IL GOVERNO SÁNCHEZ APPROVA UN DECRETO PER LA RIMOZIONE DEI SIMBOLI FRANCHISTI. LA LUNGA MARCIA PER LA CANCELLAZIONE DELLA MEMORIA STORICA

IL GOVERNO SÁNCHEZ APPROVA UN DECRETO PER LA RIMOZIONE DEI SIMBOLI FRANCHISTI. LA LUNGA MARCIA PER LA CANCELLAZIONE DELLA MEMORIA STORICA

La strada era ormai tracciata da tempo. La volontà da parte della sinistra spagnola intrisa di cancel culture sta prendendo sempre più forma

L’obiettivo è rimuovere dalla memoria di un popolo un pezzo della propria storia nazionale, distrarre l’opinione pubblica dai problemi del governo e del Paese e usare la legge come una clava per colpire una parte del popolo spagnolo. Dal momento stesso in cui Franco è morto, nel 1975, iniziò una sorta di indottrinamento da parte dei suoi nemici per farlo apparire il male assoluto, inventando vere e proprie leggende.

Ridurre tutto a “male assoluto” non  serve a comprendere che gli eventi storici e politici hanno delle cause profonde, sono il risultato di dinamiche ben precise come le scelte degli uomini e delle donne che vivono il loro tempo

Ripercorriamo ora le varie tappe di questa rimozione della memoria che non ha lasciato in pace nemmeno i morti.
Nel 2019 vi fu il trasferimento della salma di Francisco Franco dalla Valle de Los Caidos, il grande monumento del regime costruito per celebrare la fine della Guerra Civile e che ospita i corpi di soldati di entrambi gli schieramenti, al cimitero di Mingorrubio-El Pardo, a Madrid.

La decisione venne presa dal governo spagnolo e autorizzata dalla Corte Suprema, per togliere al dittatore un luogo di onori pubblici

Nel 2007 fu la volta della “legge sulla memoria storica” (Ley de Memoria Histórica) che fu poi sostituita e ampliata dalla Legge 20/2022. Quest’ultima prevede varie disposizioni. In primo luogo definisce illegale il regime franchista e supera l’amnistia del 1977.

È interessante notare come la legalità del regime franchista venga contestata da una parte politica i cui padri ideologici hanno visto nella rivoluzione, quindi nel cambiamento radicale e violento, il mezzo più importante di lotta

Per coerenza allora le rivoluzioni sono tutte illegali? la rivoluzione d’ottobre fu illegale? E la rivoluzione francese? Ed è strano e abbastanza contraddittorio che si parli di illegalità di un regime che nasce da una rivoluzione proprio in terra iberica visto che dal 1814 al 1936 la Spagna dovette fare i conti con 52 tentativi di colpi di stato sia di destra che di sinistra.

La verità è che la storia è
fatta di rivolte e sommosse, di rivoluzioni e colpi di stato, ed è spesso questo il modo che ha un movimento e un
idea per imporsi

La legitimidad de origen del nuovo stato franchista dovrebbe essere analizzata non sulla base di un approccio giuspositivista (Costituzione spagnola del 1931), ma giusnaturalistico, analizzando cioè la veridicità delle ragioni esposte nei Proclami redatti dal generale Mola (dichiarazione dello stato di guerra e rottura della legalità repubblicana), attraverso una rigorosa analisi dei fatti storici.

E basta ripercorrere i venti anni che precedettero la sollevazione franchista per avere una idea del disagio sofferto da larghi strati della società spagnola

Nel 1923 vi fu l’ammutinamento di Barcellona, poi la dittatura di Primo
de Rivera, tre colpi di stato nel periodo in cui detenne il potere, la partenza del re nel 1931, la rivolta del generale
Sanjuro del 1932, l’insurrezione anarchica di Barcellona un anno dopo, una nuova insurrezione rossa in risposta
alla vittoria delle destre del 1934, la proclamazione dell’indipendenza catalana, l’insurrezione dei minatori
delle Asturie con l’instaurazione di un sistema comunista
in quella regione.

In secondo luogo, la legge sulla memoria storica del 2022 prevede misure contro i simboli e i residui di memoria franchista. Solo una settimana dopo, il 27 di ottobre del 2022, il vicepresidente e ministro Jolanda Díaz annunciava il ritiro della Medaglia al Merito del Lavoro a Francisco Franco e a nove altri membri del regime franchista

In terzo luogo, la legge prevede che possano richiedere la cittadinanza spagnola, senza rinunciare alla propria, non solo i reduci delle Brigate Internazionali ancora viventi, ma anche i loro discendenti in linea diretta, ovvero figli e nipoti, che dimostrino di essere rimasti fedeli agli ideali di allora.

I membri delle Brigate Internazionali, sarà il caso di ricordarlo, furono uomini inviati dal Comintern di Stalin in Spagna non per combattere in nome della libertà e della democrazia ma per collaborare alla instaurazione di una dittatura del proletariato

E ancora. Il 24 aprile del 2024 avvenne l’esumazione della salma di Josè Antonio Primo de Rivera. Il corpo fu spostato nel cimitero di San Isidro. Fu sepolto nel mausoleo nel 1959, all’epoca della sua costruzione, e rimase per oltre quarant’anni vicino a Franco.

L’ultimo provvedimento è stato il decreto del 18 novembre 2025 con cui il governo presieduto da Sánchez, in applicazione della “legge sulla memoria democratica”, ha previsto la pubblicazione di un elenco di simboli da rimuovere dagli spazi pubblici, come targhe e nomi di strade, con l’obiettivo di fare un passo avanti nella rimozione dell’iconografia legata al regime di Franco.

Il decreto consentirà di richiedere l’inserimento di un elemento nel catalogo non solo da parte delle amministrazioni pubbliche, ma anche da parte di privati e associazioni commemorative

Il ministro della Politica territoriale e della Memoria democratica, Ángel Víctor Torres Perez, ha dichiarato che “il governo stima che ci siano ancora circa quattromila vestigia di esaltazione franchista in tutta la Spagna” qualsiasi vestigia “suscettibile di essere rimossa” può essere sottoposta alla procedura stabilita dalla legge.

L’amministrazione spagnola sarà dunque impegnata in questa operazione che ha un sapore decisamente politico e richiederà tempo e risorse pubbliche. In nome di una presunta “rivendicazione e difesa dei valori democratici” vogliono eliminare delle testimonianze storiche e di vita.

Per coerenza dovrebbero allora demolire anche tutte le strade, le chiese, gli ospedali, le industrie, le vie, il complesso monumentale di Plaza de Espana e tutto ciò di buono fatto durante il franchismo

La sinistra vuole criminalizzare quarant’anni di franchismo, destoricizzandolo e decontestualizzandolo.

E vuole riscrivere la storia a colpi di decreti e tribunali, vorrebbe imporre per legge una verità che separa e non unisce, non crea solidarietà nazionale ma provoca solo risentimento riaprendo ferite che non sono appannaggio solo di una parte.

Il governo spagnolo dimostra di non essere in grado di guardare avanti

Dimostra di non capire che il passato non si cancella perchè da esso si trae sempre insegnamento. E il franchismo fa parte della Spagna, tra i suoi meriti e demeriti.
Forse dimenticano che la Seconda repubblica, in soli cinque anni conobbe diciotto governi, ventuno stati di eccezione, ventitré stati di allarme e diciotto stati di guerra, e
non ricordano che i nazionali si erano ribellati ad un governo che aveva avviato un processo rivoluzionario di grande
violenza con l’obiettivo dichiarato di costruire una Repubblica comunista.

E che se Franco non avesse vinto la Spagna sarebbe stata dominata da un regime stalinista

In un Paese come la Spagna, plasmato dal cattolicesimo, Franco ha protetto la Chiesa e i suoi fedeli da una delle più grandi persecuzioni religiose di tutta la sua storia. Franco ha difeso per anni una certa morale tradizionale ed ha arginato molti degli effetti negativi della modernità che oggi vediamo in tutta la loro tragicità.

Ha tenuto la Spagna fuori da una guerra che ha distrutto l’Europa e in cui sono morte intere generazioni permettendo a centinaia di migliaia di spagnoli, che erano in età militare, di vivere per contribuire alla ricostruzione materiale e sociale, quella del cosiddetto “miracolo economico spagnolo”

Forse non sanno che la ley organica del 1967 fu il principale strumento giuridico che ha permesso di articolare la transizione spagnola.

Mentre Franco aveva in nome della pietà, del rispetto dei vinti e della riconciliazione nazionale sepolto insieme comunisti e falangisti, anarchici e nazionalisti, il governo democratico spagnolo rifiuta la parificazione delle vittime che il regime franchista aveva invece riconosciuto, cancella la memoria e il ricordo, impedisce la ricerca storica, in nome della cancel culture rimuove quattro decenni di storia,  confonde i simboli con l’apologia e strumentalizza il tutto per fini politici, disumanizza l’Altro, impone il pensiero unico e il conformismo di massa, riduce la realtà ad un unico paradigma in una logica tipicamente totalitaria, di cui la democrazia non è affatto immune.

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