Da Bossi a Salvini, ecco i 30 anni di storia della Lega Nord

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Da oggi la Lega cambia volto. Il verde del Carroccio autonomista, fondato da Umberto Bossi nel 1989, lascerà spazio al blu della Lega sovranista di Matteo Salvini.

Gli albori della Lega Nord

La Lega Nord chiude per sempre, avendo lasciato un segno indelebile nella storia politica italiana. Una storia che vede Umberto Bossi come assoluto protagonista sin dal 1979 quando l’incontro con Bruno Salvadori, leader del partito autonomista Union Valdotaine, lo porta ad abbracciare la causa federalista. Il 12 aprile 1984 nello studio di un notaio di Varese, Franca Bellorini, sancisce la nascita della Lega Autonomista Lombarda, alla presenza di Bossi, della sua futura prima moglie, di suo cognato e di altre tre persone.

Il simbolo era quello di Alberto da Giussano, condottiero che nel 1176 guidò la Lega Lombarda contro l’imperatore Federico Barbarossa nella famosa battaglia di Legnano. Bossi, tre anni dopo, diventa il ‘Senatur’ dopo essere stato eletto a Palazzo Madama da segretario della Lega Lombarda, nuova denominazione dell’embrione della futura Lega Nord, partito che nasce ufficialmente solo il 4 dicembre 1989. I fondatori del nuovo movimento sono Umberto Bossi, Franco Castellazzi e Francesco Speroni per la Lega Lombarda, Franco Rocchetta e Marilena Marin per la Liga Veneta, Gipo Farassino per Piemänt Autonomista, Bruno Ravera per Union Ligure, Giorgio Conca e Carla Uccelli per la Lega Emiliano-Romagnola, Riccardo Fragassi per Alieanza Toscana.

Il boom degli anni ’90 e l’ideale federalista

Il 20 maggio 1990 si celebra il primo raduno dei leghisti a Pontida, paese in provincia di Bergamo dove nel 1176 nacque la Lega Lombarda di Alberto da Giussano. Lo scoppio dell’inchiesta Tangentopoli non scalfisce la Lega nonostante Bossi venga condannato a 8 mesi nel Processo Enimont. Alle Politiche del ’92 il Carroccio balza all’8,5% ed elegge 55 deputati e 25 senatori, incrementando i propri voti del 7% rispetto a cinque anni prima. “Io sono convinto che questo movimento sia il risultato del lavoro generoso di migliaia di uomini e di donne che si vogliono bene. Che vogliono bene alla città dove vivono, alla nazione cui si sentono di appartenere. Il bambino è cresciuto, ha imparato a camminare con le sue gambe. Ma bisognerà lavorare ancora perché diventi adulto e realizzi le sue ambizioni”, dirà Umberto Bossi a Daniele Vimercati che nel ’92 scrisse il libro ‘Vento del Nord’. Alle amministrative del 1993, invece, si segnala la vittoria del leghista Marco Formentini alle Comunali di Milano, a scapito del candidato del centrosinistra Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto, ucciso della mafia 11 anni prima. Questi sono gli anni in cui la Lega si fa portavoce delle istanze del Nord e dell’ideale federalista che Gianfranco Miglio, politologo e professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, traduce in una proposta di riforma costituzionale. Il progetto era quello di trasformare l’Italia in una nazione formata da 3 macroregioni (Nord, Centro e Sud) e dalle 5 Regioni a statuto speciale.

Dal primo governo Berlusconi alla ‘secessione’

La Capitale, ‘Roma ladrona’, diventa così il luogo dove cercare di attuare il federalismo fiscale e impostare una nuova linea nelle politiche sull’immigrazione. Le elezioni Politiche del 1994 e l’alleanza con Silvio Berlusconi sembrano essere l’occasione giusta per centrare questo obiettivo. La coalizione di centrodestra, composta al Nord dal Polo della libertà (Forza Italia, Udc e Lega Nord) e al Sud dal Polo del Buongoverno (Forza Italia, Udc e Alleanza Nazionale), vince le elezioni e Berlusconi forma il suo primo governo. Irene Pivetti viene eletta presidente della Camera, mentre Roberto Maroni diventa ministro dell’Interno, Giancarlo Pagliarini va a guidare il Bilancio e Vito Gnutti all’Industria. Francesco Speroni è ministro delle Riforme Costituzionali e Domenico Comino è il titolare del dicastero delle Politiche Comunitarie. La riforma delle pensioni, però, causa la caduta del primo esecutivo Berlusconi e Bossi nel ’95 stipula insieme a Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione, segretari rispettivamente del Pds e del Ppi, il ‘patto delle sardine’ con cui si suggella la nascita del governo tecnico di Lamberto Dini. In alcuni Comuni del Nord, il Carroccio si allea con il Pds e D’Alema ammette: “Tra la Lega e la sinistra c’è forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola”. In realtà, però, nella metà degli anni ‘90 Bossi attua una svolta secessionista e il 15 settembre del ’96 presenta la Dichiarazione d’indipendenza della Padania. Le camicie verdi diventano la seconda pelle dei leghisti e nel ’97 nasce persino il ‘Parlamento del Nord’ dove un giovanissimo consigliere comunale di Milano, Matteo Salvini, è il rappresentante dei ‘comunisti padani’.

Nel 1996 la caduta del governo Dini porta il Paese alle elezioni anticipate che fanno segnare un nuovo exploit per la Lega che, dopo la rottura tra Bossi e Berlusconi, corre in solitaria, superando il 10%. Il partito di Bossi assume una nuova denominazione: “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”, ma il risultato delle elezioni Europee del ’99 risulta essere alquanto deludente. Il Carroccio crolla al 4,5% e l’opposizione ai governi di centrosinistra riporta Bossi e Berlusconi dalla stessa parte. Le vittorie alle Regionali del 2000 sanciscono la ricomposizione del rapporto tra i due leader e determinano la caduta del governo D’Alema. Un anno dopo la Casa delle Libertà, la nuova alleanza di centrodestra, stravincerà le Politiche e nel 2002 viene emanata la nuova legge sull’immigrazione, la cosiddetta Bossi-Fini. Il ‘Senatur’ ricopre la carica di ministro per le Riforme fino al 2004, quando viene colpito da un ictus e Roberto Calderoli prende il suo posto. Nello stesso anno il leader del Carroccio viene eletto a Bruxelles, nonostante la Lega ottenga un deludente risultato: appena il 5%. Due anni dopo Bossi subisce la sconfitta più grande: gli italiani, con il referendum costituzionale, bocciano la devolution.

La Lega passa ai ‘barbari sognanti’ di Roberto Maroni

Conclusasi l’esperienza del secondo governo Prodi dopo appena due anni, le elezioni anticipate del 2008 riportano il centrodestra al governo e la Lega all’8%. Nel IV Governo Berlusconi entrano Bossi alle Riforme per il Federalismo, Calderoli alla Semplificazione Normativa, Maroni all’Interno e Luca Zaia alle Politiche agricole. Il consenso per la Lega, in questi anni, cresce ancora, tanto da raggiungere il 10% alle Europee del 2009 e conquistare, poi, nel 2010 la guida del Piemonte con Roberto Cota e del Veneto con l’allora ministro Zaia. La caduta del governo Berlusconi riporta il Carroccio all’opposizione dal momento che i leghisti non votano la fiducia al governo Monti. L’inchiesta sul tesoriere Francesco Belsito e sulla famiglia Bossi causa un nuovo crollo di consensi e le dimissioni del ‘senatur’ alla segreteria del partito. Una sentenza dirà, poi, che la Lega Nord dovrà restituire allo Stato ben 49 milioni di finanziamenti pubblici usati per scopi privati. Maroni e i suoi ‘barbari sognanti’, con tanto di scope in mano, prendono quindi la guida della Lega fino al 2013 quando l’ex ministro dell’Interno viene eletto presidente della Regione Lombardia.

La segreteria di Matteo Salvini: la Lega diventa sovranista

Al suo posto arriverà Matteo Salvini che avvierà la trasformazione della Lega da partito secessionista a movimento sovranista, raccogliendo voti anche nel Centro-Sud. Un’operazione di restyling politico-culturale che si compie con la nascita della lista ‘Noi con Salvini’ e la manifestazione del 2015 a Roma, in piazza del Popolo, alla presenza anche di esponenti di Fratelli d’Italia e di Casa Pound. Salvini fa sue le istanze antieuropeiste che Marine Le Pen porta avanti già da tempo in Francia. Ora il nemico numero uno non è più il Meridione statalista e assistenzialista ma l’Ue degli euroburocrati che ci impongono politiche di austerity difficili da digerire. Nel 2017 Calderoli fonda la “Lega per Salvini Premier” dove sparisce la parola ‘Nord’ e ogni riferimento all’indipendenza della Padania. La ‘nuova Lega’ conquista il Sud e alle politiche del 4 marzo 2018 supera il 17%, diventando il terzo partito dietro al Pd e al M5S. Il resto è praticamente storia dei nostri giorni: Salvini stipula un “contratto di governo” con il M5S e diventa vicepremier e ministro dell’Interno del primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Alle elezioni Europee dell’estate del 2019 la Lega, che aveva già vinto tutte le elezioni Regionali disputatesi fino a quel momento (Molise, Friuli, Abruzzo, Sardegna e Basilicata), diventa primo partito col 34%. Le frizioni con gli alleati pentastellati aumentano e le divergenze sulla Tav diventano la classica goccia che fa traboccare il vaso. Il governo cade e la Lega di Salvini passa all’opposizione. Con il Congresso di oggi si consuma l’ultimo atto di un percorso che vede la Lega Nord tramutarsi in una sorta di ‘bad company’ che vedrà Umberto Bossi nominato “presidente a vita” e “l’indipendenza della Padania” come “finalità del movimento”, così come prevede l’articolo uno dello Statuto. La possibilità di avere la ‘doppia tessera’, però, di fatto, porterà a un prosciugamento definitivo della Lega Nord in favore della ‘Lega per Salvini premier’.

 per www.ilgiornale.it

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