Il PD sempre più simile al M5S

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Il PD sempre più simile al M5S

Alleluia ragazzi! 

Il cdx sia grato ai propri elettori, che non lo abbandonano (come da sondaggi), ma anche alle opposizioni. 

Intendo quella politica e quella dei suoi corifei. 

La Segretaria del PD alla festa nazionale dell’Unità ha continuato nei suoi proclami difficili da capire, perfino nel linguaggio, da parte degli spaesati compagni militanti, abituati a diete verbali molto commestibili e subito digeribili. 

Ma ha anche prospettato per le elezioni dei segretari locali del PD, l’uso dei gazebo aperti a chiunque, iscritto o meno al partito, ripercorrendo la strada che l’ha condotta alla segreteria nazionale.

Prevale la predisposizione al movimentismo: trasformare il partitone in un movimento dove diventa quotidianità che un elettore di cdx può concorrere al destino politico di un partito avversario.

È la via del M5S che però non ha retroterra programmatico o ideologico e si affida da sempre a questa forma di qualunquismo definito “democrazia diretta”, ma in realtà ha chiuso le porte al prossimo: per votare devi essere dentro la piattaforma altrimenti te lo scordi.  

Ma in ballo ci sono i privilegi economici (mai dimenticare l’indicazione di Boris Giuliano, fatta propria da Falcone: “seguire i soldi”) e quelli dell’esclusivo diritto di difesa dei “valori democratici” come da loro stessi definiti, la difesa dall’incombente fascismo di ritorno, dal razzismo, dalla omofobia, dagli attentati alla Costituzione “più bella del mondo” anche se ormai piena di rughe che ne indicano la irrimediabile vecchiaia e le conseguenti disfunzionalità. 

Col diritto di definire conservatore chi invoca valori innovativi! Un ossimoro, ma loro tutto si concedono. 

In Italia c’è un conservatorismo consolidato e motivato: quello dei custodi del patrimonio di egemonie che la disattenzione e i patteggiamenti dell’ultima stagione democristiana concedettero al vecchio PCI.

Il Paese subì l’infortunio della conquista della DC ad opera delle sue correnti di sinistra. L’infortunio fu fatale con l’avvento di Aldo Moro alla segreteria del partito. 

Partecipai da giovane delegato democristiano al congresso di Napoli, quello delle “convergenze parallele”, quello delle otto ore e 42 minuti dell’intervento di Aldo Moro: ci prese tutti per fame!

Anni dopo Moro, da Segretario, patteggiò la “resa” della DC all’eurocomunismo Berlingueriano, convinto che le democrazie occidentali fossero soccombenti: cercava di salvare uomini e istituzioni dal massimalismo comunista dei gerontocrati Andropov e Cernenko che all’epoca governavano l’URSS.

Fu il più clamoroso e tuttora il meno studiato errore politico della recente storia patria. 

Ci lasciò in eredità la “diversità” virtuosa delle sinistre a fronte dei vizi altrui, che si chiamassero Craxi, Berlusconi o Bossi, perfino Draghi (!) e ora Meloni: la vicenda dura da decenni.  

Vicenda a parte la singolare carriera di Conte, prima nemico pubblico con Salvini, poi compagno gradito con Letta, ora competitore politico che mangia i voti dispersi dalla tonitruante Schlein, però buono per abbattere la Meloni e spartirsi il bottino salvato, ma nel rispetto delle anzianità e dei diritti acquisiti. 

Nel frattempo pseudo imprenditori, meglio dire disinvolti e tutelati prenditori, facevano scorrerie nella economia italiana, imprese fiorenti e ben gestite, produttrici di ricchezza erano disintegrate e redistribuite e oggi i relitti dei naufragi producono perdite sistemiche e debolezze strutturali. 

Pezzi di magistratura prendevano la mira e colpivano scientificamente i possibili avversari del Sistema (come definito dal subito oscurato Palamara), i ricchi proprietari dei grandi mezzi di comunicane, che tutto erano e sono tranne che editori, scatenarono l’offensiva mediatica di appoggio 40 anni fa. 

Fra migliaia di visite della guardia di finanzia e decine di processi, sopravvisse Berlusconi, mentre soccombette Craxi, i relitti centristi della DC furono resi innocui o metabolizzati nell’Ulivo, sopravvisse Bossi. Ai margini, portatrice di peste e untore di neofascismo, sopravvisse la destra che andava declinando linguaggi di avvicinamento al centro, senza che le sinistre se ne accorgessero.

La Schlein ha detto che i fedeli di Bonaccini “non si sono accorti che stavamo arrivando”: si può certamente dirlo anche di Fratelli d’Italia.

Né la  sinistra nè i corifei si accorsero che “stavano arrivando”, quando se ne accorsero era troppo tardi; gli italiani avevano votato, e ora continuano a sostenere la Meloni e il suo governo. 

Peraltro neanche se ne è accorto Salvini che procedendo a tentoni ha perso per la strada i tre quarti del suo elettorato e l’intero progetto della Lega. 

La guerra sarà ancora lunga e dall’esito incerto, ma per la prima volta la sinistra ha a che fare con un cavallo di Troia: il M5S che vince in interi territori e non perde in altri, alla fine mangiando voti a un PD sempre più elitario nei temi e nel linguaggio.  Per la prima volta la sinistra gioca in difesa con lo spettro di doversi affermare con i voti e non con le sentenze e per merito e non per appartenenza. 

Comunque vada il Paese ne uscirà meglio. 

Dopo la resistenza davvero eroica di Berlusconi (con alcuni meriti anche di Bossi) oggi si riprospettano agli italiani due opzioni anziché una sola: speriamo che scelgano bene. 

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