Fleximan, il Batman del nostro tempo

Fleximan, il Batman del nostro tempo

I media più o meno allineati liquidano il fenomeno Fleximan come un gesto folcloristico da social emulatori di un semplice atto vandalico. Altri lo descrivono come un supereroe, il vendicatore degli automobilisti. C’è chi sottolinea l’inutilità del gesto, poiché i danni vengono prontamente riparati, e chi invece rileva la solerzia delle amministrazioni a riparare gli autovelox, fonti di reddito quasi indispensabili per amministrazioni pubbliche trasformatesi in Srl finalizzate a reperire fondi da destinare a propria discrezione per progetti o a sostegno di iniziative che diversamente sarebbero penalizzate da bilanci più o meno fallimentari.

Infatti, quasi contemporaneamente al fenomeno Fleximan che sta dilagando dal Veneto al Piemonte e chissà, tra non molto potrebbe scendere anche sotto la linea gotica, è recente la notizia che l’Italia è il paese europeo col maggior numero di autovelox e con un fatturato di tutto rispetto di oltre 75,9 milioni annui, tutti soldi che gli autisti contribuenti versano in aggiunta a quelli già dovuti con altre imposte del settore più o meno indirette, bolli, IVA su acquisto di mezzi, tasse per passaggio di proprietà, imposta per revisioni, accise su carburanti ecc. In pratica, l’Italia è una repubblica basata sul lavoro e sostenuta dagli automobilisti.

Battute a parte, non credo sia importante stabilire se i Fleximan siano eroi o pirati; la vera domanda è perché?

Si, cos’è che spinge uno o più privati cittadini a un gesto del genere?

In prima analisi, va detto che il fenomeno sta acquistando notorietà anche per il fatto che è nato in una regione ricca e certamente non legata a fenomeni di criminalità. È da chiedersi se lo stesso fenomeno fosse nato nella regione di Masaniello, avrebbe avuto la stessa benevola notorietà o banalmente sarebbe stato tacciato come l’ennesimo gesto incivile di una cultura malavitosa.

Secondariamente, è da notare la scelta dell’anonimato del gesto, anonimato che ovviamente è dettato dal poter essere riconosciuti nell’atto di compiere un’impresa, ma che probabilmente nell’era dell’egocentrismo da influencer cela in sé un gesto anche se negativo, ma anonimo; un anonimato che di per sé sta ad indicare la riproducibilità non come banale emulazione di una bravata, ma come protesta verso quello che è il simbolo di un presidio di ingiustizia fiscale o almeno percepito come tale.

Al fenomeno di Fleximan, pur da condannare e ritenere un gesto che danneggia comunque un bene pubblico, va dato atto e riconosciuto che ha portato le istituzioni e le amministrazioni interessate a doversi giustificare. In più occasioni, i responsabili delle amministrazioni locali intervistati sostenevano il fatto che quell’autovelox, piuttosto che un altro abbattuto da Fleximan, era un presidio giusto in quel punto, non come in altri.

Ecco già il fatto che un’amministrazione debba giustificarsi e debba chiarire che quello che nasce come un presidio di sicurezza non è stato utilizzato impropriamente come strumento di vessazione, lascia il dubbio che Fleximan possa essere un Robin Hood

Esistono norme e regolamenti che impongono alle amministrazioni di giustificare i punti per le nuove installazioni, ma è evidente dal proliferare di questi strumenti che non conosce crisi e il sospetto che Fleximan possa avere avuto un motivo scatenante proprio anche a causa di questo proliferare.

In conclusione, forse liquidare il fenomeno Fleximan come un semplice gesto vandalico da parte di ignoti malcela la miopia di istituzioni con mentalità autoreferenziali che troppo spesso vedono il dito ma non si accorgono della luna che questo indica.
Fare finta di non comprendere l’esasperazione di molti utenti automobilisti che utilizzano i mezzi per lavoro e necessità non fa che aumentare la sfiducia dei cittadini e potrebbe essere il preludio di altri gesti di insofferenza istituzionale ormai sempre più distaccata e screditata agli occhi del cittadino medio comune.

Giacché il governo è molto sensibile ai problemi mediatici tipo Ferragni suggerirei un ddl d’urgenza che tolga i proventi degli autovelox alle amministrazioni locali e li destini interamente alle vittime della strada.

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