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Attentato a Mosca, ucciso il generale Fanil Sarvarov: la violenza non costruisce legittimità

di Alessandro Scipioni
23 Dicembre 2025
In Esteri
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Attentato a Mosca, ucciso il generale Fanil Sarvarov: la violenza non costruisce legittimità
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Attentato a Mosca, ucciso il generale Fanil Sarvarov: la violenza non costruisce legittimità

L’attentato avvenuto a Mosca, costato la vita al generale russo Fanil Sarvarov, rappresenta l’ennesimo episodio di una guerra che sembra allontanarsi sempre più da qualsiasi prospettiva di soluzione politica

L’esplosione di un ordigno, secondo le autorità russe, sarebbe riconducibile a un’azione mirata, con sospetti che ricadono sui servizi ucraini, anche se al momento non vi sono rivendicazioni ufficiali né prove definitive.

Al di là delle responsabilità dirette, che spetterà agli inquirenti accertare, resta un dato politico e morale che non può essere ignorato: la legittimità internazionale non si ottiene attraverso attentati terroristici.

Ognuno è libero di interpretare il conflitto secondo le proprie convinzioni, ma è difficile sostenere che azioni di questo tipo possano rafforzare una posizione negoziale o conferire maggiore autorevolezza a chi le compie

La guerra, per quanto drammatica e ingiusta, si combatte sui campi di battaglia, non con autobombe piazzate in contesti urbani, né con operazioni che ricordano metodi tipici del terrorismo.

Queste azioni non possono essere equiparate a una guerra convenzionale e non rappresentano un mezzo legittimo per ottenere vantaggi politici o militari duraturi.

Al contrario, finiscono per indebolire la posizione di chi le utilizza, soprattutto sul piano morale

L’attentato di Mosca richiama inevitabilmente alla memoria l’uccisione di Dar’ja Dugina, un episodio che aveva già sollevato forti interrogativi sulla deriva del conflitto e sull’uso di strumenti che colpiscono persone al di fuori di un confronto diretto sul fronte. Anche allora, come oggi, il risultato non è stato un avanzamento verso la pace, ma un ulteriore irrigidimento delle posizioni e un’escalation della tensione.

Se Kiev ambisce a sedersi a un tavolo di pace in una posizione di forza, soprattutto sul piano etico e politico, non saranno gesti di questo tipo a garantirle una seria legittimazione internazionale

Gli attentati contro singole figure, contro infrastrutture strategiche come oleodotti, o contro giornalisti, non costruiscono consenso né aprono spiragli di dialogo: alimentano solo una spirale di vendette e sospetti.

In un mondo stanco di guerre, le parole del Santo Padre continuano a intercettare un sentimento diffuso tra i popoli colpiti dai conflitti: il desiderio profondo di una pace duratura e stabile.

Una pace che, certo, deve poggiare su basi giuste e credibili, ma che non può nascere dall’uso del terrore come strumento politico

L’attentato di Mosca, dunque, non è solo un fatto di cronaca nera o di intelligence. È un segnale inquietante di quanto il conflitto rischi di perdere ogni riferimento morale e giuridico. Ed è anche un monito: finché si continuerà a credere che le bombe possano sostituire il dialogo, la pace resterà un obiettivo sempre più lontano.

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Tags: ATTENTATOMOSCAPRIMO PIANORussiaUCRAINA
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