Cala il sipario anche su questo governo. Dal 1946 una repubblica fallita condotta da falliti che creano falle

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 02-08-2019 Roma Politica Palazzo Chigi - Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontra la presidente eletta della Commissione Europea Ursula von der Leyen Nella foto Ursula von der Leyen, Giuseppe Conte Photo Roberto Monaldo / LaPresse 02-08-2019 Rome (Italy) Chigi palace - Prime Minister Giuseppe Conte meets whit the president of the European Commission Ursula von der Leyen In the pic Ursula von der Leyen, Giuseppe Conte

Matteo Salvini accelera. Cala il sipario sul breve governo con il Movimento 5 Stelle: “Inutile andare avanti a colpi di no e di litigi, come nelle ultime settimane, gli Italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di ‘Signor No’“.

Niente rimpasti, governare così è impossibile. Le differenze sono troppe e riguardano l’economia, la politica interna e pure quella estera. Ma, soprattutto, riguardano il fatto che il Movimento 5 Stelle si è trasformato nel partito del no, incapace di comprendere ciò di cui il Paese ha bisogno (vedi il caso Tav). “Non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni“, fa sapere Salvini che poi prosegue: “L’ho ribadito oggi al presidente Conte: andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav e dai ripetuti insulti a me e alla Lega da parte degli ‘alleati’, e restituiamo velocemente la parola agli elettori“.

I parlamentari leghisti si dovranno accontentare di fare delle vacanze romane: “Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona) possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di Italiani“. La strada sembra dunque tracciata. E la prossima mossa tocca al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. 

Un governo Lega-Fratelli d’Italia, probabile esito delle urne, garantirebbe sicuramente maggiore stabilità ed un indirizzo politico condiviso. Senza il rischio di battibecchi ideologici. 

Detto questo, dobbiamo fare per l’ennesima volta un’amara considerazione: viviamo in un Paese in cui i governi sono due, l’anno. Autunno/inverno e primavera/estate. Possibile che in settant’anni la Repubblica Italiana – nata nel 1946 ma perfezionatasi a tutti gli effetti nel 1948 con la Carta costituzionale – abbia sfornato 65 governi e si prepari allegramente al 66esimo, come se nulla fosse? 

Dove può andare una nazione che gira su sé stessa come una trottola? Da nessuna parte. Come le trottole fa la buca dove gira, e noi persone comuni ci finiamo dentro, e ci saremmo anche abbondantemente rotti i coglioni. Scusate il francesismo.

 

Exit mobile version