, anzi sicuramente, il referendum non avrebbe raggiunto ugualmente il quorum, ma in questo modo la certezza era quasi matematica.

Il fatto è che gli italiani, oltre a essere un popolo totalmente disamorato del proprio paese, che non hanno un minimo di amor di patria, sono anche una mandria di pecoroni. Che preferiscono seguire le indicazioni di Repubblica e di Letta e non esprimere una forza di cambiamento. Ma poi dopo si lamentano comunque. E nel malumore, l’attuale classe politica ci sguazza.

Strategia referendaria sbagliata

L’istituto del referendum in Italia è qualcosa di sbagliato. Solo abrogativo, e spesso (anzi sempre) espresso con termini incomprensibili alle masse.

Dai lontani studi di diritto che ho fatto, mi ricordo che abbiamo un organo che è lì apposta per legiferare. Si chiama Parlamento.

Questioni di così delicata importanza, che l’uomo comune non può e non vuole padroneggiare, devono essere legiferate all’interno del Parlamento, non tramite referendum. Il referendum deve andare a colpire su questioni molto più semplici e nette. Tipo: volete che sia cancellato il reddito di cittadinanza? I risultati sarebbero sorprendenti, in termini numerici.

Da parte mia c’è il grosso rammarico che l’Italia, come sempre, ha sprecato un’altra occasione per cercare di risollevare le proprie sorti. Il paese dell’assistenzialismo continua nella sua spirale discendente.

 

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