Il boicottaggio di prodotti commerciali di Paesi con cui non si concorda sulle linee governative, militari, ecc, è diventato, da scelta del libero cittadino- consumatore una vera e propria forma di guerra ibrida con l’obiettivo di indebolire, se non proprio distruggere, l’economia del paese avversario o reo di comportamenti controversi.
Pensiamo alle sanzioni contro la Russia, con l’eliminazione delle importazioni di combustibili fossili, che hanno avuto come risultato, almeno fin’ora, quello di vedere in Italia crescere il costo dell’energia in bolletta…
I boicottaggi commerciali, intesi come forme di protesta collettiva, tornano ciclicamente alla ribalta, soprattutto nei confronti di Israele (pensiamo al pompelmo Jaffa, già bersaglio di consumatori indignati). Ma funzionano davvero? E soprattutto colpiscono davvero il bersaglio che vogliono colpire o rischiano di essere un’arma spuntata a svantaggio di lavoratori, operai che poco o nulla hanno a che vedere con le scelte di un ministro o un capo di Governo?
È di pochi giorni fa, poi, la delibera del Comune di Sesto Fiorentino che nelle farmacie comunali impone lo stop alla vendita di farmaci, parafarmaci, attrezzature mediche e preparati cosmetici prodotti da aziende israeliane dando l’avvio ad un boicottaggio economico istituzionalizzato da un ente comunale. Quindi non sono più io-cittadino che scelgo, ma tu-sindaco che scegli per me. Una decisione molto propagandistica quella del Sindaco Falchi che accentua divisioni come in una sorta di “caccia alle streghe” nell’illusione di fare la cosa giusta imponendo un carrello della spesa selettivo.
E ancora: la più grande cooperativa di consumatori italiana aveva annunciato che, come forma di solidarietà al popolo palestinese, avrebbe smesso di vendere nei propri supermercati prodotti israeliani, lanciando anche la “Gaza Cola” in alternativa alla più famosa “Coca” imbottigliata in Israele. Vuoi mettere la soddisfazione di sorseggiare un chinotto mentre stai pensando “sto risolvendo il conflitto in Medio Oriente”?!
Senonché, arriva da Coop Nazionale il “contrordine compagni”: non spetta alle imprese boicottare Israele essendo una scelta dei soci e dei consumatori che “rappresentano valori, opinioni e sensibilità inevitabilmente diverse e tutte ugualmente rispettabili”.
Personalmente sono d’accordo con quest’ultima decisione: ognuno compra, mangia e beve non solo secondo i propri gusti alimentari ma anche in base alle proprie convinzioni ideologiche e politiche. L’importante è che ci lascino liberi di farlo.
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