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Dinah Project: giustizia per gli stupri del 7 ottobre

di Hilary Sechi
10 Luglio 2025
In Esteri
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Dinah Project: giustizia per gli stupri del 7 ottobre
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Dinah Project: giustizia per gli stupri del 7 ottobre

Il 7 ottobre 2023, Hamas ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele.

Oltre agli omicidi e ai rapimenti, già da tempo si denuncia anche un altro orrore: l’uso sistematico della violenza sessuale come arma di guerra

Un uso che, nell’arco di quasi due anni e nonostante le innumerevoli testimonianze, giornalisti, docenti universitari, influencer e persino associazioni nate per denunciare la violenza sulle donne, con in cima alla lista “Non una di meno”, continua a essere oggetto del più feroce negazionismo.

Insomma “Sorella, io ti credo”… ma solo fino a un certo punto

Per rendere giustizia a queste donne, e non solo, è nato appunto il Dinah Project, guidato da esperti legali e nei diritti umani, con l’unico scopo di documentare nero su bianco questi crimini osceni, proponendo tra l’altro un modello legale a dir poco rivoluzionario per riconoscerli e punirli tutti.

Il Dinah Project, la più completa ricostruzione dei crimini sessuali avvenuti durante e dopo l’attacco del 7 ottobre, è nato, sì, per la sete di giustizia di fronte alla brutalità degli attacchi di quel giorno, perpetuati per ore da Hamas e da schiere di civili palestinesi contro i civili israeliani, donne e uomini

Ma è utile anche come punto di partenza per chiunque altro nel mondo abbia subito – e subisce – la violenza sessuale durante i conflitti (CRSV – Conflict-Related Sexual Violence). Ne è un esempio quanto accaduto e accade nel Darfur, dove lo stupro come arma è sistematicamente usato sulla popolazione civile sudanese.

Le fondatrici del progetto sono la professoressa Ruth Halperin-Kaddari, la giudice Nava Ben-Or e l’avvocatessa Sharon Zagagi-Pinhas, le quali hanno utilizzato un approccio giuridico innovativo per superare i limiti dei modelli tradizionali di raccolta prove, spesso inadeguati in contesti di guerra dove molte vittime non sopravvivono o non possono testimoniare

A che conclusioni sono giunte? Di fatto, si conferma quanto già si sapeva ma che in troppi ancora non vogliono ammettere, vuoi perché accecati da qualche forma di ideologia o vuoi perché semplicemente accecati dall’antisemitismo: il 7 ottobre 2023, la violenza sessuale è stata usata da Hamas come arma sistemica e intenzionale non solo in Israele ma anche sugli ostaggi portati dentro Gaza.

Alcuni dei casi documentati riguardano, nello specifico, lo stupro di gruppo e l’omicidio di donne avvenuto in diversi luoghi, soprattutto al festival musicale Nova, alla base militare Nahal Oz, e nei kibbutzim di Re’im, Nir Oz e Kfar Aza. Seguono: il rinvenimento di corpi nudi, legati e mutilati e con inequivocabili segni di violenza sessuale; l’umiliazione della nudità forzata e le minacce di stupro subite da ostaggi — sia donne sia uomini — durante la prigionia a Gaza, nonché altri atti di umiliazione sessuale su ostaggi maschi, compresa la rasatura dei genitali, pratica riconosciuta come Conflict-Related Sexual Violence per cancellare l’identità sessuale

Tutte prove raccolte non solo attraverso la voce dei sopravvissuti, dei testimoni oculari, dei soccorritori, dai medici legali e degli operatori sanitari ma anche attraverso materiale fotografico e video. Insomma, il Dinah Project non è solo un grido di denuncia per tutte le vittime israeliane, in primis le donne, ma costituisce uno strumento giuridico che permetterà finalmente di fare un concreto passo avanti nella tutela dei diritti umani di fronte a questi indicibili crimini di guerra. E potrà essere utilizzato nei tribunali nazionali e internazionali, costituendo il primo passo per riconoscere la Conflict-Related Sexual

Violence per quello che è, un crimine contro l’umanità

Per tutti, nessuno escluso.
Leggi l’intero rapporto qui
https://thedinahproject.org/wp-content/uploads/2025/07/The-Dinah-Project-full-report-A4-pages_web-1.pdf

Leggi anche:

https://www.adhocnews.it/

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Tags: HAMASIN EVIDENZAISRAELEPALESTINASTUPRO
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