Amedeo di Savoia: la morte di un Re

Oggi è scomparso Amedeo di Savoia Re titolare di Italia

amedeo

Amedeo. Sin dalla nascita ha avuto un nome pesante: quello di suo zio, uno degli ultimi eroi nazionali ed eroe della resistenza italiana sul monte Amba Alagi.

Oggi è morto ad Arezzo Amedeo IV Duca d’Aosta, all’abdicazione del padre Re di Croazia. Il suo bisnonno era Amedeo primo Duca d’Aosta e Re di Spagna, suo nonno Emanuele Filiberto eroe della grande guerra, rinominato il duca invitto.

Dopo la nascita, a causa dell’armistizio fu fatto prigioniero dai tedeschi insieme alla madre. Sembra inizialmente si sia ipotizzato di ricostruire una monarchia fantoccio al nord, figurativamente retta dal neonato Amedeo, e nei fatti gestita dalla Germania. Non fu inviato in esilio, per una sbagliata interpretazione della costituzione che colpiva solo i discendenti e non i possibili successori dell’ultimo Re.

Di sicuro Amedeo fu un uomo apprezzato per il suo impegno civile, la sua passione civica e il suo profondo senso dello Stato. Svolse servizio militare nella Marina giurando fedeltà alla Repubblica e cercando sempre di riconciliare l’Italia con la sua storia.

Non accettava quella resa tra l’Italia repubblicana e le tradizioni del Regno d’Italia. Lui sosteneva sempre, sull’esempio di Umberto II, che il paese doveva passare davanti alle istituzioni e la Patria era sempre la stessa.

Negli anni si attivò anche per una riconciliazione tra i reduci delle due parti della guerra civile in Italia. A seguito del matrimonio del cugino Vittorio Emanuele con Marina Ricolfi Doria, alla luce delle leggi dinastiche sabaude e della contrarietà per un matrimonio che avesse valore dinastico di Re Umberto, successe ipso facto quale pretendente al trono d’Italia a quest’ultimo.

Il pugno di Vittorio Emanuele

Se ne aprì una difficile controversia che trovò il suo peggior momento quando alle nozze dell’attuale Re Felipe di Spagna, Vittorio Emanuele colpì con un pugno Amedeo.

Sicuramente la stragrande maggioranza dei monarchici italiani aveva dimostrato preferenza verso il ramo aostano negli ultimi anni.

Qualche tempo fa Vittorio Emanuele, non avendo suo figlio Emanuele Filiberto eredi maschi, quindi eleggibili per la legge salica, portò nuovamente alla ribalta la questione dinastica abrogando la legge salica e riservando la successione solo ai suoi diretti discendenti.

Tutto questo marcando ancora una volta la differenza con l’Augusto genitore. Umberto II pur essendo stato effettivamente Re d’Italia, disse dall’esilio di non avere il diritto di modificare quelle leggi dinastiche che avrebbe potuto modificare solo un Re nelle sue funzioni insieme al Parlamento. Vittorio Emanuele, pur non essendo salito su alcun trono, non ha avuto problemi a riservare per sé stesso il diritto di escludere dei discendenti del primo Re d’Italia. E cambiare delle leggi che non avrebbe potuto cambiare senza l’assenso delle camere neanche se fosse stato effettivamente Re d’Italia.

Ma queste cose in regime repubblicano lasciano il tempo che trovano. Quello che colpisce oggi è la perdita di un italiano che ha sempre amato il proprio paese, ed ha fatto molti sforzi per cercare di unirlo, al di là del condividere istituzioni che lo governano.

 

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