Coldiretti: “Regolarizzare i migranti non risolve i problemi dell’agricoltura”

Coldiretti

Coldiretti – L’intesa raggiunta sulla regolarizzazione dei migranti non è risolutiva dei problemi del mondo agricolo anche per i tempi che non combaciano con quelli delle imprese. Lo afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che nelle campagne le esigenze sono immediate mentre per la regolarizzazione ci vorrà tempo.

PARLA COLDIRETTI

“Per questo – sottolinea Prandini – è necessaria subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. Dobbiamo ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne. Siamo in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione.”

“Le imprese agricole – continua Prandini – hanno bisogno anche di professionalità ed esperienza. Vogliono il coinvolgimento delle stesse persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Non per tutti i lavori in agricoltura ci si può improvvisare. Per la maggior parte serve manodopera formata e qualificata, dalla potatura alla guida dei mezzi agricoli. Va immediatamente aperto un canale di collaborazione con Paesi come la Romania, da dove viene circa 1/3 dei lavoratori stagionali impegnati nelle campagne italiane con i quali nel tempo sono stati stabiliti rapporti fiduciari.

Decine di migliaia di lavoratori rumeni sono già potuti tornare a lavorare nelle campagne della Germania e della Gran Bretagna. Questo è stato possibile grazie ad accordi tra i diversi Paesi che hanno utilizzato i “corridoi verdi” per la libera circolazione degli stagionali agricoli all’interno dell’UE durante l’emergenza coronavirus. Lo stesso Governo francese, al fine di far fronte alla carenza di manodopera agricola, ha annunciato la riapertura delle frontiere per permettere ai lavoratori europei di entrare in territorio francese per prestare la propria collaborazione nei campi. Con il blocco delle frontiere in Italia, secondo la Coldiretti, sono venuti a mancare circa duecentomila lavoratori stranieri assunti regolarmente, che arrivavano temporaneamente in Italia per la stagione di raccolta per poi tornare nel proprio Paese.

IL PROGRAMMA DEI RACCOLTI

Dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) con l’aprirsi della stagione i prodotti di serra hanno lasciando il posto a quelli all’aperto. Partendo dal sud per arrivare al nord. Le raccolte di frutta sono partite con le ciliegie in Puglia. A seguire partirà la raccolta delle albicocche. Poi prugne e pesche. Sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, grazie ai tempi di maturazione differenziati delle diverse varietà, fino a settembre. A maggio è iniziata la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia. In giugno le prime pere, ad agosto le prime mele e l’inizio della vendemmia mentre a ottobre– conclude la Coldiretti – inizia la raccolta delle olive e a novembre quella del kiwi.

IN POCHE PAROLE

L’associazione degli agricoltori italiani ci dice che il provvedimento della Bellanova, con annesse lacrime, non è ciò che serviva realmente alle imprese italiane.  Considerate le istanze e i suggerimenti di Coldiretti, per quale motivo non si è seguita la linea suggerita dalla categoria? La sensazione di trovarsi di fronte ad una gigantesca sanatoria per i clandestini africani, data da ragioni politico-ideologiche più che relative al lavoro, pare essere sempre più concreta.

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