È partito l’attacco del PD alla famiglia. I bambini obbligatoriamente agli asili nido, perche’ sono dello Stato.

Matteo Renzi, che fa ancora parte del PD fino a prova contraria, e comunque incarna addirittura l’anima “moderata” della sinistra, ha dichiarato a Porta a Porta, nel suo confronto con Matteo Salvini, che gli infanti ‘devono’ andare agli asili nido, e lì li devono portare anche i genitori che non lavorano, che questa sarebbe una sacrosanta verità spiegata dai migliori pedagogisti. In questo è parso più con i falchi che con le colombe.

Il Governatore dell’Emilia, Stefano Bonaccini del  PD ha fatto eco in uno spot elettorale sul denaro messo dalla regione negli asili e, in modo particolare gli asili nido. Ha proposto che in futuro gli asili e i nidi dovranno diventare parte della scuola dell’obbligo. Perché? Perché secondo i risultati dei test Invalsi gli studenti che sono andati al nido sarebbero i più preparati.


Una dichiarazione di guerra alle famiglie, quindi, con un untuoso clima di sospetto verso i genitori, con una precisa preferenza alla educazione di Stato a quella delle famiglie come in “1984” di George Orwell.

Si è iniziato, da sinistra, con la cancellazione della senatrice Monica Cirinna’ della dizione Padre e Madre a favore di Genitore A e Genitore B proposte avallate dal partito democratico, invischiato nella aberrante vicenda di Angeli e Demoni della Val d’Enza, con ventinove iscritti nel registro degli indagati per le complesse vicende relative ai bambini – dieci in tutto quelli confluiti nel fascicolo originario – che sarebbero stati strappati alle loro famiglie naturali ricorrendo a escamotage illeciti messi in atto da operatori dei servizi sociali di Bibbiano, che, secondo gli inquirenti, avrebbero steso relazioni in cui erano evidenziati particolari falsi per mettere in cattiva luce i genitori naturali e poter così disporre l’affidamento coatto dei minori ad altre famiglie. I piccoli venivano sottoposti a sedute di psicoterapia nella sede della ‘Cura’, struttura pubblica di Bibbiano, praticate da operatori del centro privato torinese ‘Hansel e Gretel‘, che avrebbero percepito un compenso orario doppio rispetto a quello medio di analoghi professionisti.
Tra loro c’è il Sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti (per abuso d’ufficio e falso ideologico, ipotesi di reato legate alle procedure amministrative per l’appalto della psicoterapia).


Ce lo chiedono i pedagogisti?
“I bambini preferiscono stare con la mamma e il babbo, e gli asili nido sono solo una triste necessità per genitori che lavorano”, invece che come vorrebbe il PD agli asili nido, obietta all’Agi Mirko De Carli, coordinatore nazionale Alta Italia del Popolo della Famiglia. “Il governo invece di mettere 600 milioni per gli asili nido gratuiti avrebbe fatto meglio – osserva De Carli – a finanziare con un miliardo il reddito di maternità proposto dal Popolo della Famiglia, riconoscendo la maternità come un lavoro a cui spetta un’indennità di Stato”.
In merito agli asili nido obbligatori gli esperti sono in realtà divisi, con buona pace del PD.
Secondo le società europee di pediatria frequentarli sortirebbe alcuni innegabili benefici sia legati alle abilità cognitive, di socializzazione, che legate alla salute. Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini che frequentano il nido sono meno esposti al rischio di ammalarsi, per esempio i bambini che sono andati al nido ad un anno avrebbero un rischio di asma ridotto della metà. Ma la protezione riguarderebbe anche altre malattie come il diabete (un calo del rischio del 40%).
Ma, altrettanto ovviamente, all’inizio, il bambino si ammalerà di più delle più comuni malattie pediatriche, a carico dell’apparato respiratorio e dell’apparato gastrointestinale, questo perché, come spiega l’Associazione Culturale Pediatri, frequentare tanti bambini espone l’organismo a tantissimi virus e il sistema immunitario non ha ancora una memoria immunitaria tale da potersi difendere. Con i rischi del caso di complicanze.
Inoltre per molti esperti, allentare in età così precoce il rapporto tra genitori e bambini potrebbe comportare un innalzamento del rischio di non equilibrato sviluppo psichico e di turbe in età più avanzata. Stabilire come ha fatto nel marzo dell’anno scorso il presidente francese Emmanuel Macron in Francia, che i bambini vadano a scuola dai tre anni in poi risulta francamente mortificante per il ruolo fondamentale che riveste la famiglia, comprensiva di nonni e zii, in Italia, peraltro come riconosciuto dalla Costituzione, spesso tirata in ballo a sproposito, quanto sovente dimenticata quando fa comodo.

I Figli sono dello Stato


Francesca Archibugi, regista e sceneggiatrice dichiaratamente di sinistra, nei giorni scorsi aveva affermato Radio Capital: “Difendo il partito di Bibbiano, a volte è un bene strappare i bambini alle famiglie”, ergendosi e presentandosi come una voce fuori dal coro. “Difendo il partito di Bibbiano, i bambini non sono dei genitori ma dello Stato […]. La famiglia è tante cose, tante quanti sono gli esseri umani, ma a arriva anche ad aberrazioni. Tante volte è stato un bene strappare i bambini dalle famiglie, perché le famiglie possono essere anche un qualcosa di sinistro”.

Concetto ribadito giorni fa dallo scrittore Ferdinando Camon, in  un editoriale sul Corriere della Sera, pur sul sacrosanto tema della obbligatorietà delle vaccinazioni.


L’intento, in realtà, lungi dall’essere rispettoso delle esigenze dei minori, è chiaro. Plasmare i cittadini sin dalla più tenera età alle istanze sinistrorse, disinnescando il rischio che in famiglia i piccoli possano maturare idee fuori dal mainstream e sviluppare un proprio spirito critico.
Un popolo di ripetenti i mantra di Stato, proni ai proclama dei politici di turno asserviti ai poteri economici e pronti a subire bovinamente ogni genere di prevaricazione.
Renzi ha detto che, secondo i suoi pedagogisti, i bambini “dovrebbero tutti” andare al nido; oggi Stefano Bonaccini Governatore dell’Emilia afferma che gli asili devono diventare obbligatori, ovviamente figli di genitori A e B.

Non si tratta dunque di dichiarazioni isolate ma di una precisa strategia, statalista nell’accezione peggiore, che mira a indottrinare ideologicamente i bambini prima e i giovani poi, con l’uso strumentale di personaggi come Greta e dei suoi coetanei, sino alla proposta dei voto ai sedicenni, estromettendo dal percorso formativo ogni ingerenza da parte della famiglia tradizionale, sradicando dai valori del passato una generazione che si vuole essere chiamata solo ad eseguire gli ordini imperativi di una classe politica sempre più orientata alla dittatura ideologica del collettivismo, travestito da ecologismo e multiculturalismo nichilista.

Exit mobile version