Fini il cavallo di Troia della sinistra

Non torni mai chi distrusse la destra

Fini il cavallo di Troia della sinistra.Giorgia Meloni non ha nulla da imparare da Gianfranco Fini. Anzi sono pienamente convinto che Giorgia Meloni possa prendere Gianfranco Fini come un esempio al contrario.

La svolta di Fiuggi

Qualcuno potrà prendere ad esempio la svolta di Fiuggi, per sostenere che se Giorgia Meloni  oggi è a Palazzo Chigi, lo deve a quello che fece Gianfranco Fini nel 1995.

Quel percorso era già segnato e coerente con la politica di Giorgio Almirante. Gianfranco Fini ne fu soltanto l’interprete. Ma il copione non l’aveva certo scritto lui. E lo sdoganamento della destra si rese necessario, dal momento che, caduto il muro di Berlino venne sdoganata la possibilità per quelli che erano in fondo ancora i comunisti  filo sovietici, di andare al governo. Gianfranco Fini si trovò nel posto giusto, al momento giusto.

Ma poi ci mise del suo

Dopo la svolta di Fiuggi sarebbe state necessarie costanti prese di posizione culturale, che comunque difendessero una visione di destra del mondo. L’adattamento ad un contesto diverso, ad un mondo nuovo non può essere l’abbandono dei propri valori di riferimento. Il fascismo era stato liquidato dalla storia. Non da Gianfranco Fini, che non aveva la levatura intellettuale per un’operazione simile.

Perso il riferimento politico di Pinuccio Tatarella, venuto a mancare, e di Domenico Fisichella, con il quale era entrato in urto, Fini dimostrò il suo vero valore. Ossia il non avere spessore. Tutti in politica solitamente portano una maschera. Lui sapeva portarla benissimo. Il problema è che dietro c’era il vuoto. Non una strategia politica. Non una visione culturale del futuro.

Alleanza Nazionale ,PdL,FdI

Il capolavoro politico in negativo venne compiuto dall’ex presidente della camera, con lo scioglimento di AN. Magistrale in questo la ricostruzione di Marco Tarchi nello spiegare il successo attuale di Fratelli d’Italia e l’errore di Fini di allora:

“Molto ha voluto dire il recupero del simbolo della fiamma, giocato come un atto di sfida verso la pretesa di Berlusconi e dei suoi di assorbire e liquidare una storia (grazie anche ai ripetuti errori di Fini, che non ha mai dimostrato sagacia strategica e si è impantanato in un tatticismo condito di smisurate ambizioni personali). Hanno pesato sicuramente anche le scelte di alcuni dei personaggi più noti dell’epoca missina – La Russa in primis – e il fattore-Meloni: una donna, giovane, dinamica e spregiudicata negli atteggiamenti e nell’eloquio: un mix che ha funzionato, facendo ipotizzare a molti simpatizzanti delusi che il loro piccolo mondo potesse ancora avere un futuro.

Cosa potrebbe dare Fini a Meloni

Niente. Questo è quello che ha da offrire Gianfranco Fini a Giorgia Meloni. Il percorso di rinascita della Destra, prescinde da lui. Perché lui scelse la resa culturale alla sinistra, cosa che rappresentò una capitolazione, più che la scelta di persistere. Di lottare per affermare una visione delle cose differente”.

Fini non ha meriti per dove si trova adesso Giorgia Meloni. Proprio perché se Giorgia Meloni si trova lì, questo è avvenuto grazie alla rifondazione di quel partito che Fini aveva scelto di sciogliere. La Meloni ha dovuto riniziare da zero una traversata nel deserto. Ed è arrivata a guidare il primo partito italiano,  perché ha deciso di resistere. Tutto il contrario di Fini che invece si è arreso all’egemonia culturale della sinistra, lasciandola prevalere.

Fini al Colle?

L’ipotesi che la destra potrebbe cercare di mandare l’ex leader di Alleanza Nazionale al Quirinale, avanzata da Edoardo Sirignano, sarebbe la più triste proprio per la destra.

Prima di tutto perché la destra ha preso un ben preciso impegno con gli italiani, sull’elezione diretta del Capo dello Stato. Dunque la vera vittoria della Destra sarebbe solo quella di avere un presidente eletto dagli italiani.

Poi c’è da considerare che un uomo che decide di arrendersi sui valori della famiglia tradizionale, sulla lettura della storia vista veramente da una prospettiva post sessantottina, di piegarsi all’ideologia gender, ed a tutte quelle cause che porta avanti la cultura di sinistra, può essere un presidente rappresentativo solo della sinistra. La migliore vittoria per la sinistra. Avere un presidente  formalmente di destra, che si arrende alle proprie ragioni. Dandogli una legittimità formalmente trasversale.

C’è solo una cosa da fare per la destra con Gianfranco Fini. Ignorarlo. Considerarlo inesistente. Lasciandolo morire in quell’oblio che la sua insipienza culturale e nullagine politica lo ha già condannato a vivere.

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