“Hanno ammazzato mia figlia”. Storia di un altro femminicidio

femminicidio

Silvia Manetti, un altro femminicidio – “Devo gridarlo al mondo… Lo maledico.. E maledico me per non averla salvata”. Così ho saputo che non c’eri più, da un post su FaceBook della tua mamma, che doveva gridarlo al mondo. Per molti, forse, rimarrai un numero che entrerà nelle statistiche dell’ennesimo caso di femminicidio del 2021. Non per me.

Ma da donna prima e avvocato poi, il tuo omicidio mi porta a riflessioni e domande: perché noi donne non possiamo mettere la parola fine ad una storia d’amore e lasciare un marito, un compagno? Cosa scatta nella mente di un uomo che viene lasciato? Come si può usare violenza (da quella fisica, sessuale a quella psicologica, economica, ecc.), ed arrivare fino a quella estrema, al femminicidio, nei confronti della persona che si dice di amare tanto da non sopportare di vivere senza?

La violenza contro le donne trova le sue radici culturali e storiche in sistemi sociali che ancora minimizzano e tollerano l’uso maschile della violenza. Relegando il ruolo femminile a quello subalterno nella coppia. Questa è la vera guerra di “genere” che oggi dobbiamo affrontare, combattere e vincere. E questa guerra non si combatte né si vince fra le mura domestiche o all’interno di relazione di coppia.

Lo Stato deve intervenire in maniera preventiva

È una guerra di diritti che deve esser fatta propria dalla società civile e dalle istituzioni tutte che, oltre ad istituire il 25 novembre come Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne (perché va di moda sensibilizzare sull’argomento!) hanno precise responsabilità sul perpetrarsi di condizioni sociali, economiche, lavorative che mantengono le donne in posizioni di sottomissione e subordinazione rispetto agli uomini.

Lo Stato non può e non deve intervenire solo in funzione repressiva, inasprendo le pene e creando figure di reato ad hoc. Bastassero pene più severe! Occorre, invece, agire anche in funzione preventiva. Con politiche di welfare che riescano ad assistere e proteggere concretamente le vittime, anche economicamente.

Ciao Silvia, per me non sarai mai un numero insieme alle tante altre vittime di violenza. Porteremo avanti anche in tuo nome questa battaglia per i diritti di tutte le donne. Perché la violenza non è amore.

 

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