Pochi giorni fa, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas è volato in Italia per incontrare Giorgia Meloni, Sergio Mattarella e Leone XIV.
Con loro, ha discusso obiettivi molto chiari della sua agenda, primo fra tutti ha dichiarato che Hamas non avrà più un posto nel governo della Striscia di Gaza
Chi però crede che l’esclusione politica di Hamas dalla Striscia porterà una possibile distensione con Israele, si sta ingannando. L’obiettivo di Abbas non è nient’altro che scalzare un nemico politico, con cui non ha alcuna intenzione di condividere il potere.
Per tutto il resto, i due sono assolutamente allineati nell’avversione allo stato ebraico.
Si tratta di una vera e propria guerra tribale che determina l’incertezza e le sofferenze del popolo palestinese, ben prima degli attriti con Israele
È un’instabilità politica interna, che non ammette compromessi e che, a ben vedere, non è poi così dissimile da una lotta intestina tra cosche mafiose.
Nel corso del tempo – Abbas governa da 16 anni, sebbene il suo mandato sia scaduto nel 2009 – questa non volontà di distensione con Israele è emersa chiaramente, a riprova che la risoluzione del conflitto israelo palestinese è ancora parecchio distante – e, purtroppo, non solo per colpa della lotta tra fazioni palestinesi concorrenti…
Il caso più eclatante è di sicuro quello del “piano di pace” di Olmert
Nel 2008, il premier israeliano aveva posato sul tavolo delle trattative una dettagliata mappa e alcune proposte per chiudere una volta per tutte la diatriba: sarebbe nato uno stato palestinese in Cisgiordania, lungo i confini precedenti il 5 giugno 1967, pari a circa il 95% del territorio. Il 5% escluso corrispondeva all’area dove risiedeva una fetta di popolazione ebraica.
Ma cosa significa “i confini precedenti il 5 giugno 1967?”
Otto ore dopo che Ben Gurion aveva dichiarato nato lo Stato di Israele, nel maggio del 1948, la Lega Araba attaccò il neonato paese. Alla fine di questo scontro, l’area oggi denominata Cisgiordania fu interamente occupata dalla Giordania – da lì il suo nome. Il 5 giugno del 1967, scoppiò un nuovo conflitto.
È la Guerra dei Sei Giorni, alla fine della quale Israele riprese quei territori, strappandoli alla Giordania e dando il via all’annosa questione dei territori contesi che si trascina ancora oggi.
Stando ai termini salienti del piano di Olmert, lo stato palestinese sarebbe nato sul 95% dell’area della Cisgiordania precedente lo scoppio della Guerra dei Sei Giorni
Dopodiché, sarebbe stato collegato a Gaza da un tunnel sotterraneo, per garantirne la continuità territoriale. Il piano poi prevedeva una cogestione di Gerusalemme, con sovranità sui quartieri arabi e ebraici per le rispettive nazioni, ma con un’amministrazione condivisa sul fulcro sacro della città.
Il piano naufragò
On line si trovano tantissime opinioni sul perché. Ben poche, però, tengono in considerazione le parole dello stesso Abbas, confermate in un’intervista a Saab Erekat, ex membro del consiglio legislativo palestinese.
La mappa che Olmert presentò ad Abbas fu scandagliata e discussa per giorni.
Quando poi, alla fine, il premier israeliano esortò il presidente a firmare, Abbas chiese di poter portare la mappa a Ramallah, per mostrarla ai suoi esperti.
L’altro rifiutò ma propose ad Abbas di incontrarsi di nuovo, entrambi supportati da un team di esperti
L’incontro non avvenne mai.
Secondo alcuni, il ritrarsi di Abbas andrebbe ricondotto al fatto che Olmert fosse il premier pro tempore, e l’ANP non si fidò di firmare un accordo con un primo ministro uscente, col rischio che il successivo rendesse nullo il piano. Questa teoria sembra però un po’ debole e suona più come una scusa ben confezionata.
Infatti, nel 2009 Saab Erekat ammise con Al Jazeera che Abbas si ritrasse poiché “non interessato all’accordo”
Parole che ben si legano con quanto affermato dal presidente stesso: “Non siamo al mercato. Traccerò i futuri confini dello stato palestinese lungo quelli del 4 giugno ’67, senza rimuovere un solo centimetro, né una singola pietra”.
Un’affermazione tranchant, confermata nel 2013, quando ribadì che sui territori palestinesi non avrebbe accettato nessun civile o militare ebreo, considerando di fatto illegali gli insediamenti ebraici. Senza contare la posizione assolutamente inamovibile su Gerusalemme.
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