E poi ci sono loro: le divise

divise

Le divise sono eroi silenziosi. E per divise non intendo solo polizia, carabinieri, GdF, vigili. Ma anche i pompieri, o meglio detti vigili del fuoco, e i volontari del soccorso.

Sono quelle persone che, se va bene non noti mai. Se va male vengono picchiati e insultati. Ma sono anche quelle persone di cui ti accorgi, in positivo, solo quando ne hai bisogno. E quando ne hai bisogno sono sempre delle situazioni difficili.

Questo articolo mi è venuto in mente guardando il servizio sulla strage di Ravanusa. Nelle immagini apparivano pompieri, carabinieri, personale del 118. Ma nessuno li nominava mai. Eppure ci sono e fanno il loro dovere. Anzi fanno molto di più, perché spesso sottopagati, con materiale scadente e liso, vanno oltre il loro dovere. Accettano turni massacranti, accettano anche incombenze massacranti. Ma lo fanno sempre e comunque.

Non ci sono scioperi, non ci sono proteste. Vengono comandati e fanno. Gerarchia e senso del dovere. Parole incomprensibili per chi li umilia ad andare a controllare i green pass nei ristoranti.

Ebbene, ripensando alle difficoltà dell’anno appena concluso, a quello che hanno passato i nostri angeli silenziosi, cerchiamo di portare più rispetto. Quando vedete passare una divisa, sappiate che fanno un lavoro bellissimo al servizio del cittadino. Ma terribilmente sminuito, specialmente dalle istituzioni che invece dovrebbero sostenerli e incensarli.

Un applauso alle divise, con la speranza che non abbiate mai il motivo o la necessità di doverli ringraziare per il lavoro che hanno svolto per voi.

Ah, e ricordatevi che adesso, come in tutta Europa, il numero da chiamare è 112. E non dite centododici. Abituatevi a dire UNO-UNO-DUE. Un bambino di cinque anni sa digitare 1-1-2 sul telefono, ma non ha idea di che numero sia centododici. E un bambino di 5 anni può anche salvare una vita.

 

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