C’era una volta un Conte, anzi un BisConte

La leggenda dimenticata del BisConte, dello scudiero Casalino e del Drago bicefalo

C’era una volta un Re, anzi un Conte.

Ma che dico, un BisConte: il BisConte di Volturara Appula.

Sempre era pronto alla tenzone: dalla parte di chi non importava. La sua spada era al servizio di chi la desiava. “O Francia o Spagna purché se magna” il suo motto.

BisConte sine macchia sul cimiero e sulla mascherina, et sine paura.

Il suo mantello da Conte era giallo verde, ma che dico: rosso giallo. Ma che dico: arcobaleno.

Così non facea torto a niuno.

Avea dipinto dei colori arcobaleno tutte le magioni dei sudditi, ove li confino’ per lo imperversar dello mortal morbo.

Ei appariva magicamente ai suoi sudditi ogni sera, impartendo ordini sul loro misero destino.

Et quelli respondean festanti con gran baccano dai balconi. Suonando chiarine et corni et tamburi di pelle d’asino.

La sua “Bodenza di fuogo” era impareggiabile, la sua loquela degna del suo nobile lignaggio.

Pronto era sempre a cercare “responsabili” nei mercati delle vacche di tutta la Contea, pur di continuare la sua missione.

Ma un giorno tristo non li trovo’.

Quel giorno cessò di apparire, nello sgomento del suo popolo. Le sue apparizioni erano attese in tutta la Contea dalle pulzelle attempate che bramavano di essere deflorate dal loro Signore e padrone BisConte. I loro mariti le avrebbero offerte volentieri quale ius primae noctis, et pure le notti dopo.

Ei però avea occhi solo per la bionda Madonna Olivia, la figlia del locandiere; ella spesso era importunata da Bruto, ma il Nostro era sempre pronto a difenderne l’onore con un barile di spinaci e a prenderla per mano con il non meglio precisato nipote Pisellino.

Un brutto giorno il BisConte decise di abbandonare il Castello: tutti i cortigiani si affacciarono ai merli della Fortezza del Palazzo per acclamarlo.

Ma quale sortilegio lo sottrasse alla amata Contea ed all’amore delle sue pulzelle?

Il fido scudiero dello Conte

Ei scomparve dalla Contea per combattere un fiero e bestiale nemico.

Eppure non era solo nella sua battaglia.

Alla pugna lo accompagnava il fido scudiero Casalino da Frankenthal.

Figura equivoca e burlonesca, più adatto alle messinscene e alle Feste del Castello, lo accompagnava ovunque.

Tale giullare gli era fedele come un’ombra, utile come la stessa.

Il prode scudiero organizzò il suo addio in una Piazza sguarnita dietro un misero tavolaccio da osteria e fu per questo evirato dal BisConte, al grido di “tu vile traditore“.

Né lui né il di lui favorito Juan peraltro se ne accorsero né curarono.

La fiera bestia

Ma chi, chi poté detronizzare il Bis Conte dimezzato? Chi sconfiggerne la prode fierezza?

Ad attrarlo fuori dal Castello, con un incantesimo, fu il villano Renzo da Rignano, adepto della fiera bestia bicefala, il Drago Doppio.

Il Drago Doppio, figlio della Dea Europa, lo aspettava fuori le mura.

Il BisConte sguainò la sua spada ma il Drago fatato, dalla doppia testa, scatenò una tempesta di fuoco. La contea “Bodenza” nulla poté, apparendo ben misera in confronto a quella della fiera bestia.

Lo Drago Doppio fu aiutato nella sua impresa, oltre che dagli inganni del villano Renzo, dall’intervento dell’Elevato Grillo Gotico e dalle preci di San Salvino del Rosario.

Con un sortilegio del Mago Bianco dello Sacro Colle, il Drago Doppio infine trionfo’ e si stabilì nel maniero del BisConte, che decreto’ la resa sua con bronzea campanula.

Ricavato dal suo sangue, mille e mille cerusici infusero nei sudditi un filtro che, alfine, dono’ la guarigione dallo nero morbo.

Negli anni a venire il Drago Doppio regnò sulla Contea con saggezza e portò la pace.

Sul BisConte di Volturara Appula, Madonna Olivia e il Casalino da Frankenthal, calò oscura l’ombra dell’oblio.

Niuno osò più favellar delle sue gesta; le sue pulzelle negarono persino di averlo mai visto, molti affermarono che non era mai esistito; chi lo sosteneva fu messo al rogo per eresia et stregoneria.

Ma non avean fatto i conti con i poteri demoniaci della Strega Rossa Zingaretta da Montalbano, divoratrice di neonati come i suoi avi delle steppe. E dei suoi nemici: lo Cavaliere Nero Silvio da Arcore e Can Yaman lo Saracino.

Ma questa, se vorrete, è un’altra storia..

 

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