E’ crisi nera per l’Italia. Ora lo conferma anche l’ISTAT

E’ la peggiore crisi degli ultimi 120 anni. Ne usciremo? E come?

Lo sapevamo già. Ce n’eravamo ampiamente accorti. Ma adesso è ufficiale. Siamo in una crisi nera, una recessione senza precedenti nell’era contemporanea. L’ISTAT ha fornito le proprie previsioni su alcuni dei principali indicatori macroeconomici e le stime sono pessime.


IL CROLLO DEL PIL

Pur nella sua tipica cautela l’ISTAT ha sentenziato: nel 2020 il PIL crollerà dell’8,3%. Una caduta impressionante. La Banca d’Italia non più di due settimane fa aveva pronosticato un calo massimo del 13% . Conoscendo però la prudenza delle stime dell’Istituto di statistica non è escluso che la riduzione reale si attesterà sulla doppia cifra, più o meno al 10%. Un colpo da KO per un’economia già asfittica come quella italiana, indebolita da un decennio di folli politiche di austerità.

CROLLO DEI CONSUMI E DEGLI INVESTIMENTI

La prima conseguenza del lockdown e della recessione è il crollo dei consumi e degli investimenti. L’ISTAT prevede una riduzione per i consumi delle famiglie dell’8,7% e una contrazione degli investimenti del 12,5%.
I motivi di una così forte diminuzione sono presto detti: la crisi farà perdere il lavoro, e quindi il reddito, a centinaia di migliaia di italiani. L’effetto sarà, da un lato, una riduzione del reddito disponibile per coloro che saranno diventati disoccupati , dall’altro lato, la paura anche per coloro che il lavoro lo avranno mantenuto e che non se la sentiranno di spendere o di fare grandi investimenti. Insomma, la cosiddetta “fiducia dei consumatori” rasenterà lo zero.


UN DATO CHE SEMBRA POSITIVO MA NON LO E’

C’è un dato che sembra migliorare, nelle previsioni dell’ISTAT, e invece è segnale di un grave peggioramento. Il tasso di disoccupazione calerà dal 10% del 2019 al 9,6% di fine 2020. Il problema è che non aumenteranno gli occupati, anzi, quelli caleranno notevolmente. Bensì ci saranno meno disoccupati, che avranno desistito dal cercare lavoro e saranno passati tra i cosiddetti inattivi. Bisogna sapere, infatti, che per le statistiche i disoccupati sono coloro che, pur non avendo lavoro, lo cercano attivamente. Nel momento in cui, ormai sfiduciati, smettono di cercarlo escono dalla categoria dei disoccupati e passano in quello degli inattivi. Nei primi quattro mesi del 2019 più di 500mila persone hanno già abbandonato la ricerca di un’occupazione. E per un’economia nazionale questo è, in assoluto, uno dei più brutti segnali che si possano avere.


LE PREVISIONI PER IL 2021

L’ISTAT per il 2021 ha previsto una parziale ripresa. Un aumento del PIL del 4,6% e un aumento del tasso di disoccupazione al 10%. Segno che gli italiani, riacquistando un po’ di fiducia, torneranno ad offrirsi sul mercato del lavoro. Ma sono previsioni poco attendibili, come ha ammesso lo stesso Istituto quando ha parlato di una quantificazione connotata “da ampi livelli di incertezza”.

NE USCIREMO? E COME?

Davanti ad un quadro a tinte così fosche viene istintivo chiedersi se ce la faremo ad uscirne. Non è facile fare previsioni, perché molto dipende dalle decisioni di un governo che per adesso ha giocato al risparmio. Attendendo direttive e soldi da Bruxelles. Servirebbe una vera cura da cavallo, in pieno stile keynesiano, per far ripartire commercio e industria, ma al momento l’unica cosa che abbonda nell’esecutivo sono le chiacchiere del premier Conte. Ultime notizie parlano di un massiccio intervento della BCE che si è ricordata, improvvisamente, di essere una Banca Centrale. La Lagarde ha annunciato una iniezione di liquidità per 1.300 miliardi di euro. Vedremo se basteranno. Ma ciò che è certo è che da Roma dovranno darsi una svegliata, perché se pensano di far ripartire il mondo produttivo con crediti di imposta e bonus monopattini allora il futuro sarà più nero della pece.

 

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