Agosto non svuota più le città

Lucca, panoramica della città

Lucca, panoramica della città

Agosto non svuota più le città

Addio al mito del deserto urbano.
C’erano una volta le città italiane d’agosto. Quelle delle saracinesche abbassate e i negozi con il cartello scritto a pennarello “chiuso per ferie, ci rivediamo a settembre”.

L’unico segno di vita erano i gatti randagi che passeggiavano indisturbati sui marciapiedi incandescenti

Oggi quello scenario sembra quasi da documentario d’epoca. Le città non si desertificano più. Anzi, si popolano. Tra turisti stranieri con la mappa in mano, festival, mercatini serali e aperitivi che spuntano come funghi anche a 40 gradi, agosto è diventato un mese tutt’altro che silenzioso.

La differenza la fanno i servizi

Nella mia infanzia il mese di agosto era una città spopolata. I pochi che rimanevano si chiudevano in casa, non per la calura estiva fiorentina, ma per la vergogna di non essere in un lido balneare. Ora non è più così.

I supermercati sono aperti a orario continuato, le farmacie sempre presidiate, le pizzerie che non mollano mai il colpo

I rider sfrecciano a ogni ora come cavallette urbane, consegnando sushi, poke e hamburger a chi resta chiuso in casa con l’aria condizionata accesa.

E persino i parrucchieri hanno capito che non si può più lasciare la città senza messa in piega. In tempi di Instagram e selfie la ricrescita non va in ferie.
Anche la politica si è adeguata.

Se un tempo agosto era il mese del silenzio, con i leader in vacanza sorpresi dai paparazzi su uno yacht o in baita

Oggi le ferie sono una prosecuzione del lavoro… solo con vista mare o panorama montano. Dirette social dal pedalò, selfie dall’ombrellone, comunicati stampa scritti tra un mojito e un calamaro fritto.

E pure chi, a mollo nel bagnasciuga, si fa riprendere con uno scorfano in mano. Il messaggio è chiaro. Il Paese non si ferma, e neanche loro, almeno non sui social.

E così, mentre i cittadini restano in città per scelta o necessità, i politici cercano di apparire “popolari” anche in ciabatte

Salvini che posta il selfie col ghiacciaio alle spalle, Meloni che giura di portarsi dietro i dossier pure in costume, Schlein che sparisce nel mistero ma ricompare al tramonto con lo sfondo perfetto o in una delle rare feste dell’Unità rimaste nello stivale.

Qualcuno dice che sia il segno di un’Italia più europea, abituata a vacanze brevi e spezzettate, che non conosce più le “migrazioni di massa” verso la riviera

Altri rimpiangono quel silenzio irreale, quando la città sembrava sospesa e l’unico rumore era quello delle cicale accaldate.

Ma una cosa è certa: l’agosto deserto è morto. Le città sono vive, animate, frenetiche. Il traffico non scompare, il turismo cresce, le piscine comunali assaltate, i negozi aperti e la politica che non va mai davvero in ferie

Insomma, quello che una volta era il mese delle chiavi lasciate al vicino “sfigato” di casa per annaffiare le piante, oggi è diventato l’ennesimo episodio di una serie infinita dal titolo “Italia sempre connessa”. Con o senza ombrellone.

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