Addio Alitalia

Ultimo volo ieri per la compagnia di bandiera

Ieri sera alle 23.10 a Roma Fiumicino è atterrato l’ultimo volo Alitalia in decollo alle 22.05 da Cagliari Elmas.

Sono il comandante di questo che è considerato l’ultimo volo di Alitalia. Da domani Alitalia non volerà più e sarà quindi la fine della grande epopea della compagnia italiana”.

Sono state le parole del comandante dell’ultimo volo di Alitalia, Andrea Gioia, che ha voluto rivolgere un saluto speciale ai 130 passeggeri a bordo dell’ultimo volo 1586 della compagnia da Cagliari Elmas a Roma Fiumicino.

Un saluto anche dalla hostess che ha ringraziato tutti i passeggeri e con loro tutti quelli che hanno volato con i nostri colori in questi anni e che ha ricevuto un mazzo di fiori.

La nostra compagnia bandiera in tutti questi 75 anni di ore di voli, ha portato l’orgoglio italiano nel mondo.

Ha unito parti di Italia altrimenti lontane come le isole, ha contribuito al progresso del paese ed al, ormai lontano, ‘miracolo italiano’.

Certo, è stato anche l’ennesimo carrozzone dove fare trovare approdo alle aspirazioni clientelari di partito.

Certo, le compagnie di bandiera sono un retaggio di un’altra epoca, ma la svendita che ne è stata fatta è un affronto.

Averla trasformata nell’ultima delle Low Costo, che sarà poi terreno di conquista di compagnie straniere stride.

Anzi no

Alitalia e la sua vicenda in realtà non stride affatto: è emblematica.

Emblematica di un’Italia in vendita, anzi in svendita, erosa dagli atavici problemi di sfruttamento delle aziende statali, dallo spregiudicato uso che ne è stato fatto.

L’esito è ferale: dopo anni di ricapitalizzazioni a spese dei contribuenti, risistemazioni e maquillage non è rimasto che liquidarla.

Lo stesso succederà ad Autostrade, a MPS, ai trasporti cittadini. Tutte attività fondamentali che finiranno in mano straniera a due soldi, per la miopia e golosità dei nostri governanti che le hanno trattate come cisterne dei loro interessi.

Così è. Un’Italia un saldo saluta l’Alitalia, personalmente ne conservo un’immagine tre anni fa di un volo impeccabile in Giappone, perfetto quanto già malinconicamente vuoto.

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