Alla pompa di benzina non si paga più per la Guerra in Etiopia

Il prezzo della benzina, e dei carburanti in genere, in Italia è esorbitante e fuori controllo, tra i più alti al mondo, ma sfatiamo alcune dicerie in merito.

Per ogni litro di carburante che si acquista, in Italia, si paga solo una minima parte collegata al costo industriale, il resto del costo al litro è legato alle varie tasse che gravano sui combustibili. Così il prezzo di benzina e diesel in Italia, oggi secondo solo a quello dei Paesi scandinavi e dell’Olanda, rischia di diventare il più caro al mondo. Per colpa delle tasse. Mentre negli Usa un litro di benzina costa circa 0,58 euro.

Il prezzo attuale della benzina si compone di tre parti: il prezzo netto del combustibile, che include anche il guadagno dei gestori della pompa, peraltro ridotto a pochi centesimi, le accise e l’Iva.
In sostanza, ogni volta che acquistiamo un singolo litro di carburante siamo obbligati a pagare una notevole quota di tasse, di origine diversa tra cui anche le famose accise, ovvero una quota dovuta allo stato come imposta sui consumi.

Le accise pesano per più di un terzo sul prezzo complessivo e sono composte in buona parte da imposte di scopo, introdotte dai vari governi per raggiungere specifici obiettivi, spesso introdotte a seguito di eventi bellici o calamità naturali per finanziare la ricostruzione.
Ad esempio, per citare le più risalenti, si pagano ancora le accise del 1956 di 0,00723 euro al litro per il finanziamento della crisi di Suez, l’accisa del 1963 di 0,00516 euro al litro per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont e quella del 1966 di 0,00516 euro al litro al fine di fare fronte alla ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze.

Questo almeno formalmente, in quanto o questi vecchie dizioni sono state formalmente eliminate nel 1995, con un decreto legislativo, il 504/95 dell’allora governo di Lamberto Dini, che riunificò tutti gli aumenti storici delle accise in una unica, eliminando le singole voci.

Quindi, almeno formalmente non esistono più le accise per il Vajont o Suez ma esiste una sola accisa onnicomprensiva.
Il classico gioco delle tre carte per cambiare nome ai soliti balzelli che restano immutati. Anzi aumentano nel tempo.
Questa prassi italiana di aggiungere tasse ai carburanti, al pari di quelle sulle sigarette, è infatti da sempre il metodo più spiccio di “fare cassa”, vi cadde anche l’ultimo governo Berlusconi, che nel 2011 ha aumentato le accise di 5,6 centesimi per finanziare prima il fondo Spettacolo e cultura, quindi le spese per la gestione della crisi libica e infine per le alluvioni in Liguria e Toscana. Poi il governo Monti in una sola notte, quella del 7 dicembre 2011, con il decreto “salva Italia” ha aumentato di 8,21 centesimi l’accisa sulla benzina e di 11,21 quella sul gasolio. Aumenti “corretti” al rialzo il primo gennaio 2012 rispettivamente a 9 e 12 centesimi. E ancora il governo Monti, nel 2012, ha introdotto altri 2 centesimi di aumento per il terremoto in Emilia e altri 0,42 centesimi per l’emergenza in Abruzzo. Aumenti poi resi strutturali con la legge di Stabilità del 2013.

Tutti allineati sul fatto di far pesare sui carburanti le spese altrimenti non finanziabili.
Ma almeno di una cosa consoliamoci: non è vero che paghiamo l’accisa per la Guerra di Etiopia, come spesso sentiamo ancora dire.

Tra le accise era difatti la più antica, servì per finanziare la guerra d’Etiopia nel 1935 e comportò un aumento di 1,9 lire al litro, pari a quasi il doppio del prezzo precedente.
Ma tale finanziamento della guerra in Etiopia venne eliminato appena 4 mesi dopo la storica entrata del Maresciallo Badoglio in Addis Abeba avvenuto il 5 maggio 1936.
Più precisamente, il 12 settembre 1936 con “con R.D.L. che viene oggi pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale del Regno, la tassa di vendita sulla benzina che in data 21 luglio u.s. era stata già ridotta da lire 361 a lire 240 per quintale, viene ricondotta alla misura normale di lire 161 vigente prima del 30 agosto 1935”, come riportato su La Stampa di quel giorno in un articolo dal titolo “La benzina da oggi a Lire 2,24 al litro”.


Quindi non solo le accise non esistono più dal punto di vista legislativo da oltre vent’anni, ma nello specifico l’imposta per finanziare le spese belliche della guerra d’Etiopia è stata cancellata da oltre ottant’anni.

C’è di che rallegrarsene, indubbiamente.

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