Gli attuali conflitti e le ripercussioni sul Pil Globale

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Gli attuali conflitti e le ripercussioni sul Pil Globale

L’attività economica globale sta rallentando. Dal 2023 i dati riferiti al Pil mondiale dimostrano che non è stato raggiunto neanche il 3%.

E una ulteriore diminuzione è prevista anche per l’anno in corso

Fanalini di coda in classifica sono la Zona Euro e il Regno Unito, in entrambi i casi ben sotto all’1%. Meno negativi i risultati del Pil degli Stati Uniti dove i dati parlano di un 1,5%, e della Russia, dove, nonostante il conflitto in corso con l’Ucraina, è atteso un progresso dell’1,1%. Capo classe, come era da immaginarsi, la Cina con il suo 4,7%, dato senza dubbio buono ma molto al di sotto delle aspettative.

Una battuta di arresto del Pil mondiale non di poco conto, quindi

Anche il volume degli scambi internazionali ha subito una riduzione e al momento non si vedono spiragli di miglioramenti. Le tensioni politiche internazionali fanno da sfondo a questa debacle. Hanno pesato l’inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie internazionali e la diminuzione complessiva degli investimenti.

La Banca d’Italia ha stimato nel 2024 un aumento degli scambi internazionali di appena lo 0,6% . Dato deludente se si considera che solo nel 2022 il risultato era +5,4%, percentuale già non particolarmente brillante del periodo post pandemico. Hanno influito nel commercio gli attacchi alle navi containers nel Mar Rosso e i costanti aumenti dei prezzi causati dalla Guerra in Medio Oriente.

Unico dato positivo, la costante diminuzione del tasso di inflazione derivante da una forte contrazione dei consumi

Questo fa presupporre che entro breve saranno prese iniziative tese a riformulare una politica monetaria espansiva. Nell’area Euro è previsto il rientro del tasso di inflazione del 2%, aliquota ritenuta dagli analisti ottimale per una economia “parzialmente sana”.

In Italia la crescita del Pil ha avuto nel terzo trimestre 2023 risultati marginali del 0,1%. Tuttavia segnali di ripresa dei consumi delle famiglie si scorgono, così come sembra preoccupare meno il tasso di disoccupazione riscontrato a fine anno passato. Le famiglie complessivamente stanno spendendo di più. Il dato del +0,6% lo conferma. Ancora al palo invece in Italia la spesa per gli investimenti che risente degli alti tassi di interesse. Tutti alla finestra, dunque, ad attendere il fatidico cenno di “si” della BCE di giugno, mese in cui i tassi dovrebbero essere rivisti al ribasso. E di conseguenza si auspica il rialzo delle aspettative del Pil, previsto nella penisola a inizio 2025 allo 0,6%.

Il rallentamento economico globale si riverbera anche sui risultati dell’inflazione

L’indice dei prezzi dei beni nazionali industriali prodotti è sceso al 16% su base annua. Conseguenza soprattutto del forte abbassamento dei costi dell’energia, in calo ormai da diversi mesi.

Gli investimenti in Italia languono, anche se piccoli cenni di ripresa si hanno nel settore del mercato immobiliare. Ma la fiducia del mercato si sta rinnovando, complice il mercato creditizio che riprende fiato dopo il periodo di fiammata dei tassi di interesse.

La situazione internazionale non è al momento tranquilla

L’economia risente dei futuri scenari politici e bellici. Nella speranza che le situazioni conflittuali non peggiorino ulteriormente nel breve termine.

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