Catcalling, l’ultima idiozia del politically correct viene dagli States

catcalling

L’ultima idiozia del politically correct e del Metoo viene anch’essa dagli States e si chiama catcalling. Riguarda le molestie di strada e in particolare i fischi rivolti alle ragazze che passano, magari mentre fanno jogging, come è stato il caso di Aurora Ramazzotti, la figlia di Eros. Un’usanza, questa, che credevo sepolta in un’era geologica precedente, che risaliva alla mia infanzia in un paese al sud. Farla ora diventare bullismo, elevarla a emergenza sociale, invocare i diritti e il rispetto della persona violata e addirittura attrezzare una macchina giuridica per colpire queste desuete inezie, è il delirio di correttezza del nostro tempo.

Legge Zan

Anche quest’infimo, volatile apprezzamento è stato usato per dar manforte alla legge Zan riproposta in Parlamento. Un’altra legge speciale per colpire l’omotransfobia, l’oltraggio alle donne e alle cosiddette categorie vulnerabili. Come molti altri passi che l’hanno preceduta, anche questa legge sovrappone un giudizio morale e una certificazione ideologica alla realtà e alla giustizia. Serve per sancire lo spartiacque tra i moderni e gli arretrati, i progrediti e i rozzi, i sensibili e gli orchi; e serve per confermare un’adesione, proseguire la pulizia etica ed esprimere un giudizio morale in forma di legge. A me sembra una nociva idiozia e vi spiego il perché.

Innanzitutto è un atto di sfiducia verso l’ordinamento giuridico, la Costituzione e le legge vigente: è come accusarla di non averci badato, di essere rimasta indietro, superata dal presente, e aver sottovalutato questo aspetto che appare loro così urgente e fondamentale, al punto da porvi riparo addirittura in epoca di emergenza sanitaria.

In realtà qualunque vero reato punito dalla legge Zan era già punibile a norma di legge: offendere o violentare una persona non ha bisogno di ulteriori leggi speciali, bastano quelle ordinarie. Gli ordinamenti migliori sono quelli che hanno poche, chiare leggi senza zone d’ombra per le interpretazioni capziose e che possono applicarsi non a specifiche categorie o casi straordinari ma universalmente, per tutti. Sentire il bisogno di una nuova legge è già un atto di accusa verso presunte carenze del nostro ordinamento legislativo e giuridico.

Il muro di diffidenza che si sta costruendo giorno dopo giorno tra sessi e tra persone

Ma se per colpire i reati commessi da chi viola e offenda le persone per ragioni di sesso e orientamento, bastano le leggi vigenti, allora cosa va a colpire questa legge speciale se non il reato di opinione annesso, inteso come “il brodo di coltura” di tali reati? E cosa di fatto sancisce se non la protezione speciale di alcune categorie, perdendo così l’universalità delle leggi, valevoli per tutti?

Ci sono stati, è vero, correttivi alla legge Zan in corso d’opera che ne hanno ridotto la portata liberticida, ma l’impianto resta. E’ una legge puntata contro chi ritiene che l’ordine naturale, la famiglia, la realtà della vita siano da salvaguardare dalle ideologie e dalle norme del politically correct. Siamo alla statalizzazione degli orientamenti sessuali, all’intervento pubblico nella sfera intima, al protezionismo omotransessuale di Stato.

Ma c’è un effetto peggiore, che mi pare ancora più grave degli altri due. È il muro di diffidenza che si sta costruendo giorno dopo giorno tra sessi e tra persone. Ne ho avuto ennesima prova dal vivo, conversando con la figlia di un’amica allevata a scuola, dai social e dall’ambiente circostante all’idolatria del Metoo e alla diffidenza verso i maschi.

Per la ragazza la cosa più grave che possa accadere è che un ragazzo la infastidisca facendole apprezzamenti. Sono disposte a farsi trattare come pupazzi dal sistema, dalla pubblicità, dalle fabbriche del consenso ideologico; a farsi manipolare e derubare la giovinezza, la bellezza, l’amore, la memoria storica, il sapere, la realtà, la verità, ma guai se i ragazzi feriscono i loro diritti e la loro dignità fischiandole mentre corrono…

Metoo

Il mondo con gli occhi del Metoo è visto in cagnesco, l’altro sesso è la bestia che insidia la tua dignità. Apartheid di genere, separazione dei sessi. Il teoremino che hanno imparato è: si comincia con le carezze, poi si arriva alle botte. Infatti il tormentone “così cominciò Hitler” vale anche in questo ambito: se qualcuno esprime un’idea difforme la formula per metterlo fuori legge e fuori umanità è “così cominciò Hitler”. Se un partito non conforme ha più voti di tutti, scatta il “così cominciò pure Hitler”. Pubblicheranno la foto di Adolf bambino che fa la prima comunione e diranno “così cominciò Hitler” per suggerire la sequenza inevitabile tra la prima comunione e lo sterminio.

In un fischio a una passante si vede già l’inizio di uno stupro; in ogni apprezzamento si vede il maschilismo all’opera che poi muterà in sessismo e infine in violenza e sottomissione della donna (permessa però agli islamici). Non si distingue più tra corteggiamento e stalking. Se è vero che i femminicidi cominciano spesso da dolci storie d’amore, non è vero il contrario, che lo sbocco delle storie d’amore siano i femminicidi. Decine di casi, e perfino migliaia di abusi, non sono paragonabili a milioni di casi in cui i rapporti di coppia proseguono senza abusi né violenze.

Che società stiamo disegnando con questa sindrome del sospetto e i recinti tra sessi? Il suggerimento sottinteso è: meglio farsela con le persone del tuo stesso sesso, si hanno meno rischi, c’è più feeling. I muri cadono per i migranti ma si innalzano tra i sessi. Quanto incide questa istigazione separatista a rifugiarsi poi in esperienze omosex e lesbiche, ritenute più sicure, non ostili, e perciò favorite da leggi, modelli e campagne pubbliche? Che brutta umanità si sta disegnando con queste leggi del sospetto e con le barriere di genere…

MV, Panorama n.16 (2021)

 

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