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Home Attualità

Chiede dispositivi di protezione dal coronavirus: licenziato dalla cooperativa

di Redazione
9 Aprile 2020
In Attualità
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LICENZIATO
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Licenziato per aver denunciato la carenza di dispositivi di protezione individuali. E’ la denuncia del sindacato USB relativa al licenziamento di un dipendente della Cooperativa ATI. Cooperativa che svolge l’attività nella raccolta della spazzatura porta a porta in diverse province toscane.

RICHIESTA DI MISURE DI SICUREZZA.

Sarti, impiegato in alcuni comuni del Mugello, si era rivolto l’11 marzo ad un quotidiano on line mugellano. Contestava il fatto che, in piena pandemia, l’azienda non avesse ancora predisposto le necessarie misure di sicurezza. Misure come guanti, mascherine, ma anche sanificazione dei mezzi e degli spogliatoi.

Il dipendente aveva raccontato al quotidiano di richieste inascoltate e continui rimpalli dei responsabili. Nel suo racconto Sarti aveva anche parlato dell’impossibilità di conferire con il proprio sindacato, la CGIL. Il licenziato, infatti, era anche rappresentante sindacale.

La conclusione di tutto, almeno per ora, è quella che già sapete: il licenziamento.

ALTRI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI.

Sempre secondo quanto riferisce l’USB, il licenziamento di Sarti non è l’unico provvedimento disciplinare preso da ATI in questo periodo. Almeno altri quattro operatori , infatti, rischierebbero la sanzione più dura. Il 23 marzo, in Valdera, si erano rifiutati di svolgere il servizio senza gli adeguati dispositivi.
A meno che ATI non torni sui propri passi, la vicenda di Sarti e dei suoi colleghi finirà in tribunale. E la risonanza mediatica non sarà indifferente.

PROBLEMA NON SOLO PER ATI.

Una bel problema per la Cooperativa ATI. Società che opera con circa 115 addetti e un parco veicolare di 65 automezzi. Ma sarà un bel problema anche per le società di gestione dei servizi ambientali che hanno concesso in appalto ad ATI parte dei loro servizi. ALIA e Geofor su tutte.

RILEVANZA POLITICA.

L’intera vicenda rischia di diventare un boomerang anche per i comuni soci nelle società che hanno concesso l’appalto ad ATI. Insomma, una vicenda di natura sindacale rischia di trasformarsi velocemente in una vicenda politica.
Una vicenda che potrebbe evidenziare parecchie criticità nella gestione dei servizi pubblici appaltati in Toscana.

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Tags: CORONAVIRUSPRIMO PIANOTOSCANA
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