Elly Schlein mente sapendo di mentire
Cara Segretaria Schlein,
la sua interpretazione dei dati sul referendum appare, a tutti gli effetti, una mistificazione politica. I quesiti sottoposti agli elettori non erano affatto un “referendum su Meloni”, come vorrebbe far credere. Si trattava di abrogazioni tecniche, complesse, in alcuni casi legate a norme approvate anche da governi a cui il Partito Democratico ha partecipato.
Voler piegare il risultato a un confronto politico binario è, semplicemente, scorretto
Lei cita con enfasi i “14 milioni di voti” come un segnale forte contro la destra, ma se prendiamo per buono — per assurdo — questo suo metro di giudizio, allora dovremmo considerare solo i voti favorevoli ai referendum come “voti contro il governo”
Ebbene, proprio sul quinto quesito, quello sulla cittadinanza, il più politico e identitario, i SI hanno superato i NO con il 60% non con l’ 80% come gli altri quesiti, quindi i votanti che hanno sostenuto la politica delle frontiere aperte è pari a 10.000.000 non 14.000.000 tanti sicuramente ma corrispondono al 60% di chi si è espresso e al 19% degli aventi diritto al voto, non esattamente un successo.
Se togliamo quei voti del NO, infatti , contrari dal conteggio complessivo, il totale dei voti favorevoli cioè del SI sarebbe comunque inferiore ai consensi ottenuti dal centrodestra alle politiche del 2022. Quindi, anche a giocare sul suo stesso terreno, il ragionamento si smentisce da solo.
Inoltre, parlare di “campagna di boicottaggio” è un’altra narrazione forzata.
Il mancato quorum è soprattutto il frutto di quesiti poco comprensibili, eccezion fata per quello della cittadinanza per l’appunto, promossi con un approccio ideologico e mal comunicati, questa è la verità del risultato
E se milioni di italiani non si sono recati alle urne, è anche perché hanno ritenuto irrilevanti o sbagliate le proposte in campo. Non si può insultare il silenzio dell’elettore quando non coincide con i propri desideri politici.
Infine, una riflessione seria sul risultato dovrebbe portare non a facili autoassoluzioni, ma a prendere atto del fallimento politico e comunicativo di chi ha promosso questi referendum
I promotori dovrebbero dimettersi e chiedere scusa ai cittadini, perché sono stati spesi milioni di euro pubblici per consultazioni fallite.
Fondi che avrebbero potuto essere destinati a priorità come la sanità pubblica, il taglio del cuneo fiscale o la riduzione del debito — quel debito che voi continuate ad alimentare e ignorare costantemente, incuranti del fatto che a pagarlo saranno le future generazioni, italiane per nascita o per naturalizzazione.
Fossi uno straniero in attesa di cittadinanza, francamente, ci penserei due volte. Perché in questo Paese, più che diritti astratti, dovremmo prima garantire serietà politica e responsabilità economica.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT