Amare l’Europa. L’Europa dei Popoli

Oggi l’Europa – in senso lato – domina il dibattito culturale e politico sotto molti punti di vista, negli ambiti più variegati. Da essa, assai di frequente, è impossibile prescindere tanto che negli estremi quanto nocivi tentativi mediatici di semplificazione si tendono ad utilizzare impropriamente termini come “europeista” o “anti-europeista“, sentimenti come l'”amore per l’Europa” ed il suo contrario assieme a tutto il corollario di sostantivi, aggettivi o sinonimi che col tempo, nell’incapacità generale di restituire un quadro complesso come la realtà, sono andati ad appiccicarsi a determinate parti politiche, nel silenzio e nell’ignoranza generale. Proprio oggi pertanto sorge la necessità di comprendere appieno che cosa significhi davvero “amare l’Europa”, che cosa voglia dire essere oggi un “patriota europeo” che si batte per un certo tipo di Europa, contro un modello disgregante ed innaturale, che rischia di nuocere – ancor più di quanto abbia già fatto -, ai popoli ed agli Stati membri.

Cosa significa “amare l’Europa”: perseguirne il bene? Adoperarsi per la sua prosperità? Desiderare una sua “rinascita“? Che cosa vuol dire, in estrema sintesi, essere un moderno “patriota europeo”? 

A differenza dei luoghi comuni più scadenti, sentirsi europei non ha nulla a che fare col parlare una lingua comune, o – peggio – con desiderare un livellamento che mitighi storia, cultura, usi e tradizioni caratterizzanti ciascuno Stato, Regione o porzione di territorio facente parte dei suoi confini. 

Amare l’Europa non significa voler appiattire le distinzioni e le specificità di ciascun popolo in nome di un generico ed omologante ecumenismo. Quelli europei sono d’altronde popoli uniti da comuni radici storiche, culturali, artistiche, religiose, da rapporti di tipo economico e sociale che si protraggono da secoli e che a partire da comuni radici hanno coltivato e costruito le proprie peculiari differenze. Popoli diversi, accomunati da un substrato dal portato vastissimo e dall’incredibile valore, che non potranno mai essere uniti nell’omologazione dei costumi e delle menti. 

Per questo il modello di Europa da portare avanti per desiderarne benessere, prosperità, per “amare l’Europa” è – e non potrà essere altrimenti – quello di una Europa dei Popoli, per i Popoli.

Se vogliamo essere “patrioti europei” oggi il nostro dovere è quello di auspicare un’Europa libera, forte, protagonista nel mondo. Un’Europa all’altezza del compito cui oggi è chiamato l’Occidente cioè resistere alle spinte all’appiattimento, alla standardizzazione che stanno distruggendo quei popoli privi di memoria e di coscienza.

Se vogliamo essere “patrioti europei” oggi più che mai dobbiamo amare le specificità, abbandonando lo sciovinismo propugnato da quei nazionalismi che, con continue liti da cortile interne, hanno sempre mutilato l’ambizione e la grandezza della nostra Patria, casa comune di tante storie. E rigettanre la globalizzazione, fattore oramai ampiamente dimostratosi come culturalmente uniformante.

Fondamentale è comprendere che Europa è orgoglio, libertà, solidarietà verso i nostri fratelli nel continente e nel mondo. Sono tante, d’altronde, le emanazioni dell’Europa ai 4 angoli del globo, con le quali poter costruire rapporti di cooperazione, partnership piuttosto che di aiuto e solidarietà. Gli Stati Uniti tanto per citare un esempio, che sono tra i primi figli d’Europa di cui la storia ha a memoria.

Per amare l’Europa, davvero, oggi dovremmo avere ben chiare tre semplicissime verità: che l’Europa è una ma sussiste nell’armonia derivante dai propri particolarismi e specificità, e che necessita di un’unica guida che rispetti e tuteli i caratteri dei popoli che ad essa danno sostanza. Che non ci sono “amici” al di fuori dei propri confini, bensì possibili alleati, partner con cui concordare strategie convergenti, mentre all’interno là si che spesso si annidano i peggiori nemici. Infine che qualsiasi governo che prediliga il tecnicismo e la freddezza della finanza al popolo, che non sia espressione dai cittadini e che non abbia quale fine supremo il benessere e la prosperità dei popoli europei, è illegittimo.

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