I TAV YOU

Sabato 10 novembre si è svolta a Torino In Piazza Castello una manifestazione per dire di Sì alla Tav, in contrasto con i “No Tav” i cui intenti sono condivisi dal Movimento 5 Stelle e dalla Sindaco Appendino.

  

Non son mai stato grande amante degli umori di piazza. Delle processioni striscioni-munite e slogan mutuati dalle curve degli Ultras.

Molto meglio una sana domenica allo Stadio, magari ai tempi di Batistuta e Rui Costa, della vera A.C. Fiorentina.

Non credo che muovere dieci, ventimila persone rumorose od anche un milione, debba spostare le decisioni prese dalla maggioranza silenziosa e laboriosa di una totalità di quasi cinquanta milioni di cittadini.

O possa mutare di per sè in un pomeriggio un programma sistematico e (si spera) ben strutturato e coerente con le prospettazioni elettorali.

Mi si potrà obbiettare che il vituperato “populismo” deve adeguarsi ai capricci di piazza: non ritengo debba essere per forza vero, il populismo altro non è che seguire le idee del popolo sovrano, espresso in momenti solenni come le elezioni, non di manifestanti i cui numeri possono essere più o meno dopati.

Dalle stime, dai pullman gratis, dalla salamella di partito. Dal bel tempo o dalla pioggia.

Non mi rassegno a lasciare le decisioni in merito alla spesa pubblica o alla creazione di infrastrutture ad una folla di persone per lo più in altre faccende non affaccendati.

E ciò vale in un senso come nell’altro, s’intenda.

Per la verità non sono nemmeno un fautore del mezzo di trasporto pubblico o collettivo: ha per me un odore sospetto, che mi evoca ideologie anti-individualiste, omnibus, appunto, per tutti. Un po’ snob lo riconosco.

Pure quando l’agone politico in Italia, si sposti sull’ argomento ferroviario e verta sui treni e sulla puntualità dei medesimi in epoche più o meno sospette.

E allora cosa vuoi, mi si potrà chiedere.

Voglio la Tav.

Perché i treni superveloci hanno vinto anche le mie resistenze di car addicted oltranzista: perché per andare a Roma o Milano o altre città, ormai opto anche io per il Freccia di turno, che mi porta da centro città a centro città in un tempo-frazione di quello che impiegherei in autostrada. Mi risparmia stress, mi risparmia stanchezza.

Oddio, convengo che definir treni super-veloci gli emuli italiani necessita di un certo coraggio.

Sono reduce da un viaggio nel paese del Sol Levante, dove il ritardo medio nazionale dei treni è di due secondi, dove metropolitana, espressi e bullet trains arrivano e ripartono sullo stesso binario. Le linee JR da Shinjuku che arrivano a Yokohama in 30 minuti o il Narita Express dall’aeroporto di Tokyo veloce come un proiettile.

Altro mondo, altra educazione, altra tecnologia.

Ma aspirare a tanto è dovuto, ho in profonda antipatia i movimenti di NO a priori, precostituiti, senza se e senza ma.

Agitare paure ambientaliste, strumentali ricerche archeologiche o spettri di infiltrazioni mafiose negli appalti proponendo come cura il non realizzare le opere, equivale ad uccidere il paziente per paura di curarlo.

Equivale a non fare un foro nel muro con un trapano per appendere una TV nuova perché in virtù della Legge sugli infortuni sul lavoro potrebbe comportare un rischio di lesione.

Metteremo i guanti, metteremo gli occhiali, useremo tutte le cautele del caso – che magari anni fa nemmeno avremmo concepito – ma quel dannato buco nel muro lo faremo, e avremo il nostro Led 4K, se vogliamo rimanere un paese occidentale all’altezza del nostro ruolo, collegato in maniera veloce e decente al resto d’Europa, quell’Europa di cui troppo spesso ci riempiamo la bocca a sproposito.

Altrimenti ci isoleremo sempre di più, arroccati nel nostro ruolo di pittoresco ed arretrato agriturismo a forma di stivale per ricchi tedeschi, portati in giro con le Apecar cabriolet.

E’ per questo che voglio la Tav e la voglio subito, alla faccia dei No per professione ed elezione: è per questo che dovremmo tutti preoccuparci se non la mettessero in cantiere.

E non per una manifestazione, sia essa pro o contro, ma perché l’immobilismo non porta altro che a se stesso.

www.facebook.com/adhocnewsitalia

www.adhocnews.it

www.youtube.com/adhoc

Exit mobile version