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Home Cultura

AIDA: l’opera egiziana di Verdi chiude il festival del Maggio Musicale

Uno spettacolo ripreso dalla Bayerische Staatsoper di Monaco, firmato Damiano Micheletto. Dirige Zubin Mehta

di Domenico Del Nero
18 Giugno 2025
In Cultura
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Fonte ufficio stampa MMF
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Verdi, Gounod o addirittura Wagner? Il Khedive d’Egitto Ismail Pascià pensava in grande e en novembre 1869 realizzava due sogni: aprire il canale di Suez e inaugurare un teatro d’opera, costruito in pochi mesi, degno della Scala o dell’Opèra di Parigi.  Ora però il khedive desiderava un’opera “nazionale” e per questo si rivolse al tempo dei faraoni; il soggetto di Aida fu proposto a Giuseppe Verdi da Camille du Locle, uno dei librettisti del Don Carlos, ma l’idea era di un celebre egittologo, Auguste Mariette che si sarebbe poi occupato anche dei materiali scenografici. Verdi fu attratto dal progetto e così la stesura in italiano del libretto fu affidata ad Antonio Ghislanzoni, giornalista e letterato che era stato vicino alla Scapigliatura lombarda. La vicenda della schiava etiope rivale in amore di una principessa egizia avrebbe dovuto andate in scena nel gennaio 1871, ma per le vicende della guerra franco-prussiana, che bloccarono nella Parigi assediata i materiali scenici, costrinsero a un rinvio e Aida poté esordire sul palcoscenico solo il 24 dicembre 1871, con un ‘esito trionfale che si ripeterà a Milano l’otto febbraio del 1872.

E proprio con la terzultima grande opera verdiana chiude 87ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino: Aida esordirà domani 19 giugno alle ore 20 nella sala grande del teatro: repliche 19, 25 giugno e il 1°luglio alle ore 20; il 22 giugno alle ore 15:30 e il 28 giugno alle ore 17, per un totale di cinque rappresentazioni. Il direttore emerito Zubin Mehta sarà alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, quest’ultimo diretto da Lorenzo Fratini.  La regia è firmata da Damiano Michieletto e si tratta di uno spettacolo, ripreso dalla “Bayerische Staatsoper” di Monaco, caratterizzato da tinte e luci cupe, dove a emergere è l’aspetto nudo e umano dei personaggi che formano la messinscena. Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti, la drammaturgia è firmata da Mattia Palma e i movimenti coreografici da Thomas Wilhelm. La proiezione video è curata da rocafilm | Roland Horvath.

La compagnia di canto è formata da Olga Maslova – che torna al Maggio dopo le applaudite recite della Turandot inaugurale della scorsa edizione del Festival – come Aida e SeokJong Baek, anche lui protagonista della Turandot inaugurale dello scorso anno e della Messa da Requiem verdiana dello scorso aprile, come Radamès.

Daniela Barcellona interpreta Amneris, la figlia del faraone – parte da lei sostenuta qualche pochi mesi fa nella produzione di Aida al Teatro Colón di Buenos Aires – e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28 giugno e del 1º luglio), entrambi di ritorno dopo il Rigoletto andato in scena questo febbraio, interpretano Amonasro. Simon Lim interpreta Ramfis e Manuel Fuentes, anche lui di ritorno dopo il Rigoletto di questo febbraio, veste i panni de Il Re. Chiudono il cast, rispettivamente nel ruolo di Una sacerdotessa e Un messaggero, Suji Kwon e Yaozhou Hou.

Il maestro Zubin Mehta ha reso Aida una delle colonne portanti del suo repertorio dirigendola a Firenze a più riprese: la prima volta fu in occasione del 32° Maggio Musicale, nel 1969, con la regia di Carlo Maestrini e le scene e i costumi di Enrico d’Assia; la seconda fu durante la Stagione Estiva del 1996 per la regia di Lorenzo Mariani con le scene e costumi di Raffaele Del Savio; più recentemente ha diretto l’allestimento di Aida della primavera del 2011 con la regia di Ferzan Özpetek e le scene di Dante Ferretti. Numerose anche le occasioni in cui il direttore emerito del Maggio ha portato l’opera in tournée insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio, come in Giappone nel settembre del 1996 e, nel marzo del 2016, al Čajkovskij Concert Hall di Mosca.

“Ritengo che Aida rappresenti un ponte fra la musica di Verdi e quella di Richard Wagner. Innanzitutto vi sono temi ricorrenti, come quello che risuona in orchestra, fin dal Preludio, quando appare Aida, che richiamano i Leitmotive wagneriani”, ha sottolineato il maestro Mehta ribadendo il suo pensiero già espresso in precedenza in molte occasioni parlando di questa opera. “Siamo di fronte ad un’opera in cui Verdi ha ormai abbandonato quasi del tutto i numeri chiusi, a favore di scene sempre più ampie e complesse. Il terzo atto, per esempio, con il suo continuo fluire musicale è molto vicino al concetto wagneriano di melodia infinita: qui si concentrano infatti senza soluzione di continuità alcune delle tematiche di fondo dell’opera in una continua tensione drammatica e musicale. Senza un attimo di respiro assistiamo al concitato colloquio fra Aida e il padre Amonasro, con la giovane schiava lacerata dalla scelta fra l’amor di Patria e l’amore per il vincitore dei suoi compatrioti e il Re etiope divorato dall’ansia di vendetta; quindi il duetto Aida-Radames, con quest’ultimo a sua volta costretto a scegliere fra l’amore per Aida e l’abbandono della Patria; infine l’involontario tradimento del giovane guerriero, la gioia feroce di Amonasro e il consegnarsi di Radamès al Gran sacerdote Ramfis. E Verdi risolve questa materia drammaturgica e musicale con soluzioni veramente geniali, con una tensione assolutamente incandescente. Di fronte a sentimenti tanto contrastanti e a personaggi così profondamente scolpiti a livello psicologico, vien da sorridere a pensare che si è parlato così a lungo di Aida come di un’opera scritta per un’occasione celebrativa.

Il regista Damiano Micheletto ha presentato così la sua lettura: “ Aida è una grande storia di guerra al cui interno c’è una piccola storia d’amore: ma nel definire il capolavoro di Verdi potremmo anche dire il contrario; va solo stabilito dove porre l’accento. Difatti è un’opera che affianca grandiosi momenti corali (come la celeberrima Marcia trionfale) a situazioni decisamente più intime e sentimentali. Per questo motivo non viene rappresentata nell’Egitto ambientato da Verdi ma in un “altrove” contemporaneo per raccontare i personaggi e la loro umanità, la psicologia e il dramma di chi vive la guerra. Le situazioni più intime sono naturalmente legate alla storia d’amore tra Aida e Radames che, in uno stile quasi shakespeariano, nasce sotto una contraria stella: i due appartengono infatti a popoli diversi che sono inoltre nemici fra loro. È un amore che è quasi impossibile, poiché destinato a scontrarsi con la grande storia che incombe alle loro spalle e, come spesso avviene nelle opere verdiane, c’è la figura del padre che costringe sua figlia a obbedire a suoi ordini facendole così perdere la sua natura. In questo allestimento, attraverso flashback, racconteremo quelle che sono le memorie del passato; le memorie anche della madre di Aida e il ricordo di Aida bambina insieme ai suoi genitori. Questi flashback – immaginari e ‘sognanti’ – saranno quelli che ci conducono alla fine della storia, dove lei raggiunge Radames nella tomba, un luogo cupo e buio dove entrambi saranno accolti da una vera e propria piramide di cenere; la cenere – precisa il regista – che è il simbolo della distruzione della guerra, la troveremo sparsa ovunque fin dall’inizio dell’opera.  Desideravamo dare valore alla scelta di Aida di morire con Radames; ella sceglie di fare questo perché vuole coronare il suo sogno d’amore e dunque accanto a loro troveremo tutti coloro che sono già morti come il padre di Aida, gli amici; tutti si riuniscono in un’immaginaria ‘festa’ dove celebrano, sì, la morte ma lo fanno celebrando il loro amore. Sotto, sul proscenio, rimane Amneris che invoca il suo grido di pace: “pace, pace, pace!” che sono le ultime parole che rimangono di quest’opera e che forse è il messaggio che questa storia, dopo tutta la violenza e la guerra, vuol trasmettere: un messaggio di speranza”.  Un messaggio – purtroppo – oggi più che mai di attualità, dato che la spirale della guerra sembra invece allargarsi sempre di più.

La locandina:

AIDA

–

Musica di Giuseppe Verdi

Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni

 

Edizione Edwin F.Kalmus & Co., INC.,

Boca Raton, Florida

 

Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco

_

 

Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta

Regia Damiano Michieletto

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

 

Scene Paolo Fantin

Costumi Carla Teti

 

Luci Alessandro Carletti

Video rocafilm | Roland Horvath

Drammaturgia Mattia Palma

Movimenti coreografici Thomas Wilhelm

Regista collaboratore Eleonora Gravagnola

_

 

Il Re Manuel Fuentes

Amneris Daniela Barcellona

Aida Olga Maslova

Radames SeokJong Baek

Amonasro Daniel Luis de Vicente/Leon Kim (recite del 28/6;1/7)

Ramfis Simon Lim

Messaggero Yaozhou Hou

Sacerdotessa Suji Kwon

 

Tags: AIDADAMIANO MICHELETTOGIUSEPPE VERDIIN EVIDENZAMAGGIO MUSICALE FIORENTINOZUBIN MEHTA
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