Firenze: Una Lega slegata

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Quanto accaduto la settimana scorsa a Firenze in Palazzo Vecchio, dove alcuni Consiglieri comunali espulsi dalla Lega hanno costituito un Gruppo denominato «Centro», dovrebbe far riflettere i dirigenti locali del partito di Salvini. Temo però che ciò non accadrà, vista la loro totale impermeabilità non dico all’autocritica ma addirittura a qualsiasi riflessione. 

Ma andiamo con ordine. Sabato 6 novembre il Commissario cittadino nonché Capogruppo della Lega in Consiglio Comunale, Bussolin, ha comunicato alla stampa l’espulsione di due suoi colleghi di partito: i Consiglieri Cocollini e Montelatici. Rispettivamente Vice Presidente del Consiglio Comunale e Presidente della Commissione Controllo di Palazzo Vecchio. E tutto ciò sulla base di una semplice accusa tanto estemporanea quanto bizzarra.

Cioè che sostanzialmente i due Consiglieri in questione non avrebbero rispettato la linea del partito. Non avrebbero fornito sufficiente contributo di idee e proposte e non avrebbero partecipato continuativamente alle iniziative di partito.

Ora, premesso che nessuno – tantomeno l’accusatore Bussolin – sa qual’è la linea della Lega fiorentina, una semplice lettura degli atti presentati in Consiglio Comunale basterebbe a confermare come il grosso del lavoro sin qui svolto dal Gruppo leghista, con tanto di analisi e di proposte, sia stato fatto proprio dai due espulsi. I quali poi, per quel che riguarda la linea nazionale della Lega, si ritroveranno magari nelle posizioni di un Fedriga o di un Giorgetti più che in altre. Il che non mi pare possa costituire una colpa.

Mentre per quanto riguarda la cosiddetta partecipazione all’attività del partito, be’ se questa si riduce ad una scarsa presenza ai gazebi c’è solo da ridere a crepapelle.

Lungimirante Bussonlin…

Ad accentuare comunque l’aspetto comico della vicenda ha provveduto lo stesso Bussolin, precisando di aver cacciato Cocollini e Montelatici perché venuto a conoscenza di voci che attribuivano loro la volontà di creare un Gruppo autonomo. Quindi nel timore di perdere due Consiglieri il Capogruppo (nonché Commissario cittadino) ha pensato bene di anticipare gli eventi buttandoli fuori. Davvero geniale!

E così nel Capoluogo di Regione il Gruppo della Lega è passato da 6 a 3 Consiglieri; dato che a settembre era uscito pure il Consigliere Asciuti, stufo di essere minacciato di espulsione ogniqualvolta apriva bocca. In altri tempi e in altri partiti si sarebbe cercato un confronto, un chiarimento. Solo che qui non ci troviamo più in un partito vero bensì su “Scherzi a parte”. Una roba che con la politica non c’entra nulla. 

La nascita di “Centro”

Per cui lunedì 8 novembre, prima del Consiglio Comunale, i Consiglieri Cocollini e Montelatici hanno annunciato, assieme al collega Bocci proveniente dal Gruppo Misto, la nascita del nuovo Gruppo consiliare di “Centro”.  Al quale aderirà molto probabilmente anche il suddetto Consigliere Asciuti. Il che farà di “Centro” il Gruppo più numeroso del Centrodestra in Palazzo Vecchio!

“Centro” che pare intenda fare opposizione alla Giunta Nardella ha inoltre quale Capogruppo Ubaldo Bocci. Proprio quel Bocci fortemente voluto da Bussolin come Candidato Sindaco a Firenze e poi immediatamente mollato nel limbo del Gruppo Misto all’indomani di una delle più cocenti sconfitte del Centrodestra.

Colpisce in questa vicenda l’isolamento politico in cui è sprofondato il povero Bussolin insieme agli altri due sopravvissuti all’esplosione del Gruppo leghista. Così come colpisce il fatto che ben tre Candidati Sindaci del Centrodestra a guida leghista – Bocci, appunto, più Pittori a Figline e De Franco a Signa – si siano allontanati in questi anni dalla Lega.

Un fatto politicamente rilevante

Tanto più che gli ultimi due, Pittori e De Franco, erano riusciti per la prima volta a portare in ballottaggio il Centrodestra nei loro Comuni.  E questo conferma come la mancanza di una vera politica, fatta di confronto e discussione e ricerca della qualità nelle idee e negli uomini, impedisca di “legare”, di tenere insieme le persone.

È infatti la pochezza politica dell’attuale Lega fiorentina a deludere e allontanare tanta gente che le si era avvicinata fiduciosa. Non a caso a Firenze e provincia la Lega continua a perdere iscritti, passati dai 682 del 2020 ai 406 del 2021. Così come continua a perdere Consiglieri comunali: oltre ai 3 di Firenze, 2 a Figline, 2 a Lastra a Signa, 1 a Signa, 1 a Scandicci, 1 ad Empoli. Per non parlare della vicina Prato (dove 5 Consiglieri su 6 hanno abbandonato il Gruppo della Lega) o dei Consigli di Quartiere della stessa Firenze, dove l’intero Gruppo leghista del Quartiere 1 se n’è andato. È una emorragia destinata a continuare.

Ed è una situazione che chiama direttamente in causa le responsabilità del Commissario Cittadino alias Capogruppo comunale: quel Bussolin che il Commissario Regionale della Lega, On. Lolini, vorrebbe addirittura premiare nominandolo pure Commissario Provinciale. Probabilmente per acclarati meriti.

Lolini non ne azzecca una

Ma l’On. Lolini, purtroppo, politicamente non ne indovina una. Tanto per dare l’idea: da Candidato capolista della Lega al Comune di Grosseto è riuscito persino nell’impresa di non farsi eleggere piazzandosi tra gli ultimi arrivati. 

Da tutto ciò viene fuori un quadro grottesco, talmente imbarazzante e deprimente da demoralizzare chiunque abbia a cuore le sorti della Lega. Tant’è che l’ex Segretario Provinciale Alessandro Scipioni – un galantuomo che negli anni scorsi è stato il vero artefice della crescita del partito sul territorio fiorentino e che ha sempre cercato di tenere insieme le varie anime e sensibilità della Lega – se n’è andato sbattendo la porta. E contestando la gestione del partito toscano e fiorentino in particolare. Da lui accusato di praticare «l’epurazione arbitraria di chiunque non si allinei o non gli sia gradito». Cosa «moralmente, politicamente e personalmente del tutto inaccettabile».

Una uscita, quella di Scipioni, che ha fatto rumore ma che nessun dirigente della Lega toscana ha avuto il coraggio di commentare. Ad ulteriore dimostrazione dell’impossibilità di aprire un qualsiasi dibattito interno. Eppure sarebbe importante capire perché in Toscana, e specialmente nell’area fiorentina, molti iscritti o militanti stanno andando via. In tanti verso Fratelli d’Italia, considerati più seri e preparati. Ma taluni anche verso un Centro seppur indefinito e da costruire.

Refrattari al confronto

Se i dirigenti locali della Lega parlassero con queste persone per comprendere le loro reali motivazioni, si accorgerebbero che alla base della decisione di andarsene non c’è tanto o soltanto l’insoddisfazione per una linea politica ambigua e confusa. Quanto l’indifferenza per la refrattarietà del partito a qualsiasi scambio o confronto di idee.

Refrattarietà dovuta all’assenza di cultura e di preparazione politica.

Alla base dell’abbandono di tanti c’è insomma un disagio che alla fine si trasforma in rifiuto morale. Non è facile infatti stare in un partito dove non esistono luoghi preposti alla elaborazione e alla discussione di una linea politica. Dove le chat degli iscritti servono solo a comunicare ordini o disposizioni. E dove il massimo della partecipazione consentita consiste nel mettere un like sui post dei soliti capoccioni. O nel recarsi a gazebi montati da volontari la cui passione e generosità meriterebbe di essere meglio rappresentata.

Un partito  vocazione settaria

No, non è facile stare in un partito a vocazione settaria, che a livello locale campa esclusivamente di rendita sul consenso del leader. il cui personale politico è da più parti definito «infimo». Aggettivo che peraltro, alla luce dei recenti accadimenti, rischia di apparire fin troppo generoso.

Non so se Salvini se ne rende conto, ma, in Toscana e a Firenze in particolare, la Lega ha nella scarsa qualità del gruppo dirigente il proprio male oscuro. Un male diventato ormai una emergenza politica. Ora io so, per conoscenza diretta, che al Nord la Lega può vantare un’ottima classe dirigente, composta da gente preparata e competente. Formatasi attraverso dure battaglie politiche e importanti esperienze amministrative.

E mi chiedo perché in Toscana la Lega debba invece rassegnarsi a selezionare il proprio personale politico all’incontrario, ignorando conoscenze e competenze, merito e capacità. Eppure non sarebbe impossibile mettere mano a dei curricula, esaminando esperienze personali e valutando riuscite personali. O più semplicemente guardando effettivamente al lavoro svolto dai singoli.

È probabilmente una questione di volontà, di scelta. Ma allora la faccenda si fa grave. E ci sarà chi se ne dovrà assumere, prima o poi, la responsabilità. Io mi chiedo soltanto, tornando all’area fiorentina, come si possa davvero pensare di diventare credibili interlocutori della Firenze che lavora e produce affidando la conduzione del partito a individui senza arte né parte. O a ragazzotti che da anni vagano per l’università senza mai riuscire a dare esami…

Un grande partito, che è forza di governo e che aspira a guidare il Paese, non può non porsi il problema della qualità della propria classe dirigente. Pena la perdita di credibilità e autorevolezza. Che è quanto sta oggi accadendo alla Lega. Perlomeno a Firenze e in Toscana.        

 

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