Diego Armando Maradona: un mito da non imitare

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la strana povere bianca sul vetro

Non ho mai visto giocare Pelè per questioni anagrafiche, e quindi per me Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore mai visto. Più dei due Ronaldo. Più di Messi. Per fare un semplice paragone, Maradona nel 1986 ha vinto la coppa del mondo da solo (e con l’aiuto della mano de Dios, gol di mano nei quarti di finale contro l’Inghilterra), mentre Messi ha sempre fatto cilecca.

Però Ronaldo e Messi hanno una cosa che Maradona ignorava: sapevano vivere una vita vera. Tolto Maradona dal campo è stato come spegnere un interruttore. Tutto il peggio lo ha fatto lui.

Lasciamo perdere le convinzioni e amicizie politiche come Fidel Castro, Hugo Chàvez e Carlos Menem. Sorpassiamo anche il fatto che era fanatico di Ernesto Guevara. Questo signore nella sua vita è stato il ricercatore più assiduo degli eccessi.

Malavita e evasione fiscale

A Napoli, sua città d’adozione della quale ha pure avuto la cittadinanza onoraria nel 2017, aveva stretto rapporti con personaggi più o meno affiliati alla criminalità organizzata. Il fisco italiano lo aveva accusato per un’evasione di appena 39 milioni di euro.

cosa ci sarà nel sacchettino?

Tutte le volte che Maradona faceva ritorno in Italia, nella sua amata Napoli, la Guardia di Finanza lo aspettava al portellone dell’aereo e gli sequestrava qualsiasi cosa di valore avesse addosso. I Rolex volavano via che era un piacere.

E questo quando prendeva voli di linea, perché nei suoi voli privati… volava ben altro. Diciamo che c’era un polverone non indifferente.

È stata proprio la cocaina la compagna di vita di Maradona. Il suo amore e la sua condanna. Nella vita del 10 sono passate donne e figli, con l’unica costante della polvere bianca. 

Ma non voglio parlare di lui in questo caso, quanto delle persone che ne stanno facendo un esempio da seguire. Perché Maradona deve essere un esempio. Un monito. Di cose da non fare.

E adesso sento uno come De Laurentiis, da cui mi aspetto se non intelligenza almeno raziocinio e buon senso (ma poi mi accorgo che anche lui ha alcune debolezze), che propone il cambio di nome dello stadio di Napoli.

Il San Paolo, che porta appunto il nome di un santo, deve essere ribattezzato nel nome di un cocainomane, alcolizzato, evasore fiscale e con figli sparpagliati per il globo? Se a Napoli pensano che questo possa essere di esempio per le loro generazioni future, mi sa che abbiamo un problema.

 

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