L’ipocrisia della sinistra: parla di partigiani ma nega la libertà al popolo iraniano
Non si può più continuare a invocare la “resistenza”, riempiendosi la bocca di riferimenti ai partigiani, e allo stesso tempo ignorare il desiderio profondo di libertà che anima oggi una parte consistente del popolo iraniano.
La sinistra – quella che in Italia e in Europa ama autodefinirsi democratica – non può più permettersi questo doppio standard
Chi scrive è il primo a ritenere che nessuna potenza straniera debba invadere l’Iran. La sua storia millenaria, l’identità culturale e la profonda tradizione imperiale meritano rispetto. Non si può ridurre l’Iran a un teatro di guerra per procura, dove le potenze occidentali regolano i conti sulla pelle degli iraniani. Eppure, questo rispetto non può diventare complicità con un regime che si regge su repressione, censura e violenza.
Il regime teocratico attualmente al potere a Teheran ha da tempo perso il consenso di larghi strati della popolazione. Non si tiene in piedi per volontà popolare, ma per la forza brutale di uno Stato di polizia, sostenuto da un apparato giudiziario repressivo
Il dissenso viene schiacciato, le donne punite per un velo “mal posizionato”, gli studenti incarcerati, gli oppositori uccisi o costretti all’esilio.
A fronte di questa realtà, nessuna persona sinceramente democratica può voltarsi dall’altra parte. Nessun sincero difensore della libertà può restare indifferente. Se la Repubblica Islamica dovesse cadere, che fine farebbero tutti coloro che oggi sperano in un futuro di diritti, giustizia e democrazia?
In Iran esistono forze di resistenza silenziosa, culturale, civile e anche potenzialmente militare, che auspicano un cambiamento
Forse questo potrà avvenire solo con un passaggio di potere da parte delle forze armate, con l’instaurazione di un governo laico e il ritorno a una sovranità che tratti la pace con dignità e apra, gradualmente, la strada a una vera transizione democratica.
Il figlio dell’ultimo scià, Reza Pahlavi, ne è consapevole e ha lanciato un appello anche al popolo italiano. La restaurazione della monarchia costituzionale, per quanto difficile da immaginare oggi, potrebbe rappresentare una strada verso un nuovo equilibrio nazionale.
Quel che è certo, però, è che è ora di denunciare l’ipocrisia di una certa sinistra che grida “resistenza” ogni volta che le fa comodo, evocando la lotta partigiana come simbolo assoluto, ma poi resta muta – o peggio, si finge pacifista – quando un popolo chiede libertà, rischiando la vita per ottenerla
Non esistono resistenze di serie A e di serie B. Chi invoca i partigiani, se vuole essere credibile, deve farlo anche quando il volto della libertà si presenta con tratti persiani e con parole che non vengono da Occidente, ma da cuori che battono nel buio della repressione, sognando il giorno della libertà.
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