Assegnata la scorta a Valerio Carocci, per averla alle volte basta una pizza

VALERIO CAROCCI

Valerio Carocci, la scorta val bene una pizza.

Era il 3 Settembre del 2018 quando il ministero dell’Interno, allora guidato da Matteo Salvini, revocò la scorta al Colonnello De Caprio, il Capitano Ultimo, per “mancanza di segnali di concreto pericolo”.

Dopo una sospensione del provvedimento e la conseguente riconferma, il 21 Febbraio di quest’anno il Consiglio di Stato ha deciso per la conferma della scorta. Ed ha indicato anche la “necessità di effettuare un’istruttoria più approfondita”.

E’ risultata inspiegabile ed ingiustificata la revoca della scorta. Perciò ci si è subito mobilitati per supportare l’uomo che permise l’arresto di Totò Riina; tra il silenzio della maggior parte delle anime belle, perché quelle si spendono solo quando ci sono passerelle, guadagni o interessi di vario genere.

Rita Dalla Chiesa, figlia del Generale ammazzato dalla mafia ed amica del Capitano Ultimo, pose una domanda; più che legittima: quali sono i motivi per i quali la scorta viene considerata irrinunciabile per un Saviano e revocabile per Ultimo? Posto che per lei dovrebbero averla entrambi – dichiarazione che mi è parsa più volta ad evitare polemiche dai soliti noti che sincera – perché, se bisogna proprio rinunciare ad un servizio, quello sacrificabile è quello relativo ad Ultimo?

Non provo simpatia per lo scrittore partenopeo. Ammettiamo che la scorta gli serva davvero – cosa di cui dubito –; gli serve perché potrebbe essere attaccato dalla camorra, in seguito a quello che ha eviscerato nei suoi libri? Ma sono tutte cose già note, scritte e ribadite da altri giornalisti ben prima di lui. Cosa che rende inspiegabile ai miei occhi tutta questa protezione in assenza di minacce eclatanti.

Io mi limito a non capire secondo quale logica uno scrittore dovrebbe essere più esposto al pericolo dell’uomo che arrestò il capo della Mafia.

Alla luce di questo preambolo, mi risulta ancora meno concepibile la scorta a Valerio Carocci. Il presidente dell’Associazione Piccolo America di Roma.

Si, perché la prefettura ha deciso di assegnargli la scorta; per un’aggressione da parte di un 51enne romano, di estrema sinistra, prontamente denunciata alla Digos. Le minacce sarebbero continuate via social nei giorni successivi, quindi la prefettura ha deciso che la scorta è necessaria.

Qualche giornale democratico ha attribuito la cosa anche alle minacce e all’aggressione che Carocci avrebbe subito da militanti di Casapound lo scorso anno. Minacce tutte da verificare – per alcuni giornali la sentenza è già stata emessa – ma non mi pare che all’epoca la prefettura si pose il problema.

Come mai, invece, oggi è necessario assegnare il servizio scorta ad una persona che riceve minacce e viene aggredita esattamente come decine di militanti politici, di estrema destra ed estrema sinistra, che però non fanno tanto clamore?

Che ci sia in corso un’operazione Saviano 2.0 perché la sinistra all’atavica mancanza di idoli sopperisce con la creazione dal nulla di nuovi beniamini da cui ripartire?

Che si voglia creare l’ennesimo fenomeno da coccolare e portare ad esempio di un’incorruttibilità che fa sorridere chi riesce a guardare oltre la pantomima che imbastiscono ogni volta?

Al solito, siamo davanti all’elogio del vittimismo. Perché se è vero che la violenza non è politica è anche vero che bisognerebbe avere il coraggio di difendere le proprie idee. Soprattutto se si tratta di idee precise ed estreme.

Ma, d’altronde, un Pound che afferma “se un Uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui” non è per tutti. Sicuramente non è cosa loro.

 

 

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