Ma davvero la Lega in Toscana può fare a meno di Vannacci?

Ma davvero la Lega in Toscana può fare a meno di Vannacci?

In Toscana, la Lega ha registrato un risultato disastroso, tra i peggiori della sua storia. Eppure, se non ci fosse stato Roberto Vannacci, c’è da credere che le percentuali sarebbero state persino più basse.

Oggi si parla di un ritorno ai “territori”, ma non possiamo ignorare che proprio quei territori sono stati progressivamente svuotati, depotenziati e, in certi casi, scientemente smantellati da Matteo Salvini e da quella che molti chiamano la “zarina”, figura centrale delle strategie toscane del partito negli ultimi anni

Dopo la vittoria di Cascina, l’ascesa della zarina appariva inarrestabile. Era talmente vicina al leader nazionale da ottenere la guida della segreteria regionale della Lega e candidarsi con successo all’Europarlamento. Intanto, sotto la sua regia, il centrodestra aveva conquistato città chiave come Pistoia, Grosseto, Arezzo e Pisa. Ma poi, con la sua leadership interna consolidata, è iniziato il declino.

Nel giro di poco tempo, si è assistito a una serie di scelte politiche clamorosamente errate

A Prato, il centrodestra ha sbagliato completamente il candidato, fallendo un’occasione storica. A Firenze, nel momento migliore per il centrodestra, è stato scelto quello che molti definiscono il peggior candidato della storia recente, ottenendo il risultato peggiore di sempre. Solo a Livorno si è raggiunto il ballottaggio, ma con un candidato espresso da Fratelli d’Italia, non certo dalla Lega.

Il controllo esercitato dalla zarina non si è esaurito con la partenza per Strasburgo

Anche da lì ha continuato a influenzare scelte e dinamiche del partito, culminando nella candidatura alla presidenza della Regione Toscana: una corsa che ha finito per rafforzare l’avversario, Eugenio Giani, nonostante un buon risultato personale.

Nel frattempo, all’interno del centrodestra, il clima è degenerato. A Firenze, il lavoro della segreteria provinciale è stato annientato.

Decine di eletti nei consigli comunali sono stati allontanati o espulsi

Un partito una volta coeso è stato letteralmente “massellato”, ridotto in pezzi ancor prima che arrivasse il generale. A Prato, i quattro consiglieri comunali eletti sono usciti tutti dal partito. Dei sei consiglieri regionali inizialmente eletti, solo tre hanno portato a termine il mandato in quota Lega. Eppure, nessuno ha mai messo in discussione il ruolo e le responsabilità di Susanna Ceccardi.

E oggi, davvero si può parlare di una rinascita? Con quale struttura? Con quale credibilità? Si intende ripartire da un apparato fallimentare che, laddove ha funzionato, lo ha fatto solo grazie alla presenza del generale Vannacci? Si pensa forse di ricostruire con una delle poche figure politiche a non essere stata riconfermata come sindaco, oggi a capo di un coordinamento regionale debole, poco rappresentativo?

I pochi eletti che la Lega può ancora vantare in Toscana fanno comunque riferimento a Vannacci

E non è un caso se la zarina oggi siede a Strasburgo proprio grazie al seggio lasciato libero da lui. Si vuole etichettare come fallimento il risultato di Vannacci a Firenze, ma non si dovrebbe prima fare un’analisi più onesta, più profonda, di quanto accaduto nella gestione del partito?

Con quale credibilità oggi si tenta di ricostruire la Lega? Con quella di Matteo Salvini? O con quella di chi ha fatto scelte che hanno svuotato il partito, lasciandolo esposto, isolato, debolissimo sui territori? Di fronte a tutto questo, il cosiddetto “ghetto politico” in cui sarebbe confinato Vannacci appare come una prateria sconfinata, al confronto con il labirinto ristretto e sterile lasciato in eredità dalla gestione salviniana.

E poi, siamo onesti: davvero è ancora credibile che la Lega in Toscana venga rappresentata da Claudio Borghi, uno dei pochi eletti lombardi che torna a farsi vedere in regione solo in prossimità delle elezioni?

Vannacci avrà anche i suoi limiti, ma senza di lui la Lega non avrebbe sfiorato nemmeno l’1%.

Oggi tanti invocano solidarietà contro epurazioni ed estromissioni arbitrarie. Ma non si può pretendere solidarietà proprio da chi quei metodi le ha subite. Ora si vuole accusare Vannacci di cosa, esattamente?

Di voler contare di più?

Di voler restituire dignità al partito sul territorio? Forse è proprio questo il problema: che chi oggi grida al centralismo autoritario ieri imponeva il proprio potere con un pugno di ferro.

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