Il BarbaPapa

Barbapapa

Accendo la TV e vedo Bergoglio tutto rosa, come un Barbapapa’, anzi un BarbaPapa.

Ho il massimo rispetto della mia Religione, intesa come spiritualità e come valori in seno alla nostra cultura occidentale.

Molto meno per un Papa minuscolo, ma dall’ego smisurato, che  si dibatte per cercare di passare alla Storia e non si accorge di arrecare danni sempre più irreparabili alla Chiesa. E che alla Storia non passerà.

Comunque sia, il rito di oggi è perlomeno inusuale.

È il momento delle Letture, una suora legge in inglese, un’altra in una lingua a me sconosciuta.

Una gran barba ormai il Papa e le sue ossessioni: molto meglio i cartoni animati delle sparate pauperistiche di Bergoglio, onestamente.

Cartoni che peraltro hanno una statura e valenza ecumenica, pedagogica ed istruttiva molto superiore a quelle del pontefice argentino.

Ma cos’è questo rito inusuale

Domenica 14 marzo alle ore 10 Papa Francesco ha presieduto una liturgia, nella Basilica di San Pietro, in occasione dei 500 anni dall’arrivo del Cristianesimo e l’inizio dell’evangelizzazione nelle Filippine.

Alla celebrazione hanno partecipato il Cardinale Luis Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, ed il Cardinale Angelo De Donatis, vicario del papa a Roma.

Per la Migrantes della diocesi di Roma il direttore mons. Pierpaolo Felicolo.

Pochi, a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia, i fedeli presenti  nella Basilica vaticana.

Poi la solita tiritera

Per fortuna la stranezza del rito si è normalizzata, e Bergoglio è tornato ai Santi Vecchi.

L’Angelus è stato caratterizzato, difatti, dalla solita minestra immigrazionista.

Una rappresentanza del popolo filippino, residente a Roma, presente in piazza San Pietro durante la celebrazione, ha assistito alla preghiera dell’Angelus.

Ha potuto ascoltare il solito disco rotto: la tragedia in Siria, che ha creato morti e profughi.

Già profughi e migranti, il Leitmotiv di tutte le sue barbose litanie.

La solita tiritera.

Che Barba il Papa.

Meglio i cartoni della nostra infanzia, quando sul soglio pontificio c’era Giovanni Paolo II, un Papa vero, non la sua controfigura tutta rosa.

 

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