Giovanna Botteri come Superwoman a Firenze

Un murales dedicato alla giornalista radical-chic dal gruppo Lediesis

Botteri

Giovanna Botteri come Superwoman. Così la troviamo dipinta su un murales a Firenze

Dopo le critiche a lei rivolte nelle ultime settimane a causa deI suoi capelli trasandati e i suoi vestiti demode’ e frusti, la giornalista Giovanna Botteri è diventata protagonista di un murales comparso a Firenze non lontano dalla sede dell’Ordine dei giornalisti.


La vediamo ritratta con un microfono su maglietta che porta la S di Superman, anzi Superwoman, e un sorriso appena accennato mentre fa l’occhiolino.

Le autrici

Autrici dell’opera d’arte è stato il collettivo di street art al femminile Lediesis, che ha così spiegato le ragioni della loro creazione: “Giovanna Botteri, giornalista, è stata oggetto di critiche a causa del suo aspetto non così curato come i canoni superficiali e fittizi vorrebbero imporre“.

Ed è proprio come una Superdonna che l’inviata dalla Cina figura nel ritratto, marchio del collettivo toscano che tende a rappresentare i personaggi femminili che si sono distinti come Superumani.

Perché, dicono, “tutti abbiamo dei superpoteri“.

L’occhiolino, altro segno indistinguibile degli artisti di Leidesis, starebbe invece a significare un invito alle persone comuni ad agire in prima persona.

Tra le altre donne dipinte dal gruppo vi sono Frida Kahlo, la Callas, la Magnani, Greta Thunberg e Liliana Segre.

Compaiono poi tra i loro ritratti anche alcuni uomini come Martin Luther King, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Gli intoccabili

Guardate chi non si può prendere in giro e capirete chi comanda, diceva qualcuno

La verità è che quando si toccano i giornalisti di sinistra, la levata di scudi è fragorosa.

La Botteri è stata inviata senza biglietto di ritorno a Pechino, ben prima della emergenza Covid 19 per i suoi infelici servizi da New York ove era inviata ai tempi dell’elezione di Trump nel 2016, ed il fallimento dell’impeachment ai danni di Donald Trump sul Russiagate.

Ricordiamo come, da perfetta radical chic gongolasse a ribadire quanto fosse in vantaggio Hillary Clinton su Trump, su come quest’ultimo fosse inviso agli americani.

Sappiamo poi come è andata.

Una presenza ingombrante a New York

Uno come Trump non potrà mai diventare presidente”. Questi era il mantra dei giornalisti liberali nel 2016, e la Botteri, fa brava militante, ha deciso di proseguire col suo tormentone sul Trump razzista e sessista.

Indimenticabile una sua diretta all’indomani dell’elezione “Nella New York democratica non doveva succedere”, sbotto’, “Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai vista come in queste elezioni una stampa così compatta e unita contro un candidato… che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella società americana?”.

Lo disse davvero, un monito che dovrebbe suonare come un campanello d’allarme nella testa di ogni vero democratico.

Lo scherzo di Striscia sulla Botteri

Lo scorso 28 aprile è andato in onda un servizio di Striscia la notizia su Giovanna Botteri, irriverente come al solito, ma che stavolta ha scatenato un putiferio.

Ricci si è permesso di toccare una giornalista che non può essere attaccata.

Eccola la sua chioma curata e vaporosa in risposta alle tante frecciate velenose di cui evidentemente ne aveva sopra i capelli”.

È questa la frase utilizzata da Michelle Hunziker, a cui hanno fatto seguito delle animazioni nella quale si ritraeva la giornalista dentro una vasca.

Apriti cielo: Cpo Cnog, Fnsi e Usigraqi e Giulia Giornaliste hanno voluto esprimere la propria solidarietà alla collega con un comunicato: “In inglese si chiama body shaming, ma la potenza negativa di questa pratica si esprime bene anche usando l’italiano. Derisione, fino ad arrivare a vere e proprie offese, per come si appare, per come è il corpo, per come ci si veste. Nemmeno a dirlo è una pratica ormai diffusissima nei social network . Colpite sono soprattutto le donne, che sono il gruppo sociale più odiato in rete. Una forma di attacco subdolo perché attraverso la risata che vorrebbe suscitare, ridicolizza, ferisce. In questo ultimo periodo ne è stata oggetto la collega Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Pechino. La si giudica, deride, offende per come si veste. Per i suoi capelli. L’abbiamo contattata per esprimerle la nostra solidarietà.
Lei non ha voluto, non vuole farne un caso personale. Ma ci invita tutte e tutti ad una sacrosanta battaglia culturale. Lo fa con queste parole, usate nella nostra corrispondenza dì questi giorni”.

Le dichiarazioni di Giovanna Botteri

Dal suo canto, Giovanni Botteri ha voluto rispondere, creando spunto per una riflessione: “Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno. O dovrebbero avere secondo non si sa bene chi… Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista.

La solita minestra

Come al solito se l’ironia o la satira colpiscono a sinistra, immediatamente ci si prende maledettamente sul serio e tutto diventa un attacco alle donne, alla classe giornalistica, alla democrazia.

Se si dice che la stampa dovrebbe influenzare l’elettorato con le proprie campagne è invece libertà d’opinione.

Il body shaming su Trump

Solo pochi giorni fa Nancy Pelosi, speaker della Camera statunitense, celebre per il suo odio per Trump e per averlo perseguito in un impeachment che è fallito miseramente, ha tacciato il Presidente di essere “patologicamente obeso”.

Invitiamo la Botteri, da esperta quale è, a formulare un’acrobatica difesa della Democratica di nome e non di fatto, e di spiegarci dettagliatamente come non etichettare questa uscita come insulto fisico al Presidente. Sarebbe un’occasione di dimostrare di saper essere super parte e coerente con le proprie idee.

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