Affonda barca a Lampedusa, ma stavolta sono turisti

Oggi, 31 agosto, nel pomeriggio, una barca utilizzata per escursioni turistiche, è affondata a Lampedusa, al largo dell’Isola dei Conigli, la spiaggia più rinomata di Lampedusa.

Pare che la causa sia stata la collisione contro uno scoglio. Tutti i turisti sono stati tratti in salvo e non vi sono feriti.

I passeggeri sono stati portati a riva dalle motovedette della Capitaneria di Porto e da altre barche. 

Ci auguriamo che Conte e la sua nuova maggioranza non si allarmino per questo incidente: non è il caso, stavolta, che si affrettino a mettere su il solito disco ed a puntualizzare il ruolo dell’amata Unione Europea per la ridistribuzione dei naufraghi.

Comunque vada, i turisti possono, per loro parte, dirsi fortunati che non ci fosse una nave di una qualsivoglia ONG nei paraggi, che potesse contendersi il loro salvataggio.

L’Isola dei Conigli di Lampedusa non è semplicemente una bellissima spiaggia, si tratta di una autentica meraviglia, in uno scenario da sogno, immersa in un’atmosfera incantata, con una incredibile fauna marina e un’acqua la cui limpidezza e le cui sfumature azzurre attraggono visitatori e turisti da ogni parte del mondo.

L’Isolotto dei Conigli è un posto incantevole che si trova nella parte sud ovest dell’isola di Lampedusa.

Si tratta di una piccola isola che sorge al centro di un’ampia baia, la cui superficie è di circa 4.4 ha, mentre l’altezza massima di 26 m.

L’isolotto è il regno del gabbiano reale, che conta una popolazione di circa 100 coppie, ed è qui che nidifica; inoltre vive esclusivamente sullo scoglio (oltre che nelle zone africane dalle quali proviene) una particolare specie di lucertola, la psammodromus algirus.

Controversa è l’origine dell’attuale nome della baia. In una carta dell’ammiraglio Smith (1824) si legge per la prima volta “Rabit Island”.

Nelle cartografie successive tale toponimo venne impropriamente tradotto dall’inglese (rabbit = coniglio), mentre appare più verosimile la sua derivazione dal termine arabo “Rabit”, che può essere tradotto in legame (o che lega, che collega) suggerendo un plausibile riferimento all’istmo che si forma di rado tra l’isolotto e la costa.

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