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BOHÈME: il capolavoro pucciniano al Maggio Musicale Fiorentino

Otto recite dal 20 dicembre al 4 gennaio. La regia è quella già sperimentata con successo di Bruno Ravella, ripresa da Stefania Grazioli. Sul podio Diego Ceretta

di Domenico Del Nero
19 Dicembre 2025
In Cultura
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BOHÈME: il capolavoro pucciniano al Maggio Musicale Fiorentino
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“La Bohème, come non lascia grande impressione sull’animo degli uditori, non lascerà grande traccia nella storia del nostro teatro lirico, e sarà bene se l’autore, considerandola come l’errore di un momento, proseguirà gagliardamente la strada buona e si persuaderà che questo è stato un breve traviamento del cammino dell’arte” A rileggere ora questo giudizio di Carlo Bersezio (La Stampa) all’indomani della prima torinese del 1896, viene decisamente da sorridere. Eppure non fu certo l’unico a preconizzare all’opera pucciniana la stessa morte di stenti della sua protagonista!

Così non è stato e se la povera Mimì non regge all’assalto della tisi, in compenso la Bohème di Giacomo Puccini gode di ottima salute, è uno dei titoli più amati e rappresentanti e sicuramente anche il pubblico del Maggio Musicale Fiorentino sarà lieto di rivederla nell’edizione che parte sabato 20 dicembre alle ore 17 nella sala grande del teatro. Otto le recite complessive che attraversano  tutto il periodo delle festività natalizie: il 20 e il 31 dicembre alle ore 17; il 21, 28 dicembre e 4 gennaio alle ore 15:30; il 23 e 30 dicembre e il 2 gennaio alle ore 20.

Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra, del Coro e del Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio il maestro Diego Ceretta, al suo debutto operistico al Teatro del Maggio.   La regia dello spettacolo, ripresa dell’allestimento andato in scena nell’autunno del 2023, è firmata da Bruno Ravella e ripresa da Stefania Grazioli.

Le scene sono curate da Tiziano Santi; i costumi da Angela Giulia Toso e le luci, riprese da Emanuele Agliati, sono di D.M. Wood. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini; la maestra del Coro di voci bianche dell’Accademia è Sara Matteucci.

Lo spettacolo è una ripresa di quello andato in scena per la prima volta nel settembre 2017 e poi ripreso fra il dicembre 2019, il gennaio del 2020 e il novembre del 2023, sempre accolto con grande calore sia dalla critica che dal pubblico. L’allestimento vede Rodolfo, Mimì, Marcello, Musetta e gli altri protagonisti nella Parigi del tardo Ottocento: lo spaccato della soffitta di Rodolfo e Marcello dove si ambienta il primo quadro dell’opera è semplice ed essenziale negli spazi, mentre nel secondo quadro a dominare la scena è un grande semicerchio ricco di luci, con lo scheletro della soffitta del primo quadro che diventa la struttura del celeberrimo Café Momus. Anche il terzo quadro è semplice nella sua struttura: l’ambientazione della scena ambientata a La Barriera d’Enfer è formata da una piccola costruzione in legno, una sbarra e una panchina. Le scene sono curate ma non smodatamente realistiche, in modo da non mostrare un semplice ritratto fotografico dell’epoca in cui è ambientata la produzione ma volte più a ‘suggerire’ gli spazi piuttosto che a mostrarli come in una vera e propria fotografia.

Sul palcoscenico una grande compagnia di canto giovane e talentuosa che, alternandosi, è protagonista delle otto recite in cartellone:  Carolina López Moreno – di ritorno a Firenze dopo i trionfi di Madama Butterfly e de La traviata dello scorso anno – e Nombulelo Yende (nelle recite del 21, 28, 31/12 e del 4/1) interpretano Mimì; Piero Pretti (che sostituisce l’indisposto Long Long) e Davide Giusti (recite del 21, 28, 31/12 e del 4/1) sono Rodolfo; Danylo Matviienko e Francesco Samuele Venuti (recite del 21, 28, 31/12 e del 4/1) interpretano Marcello e Mariam Battistelli e Elisa Balbo (recite del 21, 28, 31/12 e del 4/1) vestono i panni di Musetta.

Diego Ceretta, che torna sul podio della Sala Grande del Maggio dopo il War Requiem da lui diretto la scorsa primavera, e che con questo titolo affronta per la prima volta in carriera un’opera lirica al Maggio, ha sottolineato i tratti che più caratterizzano questa produzione e la sua interpretazione dell’opera di Puccini: “La partitura di Bohème è sempre una grande sfida per un direttore d’orchestra perché sono tanti gli aspetti di cui tener conto. Per esempio il 2º quadro è particolarmente complesso perché bisogna governare una massa sonora importante: banda, coro, voci bianche e orchestra, tutti inseriti in una scrittura fitta e molto articolata. Anche l’attacco del 1º quadro ha un peso specifico notevole. Nonostante questo penso che dal punto di vista musicale La bohème sia l’opera migliore con cui un direttore, anche giovane, possa iniziare ad approcciarsi alla lirica pucciniana: ha una freschezza e un’immediatezza che ‘chiedono’ di lasciarla esprimere senza che la si costruisca a tavolino. Lo stesso vale per i rapporti tra i personaggi  – continua Ceretta – che sono molto stretti, non solo musicalmente, ma anche a livello di libretto. La bohème è costruita per coppie — Rodolfo e Mimì, Marcello e Musetta, Schaunard e Colline — oltre che sull’amicizia che lega i quattro amici. La mia direzione serve proprio a questo: non a forzare le relazioni, ma a far capire passo dopo passo perché un personaggio esprime o canta qualcosa e perché l’altro reagisce in un certo modo. Tutti conoscono profondamente l’opera e l’hanno cantata tantissime volte – quindi il lavoro, il mio lavoro con loro – consiste soprattutto nell’aprire nuovi spiragli interpretativi”.

 

Quello che colpisce in quest’opera è anzitutto uno straordinario “gioco” di equilibri e contrasti.  Il primo e l’ultimo atto iniziano entrambi in modo scherzoso: il primo si conclude poi in modo serio, il quarto in maniera tragica.  Il secondo atto, con la sua festosa atmosfera scapigliata, dà l’idea di uno … scherzo agitato, mentre il quarto, litigio tra Rodolfo e Musetta a parte, appare come un andante dolce e malinconico.

Non è certo facile riassumere la complessità e la vivacità di un’opera straordinaria, che solo una incredibile miopia e superficialità ha potuto per moto tempo bollare come sdolcinata e patetica. Punto di forza è sicuramente l’ottimo libretto, dalla storia quanto mai complicata e … turbolenta. Alle radici di Boheme c’è infatti un vero e proprio “duello musicale”, tra due artisti che, se in precedenza erano stati amici, da allora si detestarono cordialmente: il “bisbestia” , così pare che Puccini appellasse Ruggero Leoncavallo, autore dei Pagliacci e suo rivale in … Bohème.  All’inizio del 1893 infatti i due compositori lavorano intorno al medesimo soggetto: scènes de la vie de Bohème,  romanzo di ispirazione autobiografica di Henri Murger  (1822-1861) pubblicato a puntate sul Corsaire Satan tra il 1845 e il 1849, poi raccolto in volume ed anche adattato per le scene nel 1849.  Si tratta della vicenda di un gruppo di artisti “da soffitta”, scanzonati e vivaci, ma anche abbastanza scalcinati. Genio, sregolatezza e povertà, insomma, tanto che con la Bohème fu identificata anche la Scapigliatura italiana, che era davvero geniale e sregolata. Comunque sia, i due musicisti avrebbero appreso per caso, incontrandosi in un caffè milanese,di questa “coincidenza artistica”.  Ne nacque una polemica alimentata anche dalla stampa; Leoncavallo accuserà Puccini di slealtà e malafede e la frattura fra i due non si risanerà più: “ Egli musichi, io musicherò. Il pubblico giudicherà”, concluderà filosoficamente Puccini. E il pubblico giudicò: l’opera di Leoncavallo, su libretto proprio, andò in scena alla Fenice di Venezia il 6 maggio 1897. Ebbe un destino esattamente opposto a quella di Puccini: bene accolta alla prima, cadde poi nel dimenticatoio, con buona pace di Gustav Mahler che spregiava l’opera pucciniana preferendole l’altra, che oggi viene ripresa di rado e malgrado alcune pagine indubbiamente gradevoli non regge decisamente il confronto.

Con quest’opera, anche Puccini sperimenta il “quotidiano” sulla scena; ma è un quotidiano molto diverso da quello verista. Non per nulla, Puccini viene in questo stesso periodo attratto dalla Lupa di Verga e ha persino un incontro con lo scrittore siciliano; ma poi scarta il soggetto e torna a Murger, il cui “quotidiano” non ha niente che fare con il “vero” di Zola e Verga, non descrivendo scene di crimini o di degrado sociale.

Il successo dell’opera è senz’altro merito  anche del tormentato libretto, primo frutto dell’accoppiata Luigi Illica  e Giuseppe Giacosa: vulcanico e fantasioso il primo, particolarmente versato nel lavoro di riduzione e sceneggiatura, ma  non sempre felice nella versificazione (i famigerati “illicasillabi”); più attento al labor limae Giacosa, che era tra l’altro un importante commediografo di successo nell’età umbertina, particolarmente sensibile alla psicologia femminile e ai ritratti d’ambiente borghese.  E i due poeti insieme riescono a preparare per Puccini, che vigila e interviene costantemente nella loro attività, una eccellente fusione di tragedia e commedia: “vita gaia e terribile”, come riporta una didascalia del testo.  Niente di più remoto dal naturalismo rusticano fatto di sangue, onore e coltelli, distacco che riguarda anche l’espressione musicale: un canto che non si esprime con una vocalità prorompente e sanguigna (che comunque, soprattutto nelle opere migliori dei cosiddetti veristi, non manca del suo fascino, ma è altra cosa), ma con un fraseggio morbido e disteso e una orchestrazione sempre raffinata.

 

La locandina:

 

LA BOHÈME

—

Maestro concertatore e direttore Diego Ceretta 

Regia Bruno Ravella ripresa da Stefania Grazioli

Scene Tiziano Santi

Costumi Angela Giulia Toso

Luci D.M. Wood riprese da Emanuele Agliati

—

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino

 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Maestra del Coro di voci bianche dell’Accademia Sara Matteucci

—

Rodolfo, poeta Piero Pretti / Davide Giusti (21, 28, 31/12; 4/1)

Schaunard, musicista Matteo Loi / Giuseppe Toia (21, 28, 31/12; 4/1)

Benoît, padrone di casa / Alcindoro, consigliere di Stato Davide Sodini

Mimì Carolina López Moreno / Nombulelo Yende (21, 28, 31/12; 4/1)

Marcello, pittore Danylo Matviienko / Francesco Samuele Venuti (21, 28, 31/12; 4/1)

Colline, filosofo Manuel Fuentes

Musetta Mariam Battistelli / Elisa Balbo (21, 28, 31/12; 4/1)

Parpignol Alessandro Lanzi / Matteo Tavini (30, 31/12; 2, 4/1)

Sergente dei Doganieri Lisandro Guinis / Dielli Hoxha (30, 31/12; 2, 4/1)

Un Doganiere Nicolò Ayroldi / Egidio Massimo Naccarato (30, 31/12; 2, 4/1)

 

 

 

 

Tags: DIEGO CERETTAGiacomo PucciniIN EVIDENZALA BOHÈMEMAGGIO MUSICALE FIORENTINO
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