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Arte a spese altrui, è ora di dire basta alla cultura dei sussidi

di Simone Margheri
23 Giugno 2025
In Politica
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medioevo
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Arte a spese altrui, è ora di dire basta alla cultura dei sussidi

Roma, giugno 2025 — Un presunto omicidio in una delle ville più eleganti della capitale ha scoperchiato un vaso di Pandora che va ben oltre la cronaca nera. Secondo quanto riportato da Rainews, l’uomo sospettato del delitto a Villa Pamphili avrebbe ricevuto 800 mila euro di fondi pubblici per un film mai realizzato. Una cifra vertiginosa, sottratta alle tasche dei contribuenti, per finanziare un’opera fantasma.

Ma questo non è un caso isolato. È solo la punta dell’iceberg di un sistema che da anni disperde milioni sotto la voce “cultura”, senza alcuna trasparenza né ritorno per la collettività

Quando il cinema è a spese nostre

Ogni anno, lo Stato italiano stanzia centinaia di milioni di euro per sostenere l’industria cinematografica. Solo nel 2025 il Fondo Nazionale per il Cinema e l’Audiovisivo ammonta a 696 milioni di euro. A questo si aggiungono le erogazioni delle Regioni, dei Comuni e di enti locali attraverso le Film Commission. Il risultato? Un proliferare di opere che spesso non vedono la luce, non trovano distribuzione, o finiscono nel dimenticatoio pochi giorni dopo l’uscita.

Ecco alcuni esempi recenti:

“Comedians” di Gabriele Salvatores ha ricevuto oltre 3 milioni di euro di fondi pubblici, ma ne ha incassati meno di 800 mila.

Il kolossal “I Fratelli De Filippo” ha ricevuto quasi 5 milioni, a fronte di incassi inferiori ai 100 mila euro.

Film come “Sherlock Santa” e “Ladri di Natale”, con budget da 15 milioni complessivi, hanno totalizzato al botteghino meno di 15 mila euro.

Numeri da capogiro che pongono una domanda semplice: chi controlla come vengono spesi questi soldi?

Sussidi alla cieca, merito opzionale

Il sistema attuale si basa su contributi selettivi, sgravi fiscali (tax credit) e fondi regionali, spesso elargiti senza meccanismi di valutazione dei risultati. Il tax credit, in particolare, ha favorito un’esplosione nella produzione: i film italiani sono passati da 201 nel 2016 a oltre 400 nel 2023. Ma non si è vista una pari crescita di pubblico, qualità o export.

Uno studio del Ministero della Cultura ha rilevato che, tra il 2017 e il 2023, lo Stato ha speso oltre 630 milioni di euro in più rispetto alle previsioni per coprire progetti che raramente superano i confini della nicchia

Di fatto, abbiamo pagato una sovrapproduzione che nessuno guarda.

I soldi pubblici devono servire tutti, non pochi

Sostenere la cultura non significa foraggiare rendite di posizione o proteggere lobby creative. Un approccio liberale alla spesa culturale richiede criteri chiari, trasparenza e responsabilità. La cultura è fondamentale, ma proprio per questo non può essere gestita con superficialità e clientelismo.

Asenza dover mettere nessuno alla canna del gas, potrebbero essere emessi, dei finanziamenti vincolati ai risultati con questi parametri ad esempio: visibilità, distribuzione, impatto sul pubblico

Inoltre, andrebbero stilate delle classifiche pubbliche di performance delle opere sovvenzionate.

Sarebbe anche opportuno prevedere delle sanzioni per progetti fantasma: chi non realizza il film o non lo distribuisce dovrebbe restituire i soldi ed essere segnalato .

I fondi regionali vincolati all’indotto: turismo, occupazione, promozione territoriale, le Regioni non dovrebbero sprecare risorse per film o eventi cinematografici tranne per il festival di Venezia o il David.

Sembra assurdo ma questo potrebbe portare ad un risparmio possibile: fino a 200 milioni l’anno questa è una stima prudenziale suggerisce che, con una riforma del sistema basata su efficienza e rendimento, lo Stato e gli enti locali potrebbero risparmiare tra i 100 e i 200 milioni di euro l’anno.

Soldi che oggi vanno in opere invisibili e che potrebbero essere destinati a scuole, ospedali, infrastrutture, o persino a una riduzione delle tasse per chi crea davvero valore

Il caso di Villa Pamphili è solo l’ultima spia rossa in un sistema che si è allontanato dal suo scopo originario: sostenere il talento e la cultura.

Finché non verrà introdotto un criterio meritocratico e responsabile nella distribuzione dei fondi pubblici, continueremo a vedere film pagati da tutti, ma visti da nessuno.

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Tags: ARTEGOVERNOIN EVIDENZAMinisteroSUSSIDIO
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