Calenda prende le distanze dal PD. Quale direzione per Azione?
Carlo Calenda sembra aver deciso di marcare sempre più le distanze dal Partito Democratico.
Una scelta che non sorprende chi segue le sue mosse politiche, ma che apre scenari interessanti sulle future alleanze e sul destino del centro riformista in Italia
Negli ultimi mesi, la convivenza con il PD di Elly Schlein si è fatta via via più complicata. La linea progressista e radicale impressa dalla segretaria non coincide con l’impostazione centrista e liberale che Calenda rivendica da sempre. L’ex ministro, infatti, punta a un’agenda fatta di pragmatismo economico, attenzione alle imprese, responsabilità nei conti pubblici e una visione europeista “senza ambiguità”.
In questo periodo si nota uno strano riavvicinamento di Azione a Italia Viva. Nonostante i passati turbolenti con Renzi, dettati soprattutto da motivi più personali che politici, una -debole- ricomposizione del fronte “ex terzo polo” rimane sul tavolo
Le due forze potrebbero puntare a costruire un polo liberal-riformista competitivo, soprattutto in vista delle europee.
In alternativa Calenda potrebbe scegliere di correre da solo, posizionando Azione come forza di centro, distinta sia dal campo largo che dal centrodestra. Un rischio alto, visto il peso elettorale limitato, ma utile per mantenere un’identità forte.
Tuttavia Calenda sta progressivamente aprendo il dialogo con i moderati del centrodestra.
Un’ipotesi è quella di intessere rapporti con quell’area forzista che non si riconosce del tutto nella leadership di Meloni e Salvini. Un avvicinamento che potrebbe avvenire soprattutto sui temi economici e sulle politiche europee
Non è un mistero che Calenda stia costruendo un canale privilegiato con il ministro degli Esteri e leader forzista Tajani. I due condividono una visione europeista, moderata e filo-atlantica. È qui che si intravede il vero disegno. Calenda punta a ritagliarsi uno spazio di peso nel centrodestra, in un’area governista e istituzionale che potrebbe garantirgli in futuro un rientro da protagonista.
L’avvicinamento a Tajani porterebbe inoltre a un rafforzamento del polo moderato all’interno della maggioranza, specie dopo lo strappo estremista di Vannacci. Inoltre le elezioni del 2027 non sono lontane e le mosse per un rientro da futuro protagonista devono essere impostate da subito
In fondo, la scelta di Calenda di allontanamento dal PD risponde a una domanda politica rimasta irrisolta. Chi rappresenta oggi l’elettorato moderato, pragmatico e riformista che non si riconosce né nella radicalità del PD né nel sovranismo della destra? Se Azione riuscirà a colmare questo vuoto, la sua scelta di staccarsi dai DEM potrà rivelarsi strategica.
Il rischio, al contrario, è la frammentazione. Senza alleanze solide e senza un messaggio incisivo, Calenda rischia di condannarsi a un ruolo marginale, quello di “eterno bastian contrario” del centrosinistra
Carlo Calenda non intende farsi trascinare nel progetto di campo largo a guida PD. E il suo prossimo passo determinerà molto non solo del futuro di Azione, ma anche degli equilibri politici nazionali.
Il leader di Azione sembra abbia voltato le spalle alla sinistra schleinana. La sua bussola ora potrebbe essere orientata verso il centrodestra moderato, dove il leader di Azione intravede spazio, margini di manovra ma anche, e soprattutto, prospettive di potere. E tanto basta per volgere lo sguardo altrove.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE