Il “centro” che guarda a destra
Nel panorama politico italiano, Marattin e Calenda condividono un approccio liberal-economico teso a incentivare competitività, semplificazioni burocratiche, attrazione di investimenti, digitalizzazione e innovazione.
Questo li pone su un terreno vicino a quello tradizionalmente associato alle forze di centro-destra, favorevole al mercato, meno interventista dello Stato
Piuttosto che rivendicazioni ideologiche forti i due leaders puntano su pragmatismo, realismo e a soluzioni concrete per problemi complessi, senza schieramenti ideologici radicali. Questo atteggiamento attrae elettori del centro e del centro-destra moderato, stanchi dei toni polarizzanti della politica tradizionale.
Con un profilo “centrista”, Marattin e Calenda potrebbero proporsi come ponte tra moderati di centro-sinistra, centristi liberali e una parte del centro-destra moderata
Questo li rende potenzialmente interlocutori utili per alleanze che mirano a stabilità e governi di coalizione più ampi. Ma negli ultimi tempi di sta assistendo soprattutto a un lento ma progressivo avvicinamento al centro-destra specie per quanto riguarda il campo economico.
In effetti le idee dei due centristi risultano del tutto compatibili con i partiti dell’attuale Governo per le politiche di mercato, competitività e liberalismo economico, se non addirittura in alcuni casi perfettamente sovrapponibili.
Inoltre riflettono i principi di rifiuto dell’identitarismo e dell’estremismo tipici dei partiti dell’attuale esecutivo
In un clima politico polarizzato, la moderazione può attirare elettori che temono gli eccessi sia a destra sia a sinistra, guardando ad una base elettorale tradizionalmente “centrale” o moderata.
Certo è che in assenza di una maggioranza schiacciante per nessuna forza, un blocco centrista moderato può risultare indispensabile per garantire stabilità.
Per questo, Marattin e Calenda sono ben visti come “ponti” verso il centro-destra
Ma il loro avvicinamento al centro-destra non è privo di ombre. Potrebbe essere considerato come la perdita di identità per i moderati centristi. Se troppo vicini al centro-destra, rischiano di alienare una fetta di elettorato moderato che non supporta l’etichetta “destra”.
Il “centro” non è infatti monolitico e al suo interno contiene liberali, moderati sociali, pragmatici e pure ecologisti.
Tristemente falliti, per ora, tutti i tentativi per un’alternativa di “centro” indipendente, dunque non resta che la strada di guardarsi intorno, cercando “sponde” a destra e a sinistra
Marattin e Calenda incarnano quindi un profilo politico “centrale”, pragmatico e riformista, caratteristiche che, nel contesto politico italiano attuale, li rendono appetibili anche per una base del centro-destra moderata. Non è detto che diventino simpatizzanti di “destra”. Piuttosto, possono configurarsi un “polo”, capace di dialogare con entrambi gli schieramenti tradizionali.
La loro sfida, che è al tempo stesso il loro punto di forza, sta nel mantenere una identità chiara e coerente
Né “destra radicale”, né “sinistra radicale”, ma un centro che tenta di coniugare liberalismo economico e moderazione sociale. Se sapranno comunicare questa identità senza apparire confusi, nel contesto attuale potrebbero davvero rappresentare una “terza via” significativa nel panorama politico italiano.
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